IL FARO DEI SOGNI

Australia

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Cultura: letteratura. Il secondo periodo (1850-1890)

Il secondo periodo (1850-90), che ha inizio con la scoperta delle miniere d'oro, con l'episodio di rivolta della Eureka Stockade e con il grande crollo finanziario, registrò lo sviluppo di due diverse culture: quella della classe media delle città di Sydney e di Melbourne e quella popolare e rurale del bush. Si attenuò il sentimento di estraneità nei confronti dell'Australia e un gruppo di fantasiosi scrittori cominciò a interessarsi alla vita del Paese; tra essi Marcus Clarke, autore del romanzo For the Terms of His Natural Life (Vita natural durante), sul “sistema”, e R. Boldrewood, autore del romanzo Robbery Under Arms (Rapina a mano armata) in cui il paesaggio australiano fa da sfondo all'azione. È di questi anni l'Old Bush Song (Vecchio canto del bush), ballata popolare ispirata al sentimento di cameratismo che legava gli uomini solitari e nomadi del bush. I testi erano parodie, rifacimenti o composizioni originali che in un linguaggio molto colorito lodavano l'eroe nazionale, il bandito del bush Ned Kelly, il furto, l'atteggiamento ironico nei confronti del fato; disprezzavano invece lo snobismo, la legge, i farmers, gli immigrati e gli asiatici. Il poeta H. Kendall, autore della raccolta Leaves from the Australian Forests (Foglie dalle foreste australiane), aderì alla suggestione del paesaggio australiano, mentre A. L. Gordon, al quale si devono le Bush Ballads and Galloping Rhymes (Ballate del bush e rime del galoppo), descrisse l'attivo mondo degli uomini a cavallo.

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Cultura: letteratura. Il terzo periodo (1890-1920)

Stimolo e guida all'attività letteraria del terzo periodo (1890-1920) fu la Red Page (Pagina rossa) della rivista The Bulletin di Sydney, la più importante che l'Australia abbia mai avuto e che esce ancora oggi. Questo periodico, fondato nel 1880 da J. F. Archibald (1856-1919) e da A. Stephens (1856-1933), svolse una campagna in favore di una letteratura che trattasse temi e aspetti della vita australiana e creò l'immagine dell'uomo del bush, che identificò con il vero australiano. Ne furono influenzati J. Furphy, più noto sotto lo pseudonimo di Tom Collins, che scrisse il romanzo Such Is Life (1903; Così è la vita), frutto della sua esperienza australiana; H. Lawson, autore di racconti sulla fratellanza, scritti in uno stile pacato e tradizionale, tipicamente australiano, quali While the Billy Boils (Mentre l'acqua bolle); l'umorista Steele Rudd (pseudonimo di A. H. Davis, 1868-1935), autore della farsesca On Our Selection (Sulla nostra fattoria). Una posizione isolata occupò la scrittrice Henry Handel (pseudonimo di Ethel Florence Lindesay Robertson), la cui trilogia The Fortunes of Richard Mahoney (I casi di Richard Mahoney) è estranea all'influenza del Bulletin. In poesia, “Banjo” Paterson infuse nuova vita all'Old Bush Song e la sua ballata The Man from Snowy River (L'uomo venuto dallo Snowy River) è rimasta famosa; la democrazia trovò un sostenitore nell'intellettuale B. O'Dowd; B. Boake riassunse in sé le virtù propugnate dal Bulletin; i nazionalisti trovarono i loro corifei in J. Stephens (1835-1902) e in G. Evans (1863-1909), mentre C. Brennan fu tra i primi a capire l'opera di Mallarmé e dei simbolisti, ai quali si accostò nel suo volume Poems 1913, comprendente composizioni quali Towards the Source (Verso la sorgente), The Forest of Night (La foresta della notte), The Wanderer (Il vagabondo), Pauca Mea. Alla tradizione inglese elisabettiana si rifà invece W. Baylebridge (pseudonimo di C. Blocksidge), che riecheggia la poesia filosofica e metafisica dell'inglese J. Donne nelle sue composizioni più impegnate, mentre si mostra erede della poesia shakespeariana nei suoi sonetti d'amore. Rappresentante di una poesia popolare fu C. J. Dennis, che in The Sentimental Bloke (Il compaesano sentimentale) esaltò la figura del larrikin (monello, guappo). Meritano ancora di essere ricordati i nomi di E. Turner (1872-1958), autore di libri per l'infanzia, e di L. Esson (1879-1943), che con The Southern Cross (La Croce del Sud), di argomento storico-politico, riuscì a dare forma quasi definitiva al dramma.

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Cultura: letteratura. Il quarto periodo (1920-1948)

Nei primi anni del quarto periodo, cioè negli anni che seguirono alla prima guerra mondiale, importante fu l'influenza esercitata dalla famiglia Lindsay e dai seguaci della rivista Vision, propugnatori di un ideale basato sulla vitalità, sulla gaiezza e sulla fantasia. In seguito si opposero a tale influenza K. Slessor, che con Cuckooz Country introdusse i modi di Eliot nella poesia australiana, e R. Fitzgerald, che nel suo Essay on Memory si rivelò poeta antieliotiano. La poetessa Mary Gilmore espresse nelle sue liriche la sua anima di donna del popolo. Tre movimenti poetici, gli Angry Penguins (Pinguini arrabbiati), l'Ern Malley Hoax (Il beffardo Ern Malley) e gli Jindyworobaks (lett. Coloro che collegano) si ispirarono a temi aborigeni. Nel campo del romanzo e del racconto la tradizione di Lawson e Furphy fu continuata da Katharine Susannah Prichard, autrice del romanzo Coonardoo, e da Kylie Tennant, con The Battlers (I combattenti); nel romanzo storico si distinsero E. Dark, con The Timeless Land (La Terra eterna), di saldo impianto costruttivo; Flora Eldershaw (1897-1956) e Marjorie Barnard (n. 1897), che sotto lo pseudonimo comune di Barnard Eldershaw scrissero insieme numerosi libri, tra cui A House is Built (Una casa è costruita), avventurosa cronaca familiare narrata con divertente ironia; mentre Martin Boyd, sotto lo pseudonimo di Martin Mills, continuò la tradizione anglo-australiana in Lucinda Brayford; nel romanzo a tesi si è segnalato Xavier Herbert, con Capricornia (1938), di grande valore documentario e sociologico; per la narrativa destinata all'infanzia meritano di essere ricordati N. Lindsay, soprattutto per The Magic Pudding (Il budino magico), e F. Davidson, autore di Children of the Dark People (Bambini del popolo scuro). Tra gli scrittori di opere teatrali si è distinto Douglas Stewart, autore del dramma in versi Ned Kelly (1943), a ragione considerato il punto d'inizio di una nuova e più matura fase del teatro australiano, e di Fire on the Snow (Fuoco sulla neve), radiodramma che ha riscosso un notevole successo.

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Cultura: letteratura. Dopo il 1948

Si può far cominciare il periodo contemporaneo nel 1948, data di pubblicazione di The Aunt’s Story (Il racconto della zia) di Patrick White, premio Nobel 1973. Nelle altre opere di questo scrittore di primo piano, tra cui The Tree of Man (1955; L'albero dell'uomo) e Voss (1957; L'esploratore), si notano l'osservazione realistica e l'analisi psicologica. Altri romanzieri che si muovevano nella stessa direzione sono R. Stow, autore di To the Islands (1958; Verso le isole) e David Malouf (n. 1934); quest'ultimo si è poi dedicato anche alla poesia, pubblicando la propria prima raccolta (Typewriter Music) nel 2007, accolta da un ampio favore di pubblico. Importanti osservazioni sugli irlandesi in Australia ci vengono dall'opera di T. Keneally, Three Cheers for the Paraclete (Tre incoraggiamenti per il Paracleto), il quale nel 1982 ha pubblicato Schindler’s Ark, divenuto celebre anche grazie alla trasposizione cinematografica (Schindler’s List) di S. Spielberg. Nel campo della poesia contemporanea sono emerse le composizioni satiriche e anti-intellettuali di A. D. Hope, che trattano i temi del sesso e dell'immaginazione; quelle di J. McAuley (1917-1976), rispondenti a un'esigenza di ordine; tuttavia dominano la scena Judith Wright con Woman to Man (La donna all'uomo) e Les A. Murray (n. 1938), considerato uno dei maggiori poeti australiani, il quale fonde nei suoi versi storia e mito, religione e credenze arcane (Poems against Economics, 1972, Poesie contro l'economia; Selected Poems: the Vernacular Republic, 1976, Poesie scelte: la Repubblica dialettale); Fredy Neptune: A Novel in Verse, 1999). Nei primi anni Duemila è salita alla ribalta anche Dorothy Porter (n. 1954), che si è aggiudicata numerosi premi con le proprie raccolte, tra cui Before Time Could Change Us (2004), oltre ad aver riportato in auge un genere quasi dimenticato, il romanzo in versi. In poesia si segnalano inoltre l'opera di Fay Zwicky (n. 1933) e Roberta (Bobbi) Sykes (n. 1943). Tra gli scrittori di racconti emerge D. O'Grady (n. 1929), la cui opera più rappresentativa è A Long Way from Home (Molto lontano da casa). Tra gli autori teatrali fanno spicco i nomi di Ray Lawler, con il dramma The Summer of the Seventeenth Doll (1955; L'estate della diciassettesima bambola); di Alan Seymour (n. 1927), con One Day of the Year (1960; L'unico giorno dell'anno) in cui viene preso in esame il contrasto tra la vecchia e la nuova generazione attraverso l'osservanza dell'Anzac Day (Commemorazione del Soldato); di Barry Oakley (n. 1931) e Jack Hibberd (n. 1940). Tra il 1965 e la fine degli anni Ottanta la cultura letteraria australiana ha attraversato un periodo di grande creatività con la nascita di innumerevoli tendenze e indirizzi che è tuttavia difficile definire per il loro carattere composito ed eterogeneo. La concezione mitologica e simbolica della terra australiana, prevalente negli anni Cinquanta, cede il passo a una narrativa realistica di scrittori provenienti dal giornalismo. È questo il caso di Robert Drewe, autore di tre romanzi e vincitore del prestigioso Walkley Award per la narrativa. La cultura televisiva e i vorticosi mutamenti tecnologici determinano la nascita di tendenze letterarie sperimentali, influenzate dalle tematiche degli autori postmoderni americani: la narrativa ironica di Murray Bail e David Ireland gli esperimenti poetici di John Tranter (n. 1943), da molti oggi considerato il più importante poeta australiano e di cui ricordiamo il pluripremiato Urban Myths: 210 Poems: New and Selected (2006), e John Forbes (1950-1998), gli importanti lavori critici di Michael Wilding, nonché il neotradizionalismo di Peter Carey, così come quello di C. McCullough (n. 1937), autrice della celeberrima saga, Uccelli di rovo (1977), sono tutti fenomeni che si possono leggere in questa luce. Gli anni Settanta e Ottanta, definiti “del rinascimento australiano” per la loro indiscutibile vivacità intellettuale, sono stati caratterizzati anche dal tentativo di affrancarsi dall'influenza della cultura inglese, e da un parallelo tentativo di costruire un'autonomia e un'identità nazionali. In quest'ottica vanno letti i lavori di scrittori quali Tim Winton (n. 1960), con i suoi Cloudstreet (1991), The Riders (1994), The Turning (2004); Richard Flanagan (n. 1961, Tasmania); J. Davis (1917-2000); Elizabeth Jolley (1923-2007). Infine, la letteratura degli australiani all'estero nasce dal desiderio di comprendere il proprio ruolo attraverso lo schermo di altri valori culturali. Tenuta spesso ai margini, essa rappresenta invece un aspetto assai vitale della cultura australiana, con autori del calibro di Germaine Greer (n. 1939) e Peter Porter (n. 1929).

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Cultura: arte. Le prime manifestazioni

Le manifestazioni figurative dei popoli nomadi dell'Australia, cacciatori e raccoglitori, sono strettamente connesse, come la musica e la danza, alle credenze e ai riti religiosi e hanno lo scopo di propiziare la caccia, la pioggia, di favorire la protezione degli spiriti benigni, o di ricordare mitici antenati. Poco sviluppata è la scultura (figure in pietra, legno o argilla raffiguranti gli spiriti dei morti), mentre l'incisione è molto usata per decorare oggetti rituali o di uso comune, armi, ecc., con schemi e simboli geometrici il cui significato è comprensibile solo agli iniziati. Sono anche da ricordare i petroglifi (incisioni su massi o pareti rocciose), in genere con raffigurazioni naturalistiche di animali. Ma l'arte più singolare e importante è la pittura, specialmente la pittura rupestre e quella su corteccia . Manifestazioni particolari sono i disegni eseguiti su sabbia durante cerimonie religiose, con motivi geometrici, e i dendroglifi (incisioni su alberi scortecciati). Esempi di pittura rupestre si trovano in tutta l'Australia, ma soprattutto nella Terra di Arnhem, nel distretto di Kimberley e nelle zone centrali e del nord-ovest. Anche se alcuni esempi possono essere molto antichi, non è possibile tracciare una cronologia, a causa della consuetudine di ridipingere periodicamente le pitture a scopo rituale e anche perché la continuità della tradizione non concede distinzioni stilistiche tra le opere recenti e quelle più antiche . Gli effetti coloristici sono basati su pochi toni fondamentali (bianco, nero, ocra rossa e gialla), mentre la tematica è molto varia: impronte di mani in negativo, figure umane e animali, scene rituali, figure mitiche (come i Wongina, grandi figure di esseri mitici, ritenuti dagli indigeni creatori del mondo, o i Mimi, spiriti antropomorfi raffigurati in vivace movimento, a monocromo). Anche lo stile è variato: naturalistico, più o meno stilizzato, o puramente geometrico. Singolare è lo “stile a raggi X”, che rivela anche gli organi interni dell'animale rappresentato.

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Cultura: arte. L’influenza inglese

Dalla colonizzazione inglese (fine del sec. XVIII) a tutto il sec. XIX l'arte e l'architettura in Australia dipendono strettamente dai modelli inglesi ; nel sec. XX invece si aggiornano sulle correnti artistiche europee e nordamericane. Tra il 1810 e il 1850 lo stile architettonico è quello neoclassico georgiano nella versione coloniale. Si fondano numerose città con piani regolatori per lo più a scacchiera, ampie vie parallele, blocchi rettangolari di edifici con giardini, fasce di parco intorno al centro, quartieri residenziali esterni (Sydney, già nel 1788; Hobart, 1804; Brisbane, 1824; Perth, 1829; Melbourne, 1837; Adelaide, 1837). I migliori esempi di tale architettura si trovano a Sydney, dove opera F. Greenway, un deportato poi divenuto architetto ufficiale del governatore Macquarie e autore di edifici pubblici e religiosi. L'architettura privata, particolarmente pregevole per sobrietà ed eleganza, si esprime soprattutto in case a due piani, assai larghe, con spioventi e caratteristiche verande. La pittura dell'epoca riflette le tendenze neoclassica e romantica europee. In Australia operarono gli acquerellisti inglesi Conrad Martens e John Glove. Dalla metà del sec. XIX le città australiane, in seguito all'immigrazione, si svilupparono straordinariamente e assunsero l'aspetto tipicamente vittoriano che le contraddistingue. Soprattutto nel campo dell'architettura pubblica viene adottato l'eclettismo (neogotico, neobarocco, neorinascimento) con una varietà di tipi e una diffusione superiori alla stessa Europa. L'architettura privata invece resta legata fino all'ultimo decennio del secolo allo stile georgiano. Caratteristiche di questo periodo sono le ringhiere di ferro battuto con motivi classicheggianti, che, soprattutto a Melbourne, ornano le verande delle case. In pittura, artisti inglesi immigrati diffondono il realismo (S. T. Gill), lo stile preraffaellita, l'impressionismo (Tom Roberts).

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Cultura: arte. Il Novecento

Nel Novecento, nel periodo fra le due guerre, emerge il nome della pittrice M. Preston (1875-1963). In opposizione al realismo accademico dominante, nel 1938 nasce la Contemporary School, che si ispira all'espressionismo tedesco. Dal 1940 dominano il panorama artistico australiano W. Dobell (1899-1970), R. Drysdale (1912-1981), A. Tucker (1914-1999), A. Boyd (1920-1999) e S. Nolan (1917-1992); quest'ultimo diviene il principale esponente dell'Antipodean Movement, anch'esso ispirato all'espressionismo, che raggiungerà il suo apogeo nel 1960. A questo movimento si lega, per certi versi, anche il surrealismo australiano di James Gleeson (1915-2008), James Cant (1911-1982), Clifford Bayliss (1916-1989), Geoffrey Graham (1911-1986) e Roy de Maistre (1894-1968), molti dei quali espatriarono in Europa o Stati Uniti. In anni più recenti fra i paesaggisti australiani si sono distinti F. Williams, L. French e John Olsen (n. 1928), mentre l'ultima generazione di artisti, abbandonati i temi tradizionali, fa riferimento alle avanguardie statunitensi ed europee, spaziando dall'astrattismo alla pop art a un nuovo forte interesse verso il mondo asiatico. Tra i molti nomi si segnalano Brett Whiteley (1939-1992), tra i leader delle avanguardie australiane, Richard Larter (1929-2014, nato in Inghilterra), uno dei i primi ad aver intrapreso l'utilizzo di media nuovi e non-convenzionali per realizzare le proprie opere, Micheal Johnson (n. 1938), Lindy Lee (n. 1954). Fra coloro che meglio hanno interpretato l'utilizzo dei nuovi strumenti dell'arte contemporanea si segnalano anche R. Dunn (n. 1944) e I. Tillers (n. 1950). Fra i migliori interpreti della fotografia vanno ricordati Harold Cazneaux (1878-1953) e Max Dupain (1911-1992). Anche nella scultura l'Australia ha espresso importanti personalità: Bertram Mackennal (1863-1931), B. Armstrong (n. 1957) e Robert Klippel (1920-2001). Va detto che l'istituzione guida per l'opera di molti di questi artisti resta la National Gallery of Australia, a Canberra, vero punto di riferimento non solo per il continente del Sud Pacifico, ma, ormai, per tutto il mondo dell'arte. L'architettura del sec. XX segue lo stile internazionale. Prima dell'ultima guerra prevale lo stile monumentale classicheggiante, rappresentato soprattutto a Canberra, la capitale federale fondata nel 1927 sulla base di un piano regolatore a reticolo dell'architetto W. Burley Griffin di Chicago. Dopo la guerra, tra gli architetti attivi in Australia si distinsero l'austriaco H. Seidler, discepolo di Gropius, che negli anni Sessanta realizzò l'Australia Square di Sydney e, sulla sua scia, alcuni architetti della Sydney School of Architecture, come Richard Norman Johnson e Peter Muller, dediti a realizzare opere maggiormente attente all'equilibrio ambientale. Di respiro internazionale anche numerosi dei progetti architettonici di impronta high-tech ideati ed eseguiti negli anni più recenti da numerosi studi di architettura. A Sydney merita di essere ricordata la spettacolare struttura a gusci dell'Opera House, del daneseJ. Utzon. Agli inizi degli anni Settanta è stata istituita la Biennale d'Arte di Sydney, che nel 2014 ha celebrato la propria XIX edizione.

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Cultura: musica

La musica degli indigeni australiani presenta i caratteri fondamentali di quella cosiddetta primitiva: l'elemento musicale si inserisce in un complesso contesto mitico-rituale, per cui si associa a significati magici assai vari, a cerimonie, a interpretazioni cosmogoniche. La maggior parte del repertorio è destinata all'esecuzione corale monodica, o all'alternanza tra solista e coro: non mancano però forme anche complesse di polifonia. Rispetto ad altre tradizioni primitive è notevole il carattere professionistico che assumono la figura del cantore-esecutore e il virtuosismo che ne può derivare. Tra gli strumenti, oltre quelli a percussione, di cui si riscontra un'ampia varietà, va ricordato il digieridu, sorta di tromba primitiva formata da un tubo di legno diritto e lungo ca. un metro, che normalmente può emettere un solo suono. Ma, come è proprio di altre tradizioni primitive, anche in Australia qualsiasi oggetto può essere usato per produrre suoni. I canti e le danze si suddividono in diverse categorie, in rapporto al tipo di rito cui sono legate: i warrangan sono i canti della terra madre, i giarada canti d'amore, i corroborees, particolarmente importanti, sono ispirati a esperienze della vita quotidiana e possono comprendere allusioni ad animali, fatti naturali, rapporti umani o anche riferirsi all'osservazione di persone e usanze europee. A partire dal 1820 ca. è esistita in Australia anche una vita musicale colta di tipo europeo, in cui sono emerse personalità di valore quali le soprano Dame Nellie Melba (1861-1931) e Dame Joan Sutherland (n. 1926), i compositori Percy Grainger (1882-1961) e David Chesworth (n. 1958) e molti altri. Nel 1956 nasceva l'Australian Opera Company, a Sydney, dove nel 1973 è stata inaugurata a Sydney l'Opera House. Altre importanti istituzioni sono la State Opera of South Australia, l'Opera Queensland, la West Australian Opera.

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Cultura: teatro

Rimaste isolate o lasciate deperire le forme di spettacolo proprie della cultura aborigena, l'Australia è stata ed è rimasta teatralmente una sorta di colonia, un tempo soltanto di Londra, poi, più recentemente, anche di New York. La prima rappresentazione di cui si ha notizia è uno Stratagemma dei bellimbusti inscenato a Sydney nel 1789 da un gruppo di galeotti. Il primo teatro regolare con attività continuativa, il Royal di Sydney, si aprì nel 1833 per iniziativa di Barnett Levey; altre sale seguirono nelle maggiori città. Vi recitavano modesti attori professionisti locali cui si alternavano, sempre più frequentemente, i grandi divi della scena internazionale (non solo anglosassoni ma anche, per esempio, l'italiana A. Ristori) in rapide e redditizie tournée. Totalmente, o quasi, d'importazione erano anche i repertori, con tentativi di scene più o meno sperimentali, che affrontavano i testi della più avanzata drammaturgia europea. Solo sul finire degli anni Sessanta si è assistito a una vera e propria affermazione del teatro australiano, grazie soprattutto alle iniziative di tre gruppi – il La Mama Theatre di Melbourne, il Jane Street e il Nimrod di Sydney – accomunati da un deciso impegno politico e dall'ansia di trovare, anche attraverso il teatro, un'identità nazionale. Hanno contribuito i teatri costruiti nelle maggiori città (spesso con due sale, una più grande per gli spettacoli di maggior impegno produttivo, una più piccola per quelli di carattere sperimentale); gli aiuti finanziari forniti dal governo; la costituzione di compagnie permanenti in ciascuno dei sei Stati. Si sono così affermati nuovi drammaturghi (come David Williamson, n. 1942, Alexander Buzo, 1944-2006, L. Nowra e S. Sewell, n. 1953) e nuovi registi, tra i quali J. Sharman (n. 1945), regista di The Rocky Horror Picture Show (1975), e G. Ogilve (n. 1931). E si è svolta un'intensa attività anche in settori quali il teatro per ragazzi, il teatro femminista e il teatro che recupera, aggiornandole, le tradizioni degli aborigeni. Ci sono inoltre numerose compagnie dedite alla ricerca, con sede nelle città più importanti e in particolare a Sydney. Rilievo notevole hanno infine due festival, quello di Perth (annuale) e quello di Adelaide (biennale), che presentano sia gruppi nazionali sia spettacoli importati dall''Europa e dagli Stati Uniti.


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Cultura: danza e balletto

Fin dagli anni Quaranta dell'Ottocento il Royal Victoria Theater di Sydney e il Melbourne Royal Theater potevano contare su un direttore del ballo e si allestivano balletti assai popolari quali The Millers, Cobblers and Taylors, o Polichinelle Vampire. Celebri titoli del repertorio quali La Sylphide o La Fille mal gardée erano messi in scena da compagnie di giro italiane o inglesi. Nel 1889, per l'allestimento del balletto Simbad il marinaio un certo Williamson reclutò un corpo di ballo destinato a diventare il nucleo della Comic Opera Company con Mary Weir come prima ballerina. Molti celebri ballerini fecero la loro apparizione in Australia nella prima metà del sec. XX. Fra gli altri Adeline Genée (1913), Maud Allan (1914), Anna Pavlova (1915) e più tardi Olga Spessivtzeva e Vilzak (1934) e La Meri (1936). Dopo una visita dei Ballets Russes de Monte-Carlo, di W. de Basil, alcuni danzatori si stabilirono nel continente australiano e poco dopo la coppia di ballerini Édouard e Xenia Borovansky aprì una scuola a Melbourne. Nel corso degli anni Trenta e Quaranta furono molte le compagnie straniere di nome che si recarono in tournée in Australia, e all'incirca nello stesso periodo furono fondati ad Adelaide il Ballet Contemporain e a Melbourne l'Australian Ballet, espressione della scuola aperta da Édouard e Xenia Borovansky. Oltre all'Australian Ballet esistono oggi l'Australian Dance Theatre, il cui orientamento appare più influenzato dal modernismo americano, il West Australian Ballet e la Sydney Dance Company. Lo sviluppo della danza in Australia è stato influenzato, negli ultimi decenni, soprattutto dalla tradizione anglosassone e in particolar modo americana, per quanto riguarda i creatori più giovani. La formazione della compagnia guidata da Maryl Tankard (1988), già figura di punta della compagnia di Pina Bausch, ha segnato l'avvio di una certa influenza del teatrodanza europeo.

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Cultura: cinema

Per decenni la produzione cinematografica australiana più nota è stata quella documentaristica (L’angolo più remoto del mondo, 1953, di John Heyer, sull'odissea di un camion postale; Il popolo del deserto, 1967, di Ian Dunlop, straordinario saggio etnografico sugli ultimi aborigeni), anche perché di impianto documentario era il primo film del secondo dopoguerra internazionalmente conosciuto: The Overlanders (1946), su una trasmigrazione di bestiame nel periodo bellico, firmato però dall'inglese Harry Watt. Invece un cinema a soggetto era esistito dai primordi: dal 1899, in cui fu addirittura prodotto in Australia il primo lungometraggio della storia del cinema (I soldati della Croce), al 1919 in cui uscì Il tipo sentimentale, una commedia del pioniere Raymond Longfort contro l'ubriachezza. Per decenni però la pressione culturale, ma specialmente economica, angloamericana aveva bloccato lo sviluppo produttivo nazionale, tanto che, pur essendo dotato d'una notevole rete di sale e di una frequenza di pubblico tra le più alte del mondo, il Paese sembrava accontentarsi dei prodotti stranieri. Negli anni Settanta, grazie soprattutto all'Italia, i film australiani approdarono in Europa: nel 1975 Taormina premiò Domenica, troppo lontano di Ken Hannam sui tosatori di pecore, nel 1976 Picnic a Hanging Rock di Peter Weir, suggestivamente ambientato in un collegio femminile inizio secolo, nel 1978 Fronte delle notizie di Phil Noyce su un ventennio di cinegiornalismo; nel 1980 Sorrento dedicò il suo annuale “incontro” all'Australia. Tra i film usciti sui nostri schermi spicca La mia brillante carriera (1978) di Gill Armstrong, sulla condizione femminile. In genere nella produzione australiana prevalgono i temi della separazione, della segregazione sociale e sessuale e c'è un'ansiosa ricerca di identità nazionale e culturale. Il grande sviluppo cinematografico dell'Australia ha avuto come conseguenza la nascita di una generazione di ottimi registi, come lo stesso Weir, Bruce Beresford, Roger Donaldson (n. 1945), regista nel 2003 de La regola del sospetto, Fred Schepisi (n. 1939), autore di Sei gradi di separazione (1993) e Vizio di famiglia (2003). La produzione australiana non sembra comunque averne risentito più di tanto, visto il sicuro talento di alcuni registi delle generazioni successive come Jane Campion, Bill Bennet (n. 1953), Richard Lowenstein (n. 1959), Rolf De Heer, nato nei Paesi Bassi nel 1951, ma cresciuto in Australia e impostosi nei festival europei (Bad Boy Bubby 1994, La stanza di Cloe 1996 e Balla la mia canzone 1998), o come John Hillcoat (n. 1961), P. J. Hogan, n. 1962 (Le nozze di Muriel, 1994; Il matrimonio del mio migliore amico, 1997), Emma Kate Croghan, n. 1972 (Amore e altre catastrofi, 1996), Scott Hicks (n. 1953), autore di uno straordinario Shine (1996) e Samantha Lang, nata nel 1967 a Londra (The Well, 1997). Notevole anche il successo internazionale di film intelligenti e audaci quali: Priscilla la regina del deserto (1994) di Stephan Elliot (n. 1964), Babe - maialino coraggioso (1995) di Chris Noonan (n. 1952) e il sequel Babe va in città (1998) di George Miller (n. 1945), autore anche di Happy Feet nel 2006 e di Mad Max: Fury Road nel 2015, Kiss or kill (1998) di Bill Bennett, il provocatorio Holy Smoke (1999) della Campion e il dramma intimista Lantana (2001) di Ray Lawrence. I titoli elencati esemplificano senza dubbio che la qualità del movimento cinematografico di matrice australiana ha saputo mantenere una propria anima più genuina, a fianco alle produzioni multimilionarie degli ultimi anni, sbarcate sull'isola insieme alle major di Hollywood; tendenza che è stata spesso riconosciuta proprio dai premi della stessa Academy Awards, oltre che dai principali festival internazionali. Anche le produzioni più importanti dei primi anni Duemila, realizzate negli studi australiani, come Moulin Rouge! (2001), diretto da Baz Luhrmann (n. 1962), hanno registrato notevole successo di critica e di pubblico. Tra gli attori più famosi e apprezzati si segnalano Nicole Kidman (n. 1967, Hawaii), Cate Blanchett (n. 1969), Heath Ledger (1979-2008) e Hugh Jackman (n. 1968). In questo solco di cinematografia d'autore, ma di impronta statunitense, si inseriscono anche le successive prove del già citato P. Weir: da L’attimo fuggente (1989) a The Truman Show (1998) a Master and Commander - Sfida ai confini del mare (2003). Nel 2008 poi il già citato Luhrmann ha reso omaggio alla sua terra dʼorigine con il film campione dʼincassi Australia, interpretato da Nicole Kidman e Hugh Jackman.

fonte www.sapere.it/enciclopedia/Austr%C3%A0lia.html

 
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