IL FARO DEI SOGNI

Argentina

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Politica estera

L'Argentina, insieme ad altri paesi del Sud America, fa parte del Mercosur e dell'Organizzazione degli Stati Americani, del Gruppo di Rio e del G15. Ha partecipato a ogni fase dell'operazione di Haiti, e ha anche contribuito alle operazioni di mantenimento della pace in varie parti del mondo. In riconoscimento del suo contributo alla sicurezza internazionale e la pace, il presidente statunitense Bill Clinton nominò l'Argentina come un importante alleato non-NATO nel gennaio del 1998[69].

Essa è uno degli stati fondatori (9 dicembre 2007) della Banca del Sud e partecipa al suo capitale.

L'Argentina mantiene una disputa sulla sovranità delle isole Falkland, sulle Sandwich Australi, sulle Isole Aurora e sulla Georgia del Sud, amministrate dal Regno Unito, insieme con le sue aree marittime circostanti[53]. Sostiene inoltre quasi 1 milione di kilometri quadrati in Antartide, non riconosciuti da altri paesi, tranne parzialmente dal Cile. Nel corso del 2006 ci fu un contenzioso con l'Uruguay a causa dell'inizio della costruzione di un impianto di cellulosa da parte della società finlandese Metsä-Botnia nella città uruguayana di Fray Bentos. L'Argentina ha citato in giudizio l'Uruguay davanti alla Corte internazionale di giustizia sostenendo che l'installazione della fabbrica di cellulosa sarebbe inquinante e violerebbe lo Statuto del fiume Uruguay redatto nel 1975[70].
Economia

L'economia dell'Argentina è caratterizzata da grande ricchezza e varietà di risorse naturali, una popolazione con un elevato grado di alfabetizzazione, un sistema agricolo ben sviluppato ed una solida base industriale che la pone come la nazione più sviluppata dell'America Latina insieme al Cile. Tuttavia nell'ultimo quarto di secolo, l'Argentina ha vissuto momenti di grave crisi economica (2001, 2014). È la terza potenza economica dell'America Latina, dopo il Brasile ed il Messico, ed è la 26ª del pianeta. Il PIL procapite a parità di potere d'acquisto nel 2012 ammontava a 17.917 dollari USA, secondo in tutta l'America Latina solo al Cile. Il PIL nominale nel 2012 ammontava a 475.211 milioni di dollari USA e a 735.125 a parità di potere d'acquisto. La povertà nel marzo del 2008 era del 20,8% e l'indigenza era pari al 5,7%. La disoccupazione nel quarto trimestre del 2007 era del 7,5% mentre il lavoro sommerso era pari al 6,0% della Forza Lavoro. La moneta della nazione è il peso argentino dal 1992. Le esportazioni nel 2007 totalizzarono 55.780 milioni di dollari mentre le importazioni ammontarono a 42.525 milioni generando un surplus di 13.255 milioni. Il paese ha un debito estero di 123.196 milioni di dollari (dic 2007), pari al 21,56% del PIL.

Un problema endemico dell'economia Argentina nel XXI secolo è l'alta inflazione: l'INDEC indicò per il 2012 un tasso d'inflazione del 9,9%, estremamente più basso di quella calcolato da organi privati e dai governi provinciali. Sotto pressione del FMI, che accusò l'Argentina di calcolare l'inflazione in modo errato da diversi anni[71], nel 2014 il governo ha ammesso il tasso reale d'inflazione, considerato verosimile dal FMI. Al 2014, l'inflazione risulta maggiore di quella del 2007, ai tempi cioè del governo di Néstor Kirchner[72].

Sempre all'inizio del 2014, con l'inflazione attorno al 28%, il Peso argentino ha subito una svalutazione consistente (14% in un sola seduta) che lo ha portato ad un minimo di 8,34 pesos per dollaro, il valore più basso dai tempi della crisi del 2002[73].

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Flora e Fauna

Trentadue parchi nazionali sono stati istituiti per proteggere questo ambiente così vasto e diversificato che ospita specie uniche al mondo di flora e fauna, quali il caimano (o yacaré), il puma, il marà (o lepre di Patagonia), il guanaco (un animale simile al lama che risiede in pianura), il nandù (simile allo struzzo), il condor delle Ande, il fenicottero, svariate specie di mammiferi marini e strani uccelli di mare. Anche le boscaglie spinose, le foreste vergini pluviali, i cactus fioriti e le immense distese di foreste di araucaria del Cile e di faggio australe sono protetti.
Cultura
Arte
Architettura

L'architettura coloniale fiorì intorno al XVII secolo per merito di architetti europei. In questo periodo vennero edificate la sede del consiglio municipale e le cattedrali di Buenos Aires e di Córdoba, caratterizzate da facciate monumentali e ricche decorazioni interne. Nel XIX secolo le costruzioni delle città adottarono uno stile accademico ed eclettico. Risalirono ai primi del Novecento il Palazzo del Congresso e il Teatro Cólon di Buenos Aires realizzati da Victor Meano, il più prestigioso architetto dell'epoca.
Pittura

Nei primi anni del XIX secolo, al tempo di indipendenza e l'apertura del paese, diversi artisti stranieri visitarono e vissero in Argentina, lasciando anche le loro opere. Tra loro vi fu il marinaio britannico Emeric Essex Vidal (1791-1861), un acquerellista che lasciò importanti testimonianze del passato argentino. Carlos E. Pellegrini (1800-1875), ingegnere francese, si dedicò alla pittura per necessità e fu il padre del futuro presidente Carlos Pellegrini. Un altro marinaio, Adolfo D'Hastrel Navy (1805-1875), pubblicò nel 1875 i suoi disegni e acquerelli in un libro intitolato Colección de vistas y costumbres del Río de la Plata. Nel terzo decennio del secolo appare Carlos Morel (1813-1894), che è considerato il primo pittore rigorosamente argentino. Poco dopo seguì Prilidiano Pueyrredón (1823-1870) e Cándido López (1840-1902), che dipinsero dei gauchos e delle guerre dell'Argentina pre-moderna.

Dalla metà del XIX secolo furono fondate le prime istituzioni artistiche del paese: in particolare sorse la Sociedad Estímulo de Bellas Artes e il Museo Nazionale delle belle arti, il cui primo direttore fu il pittore Eduardo Schiaffino. La grande ondata di immigrazione europea (1870-1930), stabilì un forte rapporto con la pittura europea soprattutto proveniente da pittori italiani o figli di italiani. Eduardo Sívori (1847-1918), introdusse il Naturalismo, con classici come El despertar de la criada, seguito da pittori come Reynaldo Giudici (1853-1927) ed Ernesto de la Cárcova (1866-1927), quest'ultimo noto principalmente per Sin pan y sin trabajo. Ángel della Valle (1852-1903), sviluppò una corrente di pittura che rappresentava la campagna creola, con opere come La Vuelta del Malón. Senza dimenticare uno dei più importanti artisti argentini del XX secolo, Emilio Pettoruti.
Scultura

Mateo Alonso
Lola Mora
Antonio Pujía
Juan Carlos Distéfano
Julio Le Parc
Luis Perlotti
Rogelio Yrurtia
Pablo Curatella Manes
Gyula Kosice
Jacques Bedel
Alfredo Bigatti
Lucio Fontana
Ricardo Gianetti
Lucio Correa Morales
Leo Vinci

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Patrimoni dell'umanità

L'Argentina dispone di un importante patrimonio culturale tanto che ben 11 siti sono stati inseriti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO:

Parco nazionale Los Glaciares (1981)
Missioni gesuite dei Guaraní: San Ignacio Minì, Santa Ana, Nuestra Señora de Loreto, Santa Maria la Mayor (e le rovine di São Miguel das Missões) (1983-1984)
Parco nazionale dell'Iguazú, sede delle Cascate dell'Iguazú (1984)
Cueva de las Manos, presso il Rio Pinturas (1999)
Penisola di Valdés (1999)
Parco provinciale Ischigualasto e Parco nazionale Talampaya (2000)
Blocco Gesuita e Estancias di Córdoba (2000)
Quebrada de Humahuaca (2003)
Qhapaq Ñan, sistema stradale andino (2014)
L'opera architettonica di Le Corbusier, un contributo eccezionale al Movimento Moderno (2016)
Parco nazionale Los Alerces (2017)

Letteratura
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Letteratura argentina.

La letteratura argentina all'origine fu d'importazione, come evidenziò una delle opere più significative, intitolata La Argentina (1602) scritta dal prete spagnolo Martín del Barco Centenera, incentrata sulla conquista e sulla nascita di Buenos Aires. L'autore che segnò l'inizio di una letteratura nazionale fu Esteban Echeverría (1805-1851), ispiratosi inizialmente al romanticismo francese e intorno al 1838 orientatosi al realismo narrativo con il racconto El matadero ("Il mattatoio"). L'Ottocento vide imporsi la figura dello scrittore, giornalista ed educatore Domingo Faustino Sarmiento (1811-1888), celebre anche per le narrazioni storiche, come il Facundo (1845), e del massimo rappresentante della letteratura gauchesca, José Hernández, che espresse lo spirito del mondo rurale in un linguaggio semplice e quasi dialettale.[79]

La letteratura argentina in seguito si sviluppò seguendo le influenze europee e quindi sia il romanticismo di Victor Hugo, sia il naturalismo di Émile Zola crearono proseliti tra gli scrittori locali. I primi decenni del Novecento si caratterizzarono per la tendenza modernista, nel caso di Leopoldo Lugones (1874-1938), impregnata di messianismo sociale, e per la vivace polemica sociale, al centro della quale si mise la rivista Martín Fierro. Due furono le correnti di letteratura sociale, una di sinistra denominata Boedo e l'altra tradizionalista definita Florida. Come ben evidenziato dall'elenco di autori sottostante, la letteratura argentina si dimostrò negli anni successivi aperta a tutte le influenze, dall'avanguardia all'indagine psicologica:

Jorge Luis Borges
Julio Cortázar
Roberto Arlt
Adolfo Bioy Casares
Tomás Eloy Martínez
José Hernández
Leopoldo Lugones
Manuel Puig
Ernesto Sabato
Osvaldo Soriano
Igor Sergei Klinki
José León Pagano
Victoria Ocampo
Silvina Ocampo

Poesia

Leopoldo Marechal
Alfonsina Storni (1892-1938) esponente del postmodernismo
Oliverio Girondo

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Generalità

Spesso identificato con la Pampa, grande regione pianeggiante suddivisa in Pampa umida o orientale (la pianura fertile lungo il fiume Paraná, tra Santa Fe e Buenos Aires), e Pampa occidentale (regione meno produttiva della prima), il territorio argentino ospita in realtà scenari differenti, come le Ande nordoccidentali, la “Mesopotamia argentina”, tra i fiumi Paraná e Uruguay e, a S, i desertici altopiani della Patagonia. La sua fisionomia appare più “europea” degli altri Paesi dell'America Latina, anche nello stesso paesaggio: le sue città e le sue campagne hanno come sfondo un ambiente temperato, largamente al di fuori di quella tropicalità che è caratteristica tipica delle altre regioni del subcontinente. Definitasi nei suoi confini attuali nel corso dell'Ottocento, grazie all'aristocrazia gaucha, questo immenso Paese che si estende per quasi 5000 km tra le Ande e la costa atlantica affermò, attraverso la lotta per la conquista dell'indipendenza e le successive guerre di espansione territoriale, non solo l'idea di una precisa vocazione unitaria a livello politico, ma anche e soprattutto a livello geografico. Terra di conquista per i colonizzatori europei, l'Argentina, dopo aver visto sterminate quasi completamente le popolazioni indigene, dalla metà del XIX sec. ha accolto un consistente flusso di emigranti dal Vecchio Continente, attirati dalla rivoluzione economica che diede slancio alla formazione di uno stato moderno, al punto che oggi più dell'80% della popolazione è costituita da discendenti di spagnoli e italiani. Tuttavia nel XX sec. lʼArgentina ha faticato a trovare stabilità politica e ha attraversato periodo bui. Dopo un periodo relativamente stabile sotto il regime militare-riformista di Juan Domingo Perón dal 1946 al 1955, il Paese fu governato da coalizioni instabili di civili o da giunte militari fino al colpo di stato del 1976 che depose il governo della moglie di Perón, María Estela Martínez de Perón, detta “Isabelita”, e che impose una durissima dittatura, terminata nel 1983. I governi successivi hanno cercato di togliere il Paese dalla crisi con più o meno fortuna, ma nel 2001 il collasso economico e le proteste popolari portarono alle dimissioni del governo. Attualmente è governato, al suo secondo mandato, da Cristina Fernández de Kirchner, moglie dellʼexpresidente neoperonista Néstor Kirchner.

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Territorio: geografia umana. Il popolamento

L'Argentina è il Paese americano che conserva meno tracce delle antiche popolazioni indigene, quasi totalmente sostituite dai bianchi. I primi abitatori dell'odierna Argentina giunsero in queste terre intorno a 10.000 anni fa; data la natura del territorio essi si caratterizzarono come popoli nomadi, dediti alla caccia, alla raccolta e alla pesca. All'arrivo degli spagnoli erano numerose le comunità indigene, in parte nomadi in parte sedentarie, dislocate in vaste aree del Paese: nel nord, al confine con Paraguay e Brasile, erano stanziati i guaraní, che i gesuiti accolsero nelle reducciones; nelle aree nordoccidentali i diaghiti, agricoltori che avevano sviluppato tecniche moderne per l'irrigazione e la coltivazione; nella Pampa i querandí e i puelche, abili cacciatori e raccoglitori; in Patagonia i tehuelche, anch'essi cacciatori nomadi; nella Terra del Fuoco diverse tribù raggruppate sotto il nome di fuegini, come gli halakwulùp, gli yamana e gli ona, questi ultimi affini ai tehuelche. La maggior parte di queste popolazioni fu sterminata dagli spagnoli, non senza aver opposto una strenua resistenza rallentando l'insediamento dei conquistatori, che dovettero tra l'altro ricostruire la città di Buenos Aires distrutta dagli indigeni. All'inizio del Duemila esistono alcune minoranze di guaraní nella provincia di Misiones, di altri gruppi più arcaici che un tempo occupavano la vasta area del Gran Chaco, come i wichí, e di mapuche, genti araucane stanziate in Patagonia (nelle province di Neuquén, Río Negro, Chubut). Molto attivi nella salvaguardia delle antiche tradizioni e nella difesa dei diritti dei nativi, i mapuche sono giunti allo scontro con i governi che hanno ignorato a lungo la questione indigena, rifiutando di riconoscere la preesistenza di questi popoli rispetto a quelli europei. Il 70% delle comunità non possiede i diritti sulle terre che abita ma di fatto occupa suolo pubblico con il consenso del governo. La Costituzione riconosce la preesistenza degli amerindi e l'Argentina aderisce al trattato 169 dell'ILO sui diritti dei popoli indigeni; le comunità e il governo centrale dialogano attraverso l'Ufficio Nazionale per gli Affari Indigeni e alcune province hanno una legislazione attenta alle richieste dei nativi. Tuttavia ancora molto resta da fare per il riconoscimento dei diritti collettivi sulle terre e sulla rappresentatività amministrativa delle assemblee delle tribù. Terra di grande attrazione anche per il clima e la ricchezza dei suoi suoli, l'Argentina cominciò a essere massicciamente popolata solo in epoca recente. In passato praticamente essa costituiva una terra di sbocco dei traffici che portavano alle zone minerarie (oro, argento) delle Ande; venuti meno i traffici di metalli preziosi, gli spagnoli cominciarono a sfruttare gli spazi liberi della Pampa, dove l'allevamento bovino ed equino trovò condizioni ideali. Le fortune dell'allevamento determinarono prosperità e benessere che, a partire dalla seconda metà del sec. XIX, suscitarono la grande immigrazione europea. Essa continuò per decenni, raggiungendo l'apice nel primo decennio del XX secolo. Nel 1869 la popolazione argentina era di 1,7 milioni di ab. e nel 1914 era già di 8 milioni; la crescita continuò ancora, seppure ben presto sostenuta anche dall'incremento naturale; nel 1936 vi erano 12 milioni di ab., più che triplicati alla fine del XX secolo. Al censimento del 2001 gli argentini risultavano 36.260.130 ab. ma le stime del 2013 parlano di oltre 42 milioni. L'incremento demografico, come anche il tasso di natalità hanno comunque registrato una progressiva diminuzione e si sono stabilizzati su valori inferiori a quelli medi sudamericani (rispettivamente 1% nel periodo 2000-2005 e 16,9‰ nel 2012). La composizione etnica vedeva, nel 2012, prevalere l'elemento europeo (86,4% della popolazione), seguito da quello meticcio (6,5%); gli amerindi rappresentavano il 3,4% della popolazione, gli arabi il 3,3% e altri 0,4%. Alla formazione del popolo argentino hanno contribuito soprattutto gli italiani e gli spagnoli, in misura minore tedeschi, francesi, slavi ecc. Cessata del tutto l'immigrazione europea, l'apporto del movimento migratorio è rappresentato da un sensibile flusso proveniente dai Paesi più poveri dell'America Latina, diretto prevalentemente verso le squallide periferie delle maggiori città (villas miserias) ed è quasi pareggiato dall'emigrazione, secondo un fenomeno di rimpatrio che è sempre stato caratteristico dell'Argentina. A partire dagli anni Ottanta del Novecento il Paese ha accolto poi alcune migliaia di rifugiati provenienti da Asia (Laos, Pakistan, Iraq, Armenia ecc.) e Africa (Nigeria, Congo, Sierra Leone ecc.), mentre dalla fine degli anni Novanta l'Argentina ha ricevuto i rifugiati colombiani che si sono riversati negli altri Paesi dell'America Latina. Nei primi anni del XXI secolo, in seguito alla grave crisi economica, una massiccia ondata migratoria ha portato circa 150.000 argentini verso Italia, Spagna e Stati Uniti.

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Territorio: geografia umana. Densità e urbanizzazione

La densità media è bassa (15 ab./km²) e il Paese dimostra in tal senso notevoli capacità di contenimento. La distribuzione è molto irregolare: elevata è la concentrazione di popolazione nelle aree urbane, mentre la popolazione delle zone rurali è scesa al 9,9%. Solo intorno al Río de la Plata, cioè nella Pampa e nella sezione meridionale della pianura del Paraná (il Litoral) si hanno una distribuzione continua e una buona densità. Aree discontinue ma densamente popolate si hanno nei bacini e nelle valli preandine, come quella di Córdoba, di Tucumán, di Mendoza. Le zone a più bassa densità sono quelle della regione patagonica, dove le province si aggirano intorno agli 3 ab./km². In tutte le aree di più alta densità i valori sono accresciuti dal forte sviluppo dell'urbanesimo. Nelle città vive il 90,1% della popolazione argentina, uno dei tassi di urbanizzazione più elevati al mondo, persino esagerata se si pensa che il Paese non ha un'economia di tipo industriale: ciò è la conseguenza delle passate fortune economiche, che hanno formato una vasta borghesia e creato vivaci centri commerciali in funzione delle attività agricole e zootecniche. L'area metropolitana che negli ultimi anni del XX ha attirato il maggiore numero di persone è quella della Gran Buenos Aires il secondo conglomerato dell'America Latina; polo fondamentale di tutta l'organizzazione territoriale, essa concentra funzioni di servizi e importanti attività produttive ed esercita una profonda influenza non solo sul territorio argentino ma sull'intero bacino platense, sull'Uruguay e sul Paraguay. Intorno a Buenos Aires si stendono grossi centri (partidos: come La Plata) con i quali la capitale forma un'unica conurbazione. Aumenti demografici consistenti si sono avuti anche in altre città, spesso determinati da un'accresciuta offerta di lavoro, come nel caso di Mar del Plata, grande città turistica balneare, di Bahía Blanca, sede di importanti industrie, e di molti altri centri della Patagonia come Neuquén, Río Gallegos e Viedma, che nel giro di pochi anni hanno raddoppiato la propria popolazione. Poli urbani di notevole importanza, benché secondari rispetto a Buenos Aires, sono le città sul Paraná, tra cui in primo luogo Rosario, Santa Fe, Paraná ecc. Centro fondamentale, inferiore solo a Buenos Aires, è, nell'interno, Córdoba, la seconda città del Paese, con uno sviluppo industriale di particolare rilievo nonché centro culturale e sede di università. Funzioni più strettamente regionali hanno nuclei preandini come San Miguel de Tucumán e Mendoza, rinomato centro vitivinicolo, e quelle che sorgono, come sbocchi portuali, sulle coste patagoniche (Comodoro Rivadavia ecc.). Ushuaia, oltre a ricoprire le funzioni di capoluogo della provincia di Tierra del Fuego e di fiorente porto con rotte verso l'Antartide, è la città più meridionale del mondo.

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Cultura: generalità

È indubbio che l'Argentina sia il Paese più “europeo” del Sudamerica in ragione dei flussi migratori che l'hanno contraddistinta; è altrettanto vero che l'esito di questa sovrapposizione di modelli culturali, tradizioni e stili di vita è stato ed è un unicum dal grande fascino. Passionalità e orgoglio latini non hanno impedito alla società argentina di diventare multiculturale e cosmopolita, pur attraverso (o forse proprio grazie a) le travagliate vicende sociopolitiche della sua storia, e ogni aspetto della cultura del Paese ne è un chiaro riflesso. Amplissimo e variegato è il panorama delle musiche e delle danze di estrazione popolare, risultato dell'incontro fra le tradizioni indie e quelle spagnole, di cui il tango è solo l'espressione più famosa. Ugualmente, si sono unite pratiche cattoliche e usanze locali nelle celebrazioni, sempre molto partecipate e intense, del fitto calendario di feste religiose, oltre alle ferias e al classico carnevale. A livello letterario l'Argentina inizia a costruire una vera “storia” nazionale dopo l'indipendenza, facendo registrare i propri esiti migliori a partire dalla fine dell'Ottocento fino agli anni Settanta del XX sec., decenni in cui il fermento demografico e gli influssi delle avanguardie stimolano produzioni e riflessioni a tutto campo (decine le riviste e i supplementi in cui gli autori affinano la propria produzione), tra cui le vette della poetica di J. L.Borges. Anche arte e architettura, come cinema e teatro, abbracciano le scuole che arrivano dall'Europa per trovare poi una propria via, con esiti di prestigio. Buenos Aires, i cui abitanti (porteños) tengono a differenziarsi dal resto degli argentini, rappresenta l'epitome delle tendenze europeizzanti dell'Argentina: la vita culturale della città ha cercato di rifarsi ai modelli importati dall'estero, fatto che ha contribuito alla fondazione di un numero di istituzioni molto ampio. Dal teatro Colón, punto cardine per teatro, danza e musica classica, ai musei di storia, arte, archeologia, cinema, all'architettura di piazze, chiese, palazzi, ai festival e alle fiere dedicati al tango, ai libri all'arte contemporanea. Tra le eccellenze del Paese anche i siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: le Missioni gesuite dei Guaraní (1983, 1984, insieme al Brasile), il Río Pinturas (1999), il Complesso e le estancias gesuite di Córdoba (2000), la Quebrada di Humahuaca (2003) e il Qhapaq Ñan (2014), conosciuto anche come “El camino principal andino” che attraversa anche Perú, Bolivia, Cile, Colombia e Ecuador.

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Cultura: tradizioni

Estinte quasi completamente le tribù originarie, il loro peso folcloristico permane in un miscuglio di tradizioni spagnole e, più precisamente, criollas. Simbolo ancora vivissimo della tradizione popolare sono i gauchos le cui feste, i rodei, si tengono al tempo della marcatura del bestiame. Ma grande rilievo hanno anche le feste religiose, nelle quali sopravvivono, insieme ai riti della tradizione cattolica spagnola, parecchi motivi pagani. Grandi feste sono dedicate alla Vergine (Vergine della Candelaria, Vergine di Salta, Vergine Nera di San Juan, Vergine di Itatí, Vergine del Rosario nei dintorni di Buenos Aires, Vergine di Luján), a S. Giovanni (con manifestazioni diffuse in tutta l'Argentina) e specialmente alla celebrazione del Natale (interessante la festa del Niño alcalde di La Rioja; suggestiva la pantomima detta Huachi Toro eseguita dai bambini davanti al presepe). Forme tradizionali criollas e pagane ricorrono in occasione di matrimoni e di funerali, infatti la morte è uno dei temi su cui si basa molta parte dei riti folcloristico-spirituali argentini (singolari il funerale dei bambini, velorio angelito, e quello seguito dall'impiccagione del cane del defunto, o “sacrificio del cane nero”, di chiara origine precolombiana); su residui pagani è pure impostata la festa dei morti (offrenda). Come in tutta l'America Meridionale, grande risalto assume il carnevale (chaya), ritenuto festa per eccellenza; nelle sue forme più tradizionali si ritrova specialmente in campagna (caratteristici sono quelli di Tucumán, Catamarca e, principalmente, di Humahuaca). Gli aspetti più vivaci e mutevoli del folclore argentino si riscontrano nelle danze e nella musica, che formano un complesso campionario di varianti regionali (nel Nord-Ovest sono più evidenti le persistenze incaiche). Tra gli strumenti originari sono tipici la quena (flauto di osso o argilla), il sikus (piccolo flauto di Pan) e la caja (piccolo tamburo schiacciato), importati dagli Inca, in epoca precolombiana, dal Perú. Altri strumenti incaici sono tuttora usati in Patagonia, come il kultrun (tamburo ricavato da una zucca ricoperta di cuoio), l'“arco musicale” (ottenuto con un osso teso da una corda e usato un po' come lo scacciapensieri siciliano), il timbal de agua (un vaso di coccio ricoperto di cuoio e contenente acqua), l'erkencho (corno di vacca), il violino chaqueño e la flauta tucumana. Ma lo strumento degli indios più celebre è la maraca. Derivano invece da modelli europei il charango e l'arpa criolla, che si ispirano alla chitarra, strumento tipico del gaucho, per il quale è stato creato un ampio repertorio di canti e danze. Influenze arcaiche si trovano in canzoni come la baguala (al cui nome si è ispirato in anni recenti un prestigioso complesso folcloristico), il triste, la vidala. Mentre l'azione di coreografi e di compagnie di balletto internazionali favorì, a partire dalla seconda metà del sec. XVIII, l'introduzione di espressioni di ogni tendenza e il loro sopravvento sugli sporadici tentativi di autonomia nazionale, assai diversa fortuna ebbe la danza popolare, che nacque dall'incontro fra la tradizione indigena india e l'apporto della cultura occidentale, prevalentemente spagnola, e che ha le sue più tipiche manifestazioni nella cueca, nella mariquita, nella criolla (derivata dalla fusione di elementi della danza spagnola e del folclore gaucho) e, soprattutto, nel tango argentino. Altre danze diffusissime sono la zamba, il bailecito, l'escondido, la chacarera, il gato (ballo tipico del gaucho), il carnavalito (di origine incaica), il malambo (danza maschile e individuale), il cielito (controdanza tipica dei criollos), il pericón, la media caña. L'influenza della musica nera si trova nella habanera, nella polka, in balli di origine brasiliana e nel già citato tango argentino, a cui è necessario associare i nomi di almeno un compositore che ne ha segnato la storia, Astor Piazzolla (1921-1992), e di un cantante, Carlos Gardel (1890-1935), divenuto leggenda nazionale (nel 2003 l'UNESCO lo ha inserito nella lista del patrimonio intangibile dell'umanità). Le fogge del vestire presentano persistenze folcloristiche criollas secondo le regioni, ma base dell'abbigliamento, principalmente nelle zone rurali, è ancora il poncho, di origine precolombiana, come le ojatas (sandali femminili); nelle aree urbane è pressoché ormai predominante la moda occidentale. Nella gastronomia è dominante la presenza di piatti criollos con varianti regionali; fra i più tipici l'asado con cuero e empanadas, ma la carne in ogni sua forma e preparazione è diffusissima; tra i dessert gli alfajores, con dulce de leche o marmellata, e il rinomato gelato. La bevanda più diffusa è il mate (bevuto nella boccia forata detta bombilla); seguono la caña, la chicha e la aloja (tutte bevande alcoliche); caffè e infusi vengono consumati in qualsiasi momento della giornata. Apprezzati all'estero anche molti vini, soprattutto della zona di Mendoza. Tra i passatempi e gli sport più amati ci sono il calcio (argentino è Diego A. Maradona), il rugby (i pumas argentini sono fra le nazionali più forti), la pallacanestro, il tennis, i rodeo.

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Cultura: lingua

La lingua parlata in Argentina è lo spagnolo, che ha assunto alcune caratteristiche particolari per circostanze storiche e socio-culturali quali l'isolamento della regione e la sua scarsa importanza economica e politica nei tre secoli coloniali, il debole rilievo dell'elemento indigeno (diaghiti, araucani, guaraní ecc.), la reazione antispagnola e anticlassica nel primo cinquantennio di indipendenza, il predominio della parlata rurale su quella urbana (il gaucho diventa il simbolo dell'argentinità; il vos contadino sostituisce il tu delle classi colte), oltre al già citato enorme afflusso di immigrati non ispanofoni e poco colti con i conseguenti massicci fenomeni di ibridismo (il cocoliche, bizzarra miscela linguistica italo-spagnola, o il lunfardo, il gergo dei suburbi bonaerensi, con forti influssi genovesi).

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Cultura: letteratura

L'Argentina non ebbe una cultura di rilievo durante l'epoca coloniale. L'indipendenza politica (25 maggio 1810) fu cantata da rimatori neoclassici di scolorita personalità, come Juan Cruz Varela, autore anche di tragedie di imitazione alfieriana; mentre a livello meno colto, ma più schiettamente originale, Bartolomé Hidalgo iniziava, con i popolareschi Cielitos e i Diálogos patrióticos, la poesia gauchesca. Il romanticismo, importato dall'Europa per merito precipuo di Esteban Echeverría, fu nell'insieme un movimento d'imitazione. Pur tuttavia certe opere narrative, come il forte El matadero (Il mattatoio) di Echeverría e Amalia di José Mármol (1817-1871), contengono pagine intense e assai vigorose. Nel 1850 fu pubblicato un capolavoro della letteratura gauchesca, il Santos Vega di Hilario Ascásubi (1807-1875), precedente diretto del Martín Fierro di José Hernández (1834-1886), mentre risultati minori dava un altro genere romantico e d'importazione, il romanzo storico, il cui più fortunato tentativo fu La novia del hereje (1840; La fidanzata dell'eretico) di Vicente F. López (1815-1903). Una personalità di pieno rilievo venne infine con Domingo F. Sarmiento, scrittore, pubblicista, educatore, polemista ardente, uomo politico: un vero “padre della patria”. Fra le sue numerose opere, nate tutte da un esemplare quanto appassionato impegno morale e civile, emerge un capolavoro, Facundo, biografia di un caudillo dell'epoca di Rosas, violento atto d'accusa e insieme presa di coscienza della problematica realtà di una nuova nazione. Eccellenti animatori di vita culturale furono i saggisti J. B. Alberdi, J. M. Gutiérrez, V. F. López, già citato come narratore, e Bartolomé Mitre, uomo politico e giornalista illuminato, storico di valore e, fra l'altro, traduttore della Divina Commedia; mentre R. Gutiérrez (1836-1896) e O. V. Andrade poetavano, con una certa nobiltà, sulla scia romantica. La poesia gauchesca, intanto, era ancora coltivata da Estanislao del Campo e, con risultati definitivi, da José Hernández, il cui Martín Fierro costituisce un poema epico di meravigliosa originalità, con un protagonista indimenticabile: il gaucho avventuriero e payador (poeta), personificazione dello spirito quasi selvaggio ma nobilissimo della giustizia, dell'autonomia e della dignità umana. Hernández fu il maggiore e l'ultimo dei romantici argentini. Il Paese si evolveva rapidamente, per il grande afflusso di immigrati e di capitali europei, lo sconvolgimento del sistema produttivo, il peso sempre più determinante di Buenos Aires sulle province, l'affermarsi di una borghesia ricca con nuove istanze ideologiche (positivismo) e iniziative culturali (scuole, giornali, teatri). La “generazione del 1880” avvertì e rispecchiò questa svolta capitale: fiorirono la narrativa e il teatro realisti, la pubblicistica professionale, la critica storica e letteraria, l'erudizione. La narrativa trovò nuove vie con Lucio V. Mansilla, la cui Excursión a los indios ranqueles rimane un testo esemplare; con Miguel Cané (1851-1905), autore soprattutto di Juvenilia (Ricordi di gioventù); J. V. González (1863-1923), bozzettista notevole; Roberto J. Payró, felice critico del costume, umorista e satirico; Eduardo Wilde (1844-1913); J. S. Álvarez, meglio conosciuto come Fray Mocho, e altri. Nacque il romanzo naturalista, con E. Cambaceres (1843-1898) e Julián Martel (pseudonimo di J. Miró, 1867-1896), autore di La bolsa (1891; La borsa), primo esempio di romanzo sociale. Al teatro, nato con la trasposizione teatrale del Juan Moreira di E. Gutiérrez (1853-1890) a opera di J. Podestá, diedero apporti M. Coronado, G. de Laferrère (1867-1913), E. García Velloso (1880-1938), B. Roldán, M. Leguizamón, J. Sánchez Gardel e soprattutto Florencio Sánchez, considerato il primo drammaturgo veramente originale dell'America Latina. Nella critica ed erudizione si distinsero P. Groussac, P. Goyena, S. Estrada, M. García Merou, A. Ghiraldo e molti altri.

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view post Posted on 12/5/2019, 20:07     Top   Dislike
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Vera palestra di pubblicisti e scrittori furono i supplementi letterari di due quotidiani di Buenos Aires: La Nación e La Prensa. La lirica si svigorì alquanto nella sua fase tardo-romantica; vi si distinsero tuttavia Rafael Obligado, di cui sopravvive un poema gauchesco, Santos Vega, e P. B. Palacios, più noto come Almafuerte, nella cui poesia si avverte già qualche segno di quel rinnovamento che si ebbe alla fine del sec. XIX, con il modernismo. Grazie anche a un soggiorno di Rubén Darío, caposcuola del modernismo, Buenos Aires divenne uno degli epicentri del rinnovamento che dominò largamente la poesia latino-americana fino all'avvento delle poetiche d'avanguardia (1920 e anni seguenti). Numerosi e di merito gli scrittori degli ultimi anni dell'Ottocento e dell'inizio del Novecento: da L. Lugones, lirico e prosatore di eccezionale personalità, a Evaristo Carriego, poeta del suburbio e maestro di vari epigoni; da B. Fernández Moreno alla insigne poetessa Alfonsina Storni; da E. Banchs a C. Obligado (1890-1949); da L. Cané (1897-1957) ad A. Capdevila, R. A. Arrieta, H. P. Blomberg, J. C. Dávalos, A. R. Bufano, R. Rojas, che fu anche critico e narratore, e molti altri. Anche se formatosi in atmosfera modernista, merita un posto a parte, per la forza stessa della sua personalità, il poeta che la generazione successiva doveva riconoscere come maestro: Macedonio Fernández, geniale rinnovatore del linguaggio poetico. Le tendenze moderniste si riflettono anche nei prosatori del primo Novecento, che in molti casi si identificano con i poeti citati (a cominciare dal caposcuola Lugones); mentre altri narratori si mantengono più vicini alle tradizioni del realismo (M. Gálvez). I narratori più rappresentativi del modernismo sono: Horacio Quiroga, autore soprattutto di potenti racconti della selva, del mistero e della morte; Ricardo Güiraldes, autore di Don Segundo Sombra, originale romanzo gauchesco; Benito Lynch, Enrique Larreta, A. Chiappori, A. Estrada, M. Ugarte, E. M. Barreda, C. A. Leumann, A. Cancela, A. Gerchunoff e diversi altri. Fra i saggisti emergono Alejandro Korn, José Ingenieros (1877-1925) e il poliedrico Ricardo Rojas. La generazione successiva, fiorita intorno al 1920, abbandonò i postulati estetici del modernismo per accogliere le poetiche d'avanguardia. Il suo rappresentante più geniale è Jorge Luis Borges, narratore fantastico, poeta aristocratico del suburbio e saggista raffinato. Borges impersonò il gruppo Florida (così detto dal nome di una strada elegante e cosmopolita di Buenos Aires) e quello della rivista Martín Fierro (1924-27), apertamente avanguardista ed europeizzante, al quale si oppose il gruppo Boedo (così chiamato dal nome di una strada di un quartiere popolare), legato alla rivista Claridad (1926), che intendeva esprimere istanze populiste e marxiste. In realtà il contrasto fu più politico che artistico, perché le tendenze d'avanguardia costituirono la base di partenza di tutti gli scrittori novecentisti, sia “irrealisti” o “surrealisti” (come Borges), sia “realisti”, come Roberto Arlt, uno dei padri della narrativa latino-americana del Novecento, intesa soprattutto a esprimere le contraddizioni morali, politiche e socio-economiche in cui si dibatte il continente. Su questa base comune si sono sviluppate numerose e svariate personalità artistiche.

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