IL FARO DEI SOGNI

L'ESSENZA DELLA MASSONERIA IALIANA: IL NATURALISMO - PARTE I

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Questa è la risposta quando, dalle parole ad uso dei profani, si passa alle parole del Rituale massonico. Sul trattamento che la Massoneria riserva alle religioni non crediamo si possano nutrire altri dubbi; del resto, essa afferma che le religioni sono tutte uguali fra loro e che le differenze «riguardano soltanto alcuni particolari» 51. Tanta grossolanità non nasconde certo soverchio rispetto. Non va, infine, taciuto che il veleno massonico destinato alla Chiesa e alla religione, è giustificato o, meglio, mascherato con il carattere rigidamente antidogmatico del pensiero e della pratica massonica. La milizia massonica postula, infatti, «libertà di tutti i culti e di tutte le fedi (che) si risolve in quella di pensare e di credere secondo la propria ragione e la propria coscienza» 52, già «libera da dogmi scientifici e religiosi» 53.



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Il massone, infatti, attende le proprie conquiste dall'indagine spregiudicata e sciolta da ogni vincolo di postulato e di dogma, e non condivide affatto l'atteggiamento della Chiesa che sottoporrebbe i suoi fedeli a costrizioni che impediscono ogni reale progresso sulla via della verità e si rivelerebbe, quindi, «negatrice assoluta e più d'ogni altra intollerante della libertà di coscienza e, per ciò stesso, negatrice della verità, di cui vieta ogni ricerca al di là dei suoi dogmi, nei quali soltanto le coscienze cattoliche debbono riconoscere l'ultima parola della Verità» 54. La preoccupazione che il pensiero massonico possa essere, in qualche modo, «dogmatico», sembra turbare molto i massoni; si ricorda, nei primi Gradi dell'iniziazione, che il dogma è una limitazione posta alla libertà di pensare e, nelle pubblicazioni massoniche, si ribatte sul medesimo tasto: «È assiomatico che un dogmatista non può essere vero massone» 55; «La Massoneria dev'essere irriducibilmente antidogmatica» 56. Potremmo continuare l'elenco delle citazioni che attestano il deciso e inequivocabile antidogmatismo ostentato dalla Massoneria. Tuttavia, sono dichiarazioni che non convincono. Non convince soprattutto né si comprende come possa conciliarsi, con il dichiarato antidogmatismo, il culto, anzi la venerazione tributata dalla Massoneria alla ragione umana, che costituisce «la sua fede immutabile, universale»; perciò il massone non deve rinunciare mai «al suo principio superiore ad ogni altro, che è quello di restare fedele alla sola fede nel progresso dell'umana ragione» 57.




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A noi, francamente, paiono affermazioni apodittiche, indimostrate e, in ultima analisi, dogmatiche, come quella che afferma che «le nozioni basate sulla natura [...] sono divine» 58. E neanche si comprende come possa conciliarsi, con l'antidogmatismo, il valore che la Massoneria attribuisce ai vari Gradi dell'iniziazione che, «attraverso la simbologia e la filosofia massonica», formerebbe uomini completi nei quali si opererebbe quella «trasformazione interiore dell'uomo», designata, significativamente, come «palingenesi [...], morte mistica 59 [...], rigenerazione [...], rinascita», paragonata perfino «allo stato di grazia divina» 60. Sono affermazioni, queste, che non solo vengono fatte senza alcuna dimostrazione, ma sono dette con un tono ispirato che, per autentici antidogmatici, come vogliono essere i massoni, dovrebbe riuscire quasi insopportabile. Ma le incongruenze e le contraddizioni non si fermano qui.



Lasciamo pure da parte l'affermazione, trinciata con troppa sicumera, che non esiste alcuna certezza superiore all'intelligenza umana. I massoni, che rifiutano qualsiasi Rivelazione divina, si piegano, tuttavia, a riconoscere il valore di verità all'iniziazione, cioè alla «rivelazione dei Grandi Iniziati» e a quelle verità che essi suppongono comuni ad ogni uomo, tanto da poter parlare di «Religione Universale». Vien fatto subito di pensare, nell'un caso come nell'altro, come i massoni prestano fede ciecamente a «dogmi» non rivelati, ma creati dall'intelligenza umana. Se la Rivelazione divina è un «insulto» alla ragione, come definiremo la rivelazione umana, sia pure di Grandi Iniziati, ma sempre uomini come noi? Ce n'è abbastanza per diffidare dell'antidogmatismo massonico, che potrebbe definirsi antidogmatismo di comodo, o, meglio, come «la dogmatica degli antidogmatici».




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Una piccola appendice a proposito sempre della religiosità massonica: la Rivista Massonica, del gennaio 1971, nella rubrica Recensioni se la prende col supplemento letterario del Times (del 9 ottobre 1970) perché «recensisce con molta sufficienza» (pag. 42) due volumi di occultismo britannico: Rituale magico in Inghilterra dal 1887 ai giorni nostri, e Il più profondo insegnamento dell'Alba d'Oro. «Fornisce informazioni, non sappiamo quanto esatte, su certi filoni dell'occultismo britannico» (pag. 42). La recensione termina così: «Nonostante gli scismi, gli scandali, le assurdità, i suicidi e le stoltezze, i rituali magici fioriscono oggi in una società in cui la religione, la fede, sono considerate anacronistiche» (pag. 44). Si parla, naturalmente, dell'Inghilterra ma - guarda caso - l'editrice massonica Atanòr di Roma ha ammannito per il pubblico italiano due «novità» in materia: Filippo Teofrasto Paracelso: I Sette Libri dei Supremi Insegnamenti Magici, ed Enrico Cornelio Agrippa: Le cerimonie magiche, e, proprio nel 1972, la ristampa anastatica dell'opera del rosicruciano Joseph Peladan (1858-1918) intitolata Introduzione alle scienze occulte.



Queste «novità» però erano state precedute dalla pubblicazione de I primi elementi di occultismo, del martinista Jean Bricaud (1881-1934), di Il Grande Arcano e Storia della Magia, di Eliphas Levi (1810-1875), di Piante e profumi magici, di Leo Kaiti. Che non si tenti di sostituire la... magia alla religione e alla fede anche in Italia? Ecco, infatti, come viene reclamizzata 61 l'opera di Massimo Scaligero (1906-1980) Magia Sacra: Una via per la reintegrazione dell'Uomo, sintesi delle tecniche d'Oriente e d'Occidente, secondo l'esigenza di un potenziamento magico dell'uomo interiore, automatico e agnostico mitizzato. Per comodità, poi, degli acquirenti, è stata costituita a Roma una nuova Libreria di Hiram (in Viale Medaglie d'Oro, 48/b), «specializzata in soggetti massonici, psicologici e occultistici» 62.




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Il Grande Architetto dell'Universo



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È opportuno continuare a completare l'esame dei «contenuti» della religiosità massonica. La Massoneria, com'è a tutti noto, professa il culto del Grande Architetto dell'Universo. Già nella prefazione agli Statuti Generali del 1820 era detto: «Essa (la Massoneria) ha per principio la esistenza di un Dio, che adora e rispetta sotto il convenuto titolo di Grande Architetto dell'Universo» 63. Uno dei landmarks, dei principî cioè che costituiscono le pietre fondamentali dell'edificio massonico, è il seguente: «Ogni Libero Muratore deve credere nell'esistenza di Dio come Grande Architetto dell’Universo» 64. Come si vede, è credenza accettata da tutta la Massoneria. Le difficoltà cominciano quando si tratta di stabilire che cosa si nasconda sotto la formula G\A\D\U\, giacché, neanche in questo caso, le fonti massoniche sono chiare e concordi.



È lo stesso Farina a farci notare le prime incertezze: «Nel grande trattato di alleanza firmato a Losanna nel 1875 tra i Supremi Consigli di Rito Scozzese Antico e Accettato, il Convento approvò uno dei sette punti principali della dottrina Massonica in questi termini: “Il riconoscimento di una a gloria del grande architetto dell'universoForza superiore della quale essa proclama l'esistenza sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo”. Immediatamente, delle proteste si elevarono da diverse nazioni, specialmente dall'Inghilterra e dall'America, rimproveranti il Convento di avere attribuito alla Massoneria la dottrina indicata dalla parola “Forza” ad esclusione di ogni altra. Tuttavia, una dichiarazione di principio seguì immediatamente l'ammissione dei sette punti e cioè: “La Massoneria proclama ciò che ha proclamato fino dalla sua origine: l'esistenza di un principio Creatore sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo”» 65.



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Il termine «Creatore» implica una nozione che il termine «Forza» non racchiudeva. Ciò sarebbe stato fonte di nuove contestazioni, se il Convento non avesse avuto cura di formulare immediatamente quest'altro principio: «La Massoneria non impone alcuna limitazione alla libera ricerca della Verità ed è per garantire a chiunque tale libertà che essa esige da tutti la tolleranza» 66. Abbiamo citato così a lungo questo brano perché esso rivela come in Massoneria, non esista una dottrina del G\A\D\U\. Non comprendiamo, infatti, quale sia la «dottrina» che la parola «Forza», di per sé sola, è capace d'implicare. È poi curioso ed indicativo notare come se la cavi il Convento di Losanna dinanzi al rumoreggiare di qualche Grand'Oriente, lasciando che ciascuno pensi del G\A\D\U\ quel che gli aggrada. Il che conferma il sostanziale disinteresse della Massoneria per una precisa formulazione.



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Ma la genericità e la confusione non si limitano solamente al Convento di Losanna. Guido Laj (1880-1948), Gran Maestro di Palazzo Giustiniani, nel suo Discorso all'Assemblea Nazionale Massonica, del 19 novembre 1945 (pagg. 12-13), ricordava le parole del Gran Maestro Ernesto Nathan (1845-1921) del 21 aprile 1901, quando inaugurava la sede massonica in Roma: «Se voi guardate un nostro diploma massonico, un foglio di carta intestata, se entrate in una Loggia Massonica, voi vedrete sovraneggiare queste lettere: A\G\D\G\A\D\U\; esse significano semplicemente: "A Gloria Del Grande Architetto Dell'Universo. È Zeus, Giove, Yahwéh, Dio?

La causa prima, l'infinito creatore noi intendiamo affermarlo, non interpretarlo. È. Com'è, qual'è, riveli la fede di ogni individuale coscienza; a noi, collettivamente suffraga il pensiero del creatore nella manifestazione complessiva del creato. Per noi ogni fede, sinceramente professata e seguita, che guida e mantiene onesto l'uomo attraverso la vita è degna di ogni rispetto. In una parola, se la religione del dovere, eretta a legge morale e rimontando oltre alle brevi percezioni nostre alla causa prima, si riveli sotto l’una o l'altra forma, si chiama materialismo, abbrutimento, potremo, violando pensiero e parola, classificare la regola nostra come tale: ma badate, invece di stare in terra vola in alto: l'ente massonico non determina privilegiati interpreti fra Dio e l'uomo; questo abitua al sacrificio, al senso del dovere civile, e, educandolo alla coscienza del progresso individuale e collettivo, lo affina, lo eleva, per avvicinare, nell'infinita scala dell'essere, l'anima sua a quella che racchiude in sé l'Universo» 67.




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Così, nel 1969, scriveva l'attuale Sovrano Gran Commendatore del Rito Scozzese Antico e Accettato, Giovanni Pica: «Le religioni hanno tre aspetti: il primo ad uso del credente; il secondo filosofico (simbolico); il terzo spirituale (scientifico)». Così, ad esempio, la Bibbia ha tre aspetti: morale, sociale e spirituale. Le parti che sono state esaminate dai vari commentatori sono la morale e la sociale, mentre solo l'iniziato conosce la parte spirituale e scientifica 68. «Così egli non crede, come il religioso, ad un Dio trascendente e personale, né come il filosofo ad una astrazione, ma conosce Dio come Legge che regola nell’equilibrio più perfetto l'Universo e prima sostanza intelligente universale che scaturisce da tutte le cose visibili e invisibili: il Grande Architetto dell’Universo» 69. Verrebbe quasi voglia di ripetere la frase del Duca d'Este all'Ariosto, nell'ascoltare la lettura dell'Orlando Furioso alla moglie, ma... lasciamola nella penna! Sono pure giustinianee quelle altre voci che parlano di Dio come «dell'Assoluto che comprende il tutto, cioè L'Unità universale», e che «può essere intesa tanto da un punto di vista spiritualistico (lo spirito, l'idea, il pensiero), religioso (Allàh, Geova, Dio), materialistico (la Materia, l'Energia, la Sostanza)» 70.All'interrogativo posto dal Gran Maestro Gamberini allagrande architetto dell'universo Gran Loggia Nazionale Francese, a proposito dell'affermazione di Alec Mellor che essa fosse una Massoneria cristiana, questa ha risposto: «Il Grande Architetto dell'Universo non è né cristiano, né israelita, né maomettano, né parsi, né buddista» 71.




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Quanto a genericità non sono da meno gli Scozzesi del Gruppo Ghinazzi, i quali, negli Statuti Generali aggiornati nel novembre del 1965, asseriscono come prima cosa: «La Libera Massoneria ha il suo fondamento essenziale nella fede in una Potenza Suprema che onora sotto il nome di Grande Architetto dell'Universo» (pag. 3). Una rappresentanza di questo Gruppo prendeva parte il 25-26 ottobre 1969, a Ginevra, all'Assemblea generale del CLIPSAS (Centro di Collegamento e d'Informazione delle Potenze Massoniche Firmatarie dell'Appello di Strasburgo del 22 gennaio 1961). Il Gran Maestro del Grand'Oriente di Francia, Jacques Mitterrand (1908-1991; da non confondere col noto uomo politico della sinistra francese), rilasciava al quotidiano La Suisse alcune dichiarazioni sull'argomento in questione. Il CLIPSAS contesta la Gran Loggia d'Inghilterra tanto reazionaria da aver stabilito che la prima qualità per diventare massone è quella di credere in Dio. Jacques Mitterrand sostiene invece che la credenza del Grande Architetto dell'Universo «non è affatto una conditio sine qua non: esistono in seno al Grand'Oriente di Francia - come pure presso tutte le Logge del CLIPSAS - le scelte più diverse che vanno dalla religione all'ateismo e al marxismo. Io stesso sono materialista ateo [...]. Diciamo che la maggioranza dei nostri membri è agnostica» 72.



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C’è poi chi concepisce il G\A\D\U\ in chiave panteistica: il fine ultimo dell'iniziazione massonica è la conquista e l'applicazione pratica di una cognizione del Sé individuale e universale, in virtù della quale i massoni dovranno «cercare Iddio non fuori di (loro), ma dentro di (essi) e nell'Umanità, che ne è la manifestazione e l'interprete, come scrisse il nostro grande Mazzini» 73.
Così pure il Gran Maestro Aggiunto Roberto Ascarelli (1904-1970), commemorando Ottorino Maggiore (1887-1953), diceva: «Siamo tutti parte di un anello che né si apre né si chiude e che è parte integrante di quell'Ente Supremo che noi chiamiamo Grande Architetto dell'Universo» 74. Ancora più... chiaramente, il Venerabile della Loggia Sabazia, a Savona, il 14 giugno 1969, alla presenza del Gran Maestro Gamberini, affermava: «Noi crediamo in Dio quale intelligenza e principio attivo dell'Universo; principio generante e riproduttore, insito in ogni uomo che è parte della stessa monade» 75.
Il Lupi tenta di giustificare la genericità che finora abbiamo denunciata, sostenendo che si tratta di un'oscurità voluta e necessaria: «Dottrina in senso specifico e sistematico, mille volte no; richiamo iniziatico per ciascuno di noi affinché ritroviamo il nostro dio nel profondo del cuore come meglio sapremo o potremo [...]. Dall'estremo duale e personale della divinità, sino alla molteplice gamma dei panteismi e dei monismi, ognuno intende e risponde per sé» 76.



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Vero è che, accanto alle voci citate, le quali finiscono, nella loro genericità, per essere la negazione di un Dio unico, trascendente e creatore, se n'è fatta sentire qualche altra, per quanto isolata. Così si parla del G\A\D\U\ quale «Dio, essere universale, eterno, increato, creatore e sovrano Maestro di tutto ciò che esiste» 77, e di Dio «personale, unico creatore, eterno increato, trascendente il mondo» 78. Ma sono voci che quando non vengono accolte con lo sdegno con cui Ulisse Bacci accoglieva il Decreto di Albert Pike (1809-1891) da Charleston: «È chiaro come luce meridiana che vuolsi far sottoscrivere un credo religioso a tutti coloro che entrano nella Massoneria. E l'universalismo di questo nostro sodalizio dov'è più? Non esiste di certo dal momento che diventa una sètta! Noi non daremo ai cattolici il gusto di chiamarci settari»! 79.
Vengono considerate (e presto dimenticate) come accettabile e tollerabile espressione del libero convincimento di ciascun affiliato. Insomma, la formula del G\A\D\U\, adottata dalla Massoneria, non è altro che una locuzione a doppio fondo che, come dice la Rivista della Massoneria, grand orient de francepuò «acconciarsi a tutti i gusti, ancora a quelli di un ateo» 80.




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Questa non è una malignità clericale, osserva Alessandro Luzio (1857-1946) 81, ma è una frase testuale confermata sempre dalla stessa rivista, nel 1878, quando una buona parte del mondo dei Fratelli era a soqquadro per la brusca decisione presa dalla Massoneria francese nel settembre 1877 di mettere in soffitta la formula stessa del G\A\D\U\. Già, precedentemente, la rivista aveva preso bellamente in giro il Grand'Oriente egiziano che aveva rotto le relazioni con il Grand'Oriente di Francia perché il 14 settembre 1876 aveva «presa in considerazione (la) più antimassonica fra le proposte: quella cioè di eliminare dai proprî Statuti la credenza in Dio» 82. La ragione portata dal Grand'Oriente egiziano potremmo sottoscriverla anche noi: «Se noi ci onoriamo, e ben giustamente, di chiamarci Fratelli, è perché ci consideriamo figli dello stesso Padre: rinnegata la paternità Divina, la fratellanza e l'unità dell’uman genere, riescono affatto problematiche e il vagheggiato perfezionamento del mondo morale, unico obbiettivo cui mira l'Arte Reale, rendesi umanamente impossibile» 83. Malgrado queste giuste proteste, nel settembre 1877, come dicevamo, il Grand'Oriente di Francia cancellava, dal 2° paragrafo del 1° articolo dello Statuto, il G\A\D\U\. Come si regolò la Massoneria italiana prima e dopo questa decisione? Prima asseriva: «Nelle Costituzioni che reggono la Massoneria francese, come tutti sanno, è scritto che la Massoneria professa il principio dell'esistenza di Dio e dell'immortalità dell'anima




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La Massoneria italiana che non ha nelle generali Costituzioni un'affermazione di principio che possa offendere in alcun modo la libertà di coscienza dei suoi affiliati vedrà, ne siamo certi, con vivo piacere, che anche la consorella famiglia massonica francese si liberi da cosiffatte pastoie. A noi basta l'invocazione mondiale al G\A\D\U\ perché non è contraria a nessun sistema filosofico, perché può associarsi a qualunque opinione e credenza, perché altro non rappresenta che la sintesi di qualsivoglia scuola o religione. Ed è perciò che i massoni francesi - come alcuni di essi erroneamente credono - non avranno nulla a temere per parte della Massoneria italiana, se deliberano, come forse fanno a quest'ora, la modificazione delle loro Costituzioni [...]. E infatti bisognerebbe essere proprio più intolleranti dei cattolici per proibire che la Massoneria francese rovesciasse quella barriera che può impedire l'ingresso nelle sue Logge ad uomini distintissimi che però non credono in Dio né nell'immortalità dell'anima. La Massoneria estera potrebbe a ragione commuoversi se in Francia si facesse professione di ateismo in Massoneria, “ma non può darsi coscienziosamente questa interpretazione alla modificazione desiderata, la quale inspirata da un concetto profondamente massonico di fratellanza e di uguaglianza, non ad altro tende che a togliere alla Massoneria francese il carattere di una scuola deista» 84.




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E dopo? La Rivista della Massoneria Italiana deprecava quell'improvvida risoluzione per il solo opportunistico motivo che s'era danneggiata l'Istituzione mondiale, provocando la rottura dei rapporti tra la Massoneria anglo-americano-tedesca e la francese, mentre la vecchia formula,de la justice dans la révolution et dans l'église - proudhon stiracchiabile in tutti i sensi, tornava tanto utile a mantenere la pace in famiglia. «Noi protestiamo - scriveva Ulisse Bacci - sia pure sotto la sua unica e personale responsabilità» 85, ma sempre «con licenza scritta del Potentissimo Gran Maestro»!, contro «le deliberazioni delle Gran Logge d'Inghilterra e d'Irlanda», del 4 dicembre 1877 86 «che non riconoscevano il Grand'Oriente di Francia» perché aveva «eliminato un paragrafo della propria Costituzione, il quale imponeva a chiunque volesse entrare nella Massoneria la credenza in Dio e nell'immortalità dell'anima» 87. «Noi protestiamo» contro tale deliberazione «perché contraria ai principî fondamentali della Massoneria, e facciamo caldissimi voti, affinché di una questione puramente ed esclusivamente metafisica non si voglia fare un pomo di discordia nella famiglia dei Liberi Muratori, i quali hanno oggi ben altro da fare che perdersi in discussioni arcadiche, le quali lasciano sempre il tempo che trovano, e non fanno avanzare di un passo solo il progresso morale, civile ed economico dell'umanità» 88.




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«L'opera consumata dai Fratelli inglesi - continua il Bacci - è anche opera eminentemente inconsulta. Essi gettano il pomo della discordia nel cuore della Massoneria» 89; «una fra le ragioni addotte è perché questa guerra bisognava farla molto prima, quando cioè gli uomini come Proudhon (sic!) e come tutti quelli dell'Enciclopedia entravano nell'Ordine e vi portavano il contingente della loro sapienza: oggi è frutto fuor di stagione, è assurdo, è follia» 90. Quale fosse il contingente della sua sapienza, ce lo dice lo stesso Pierre Joseph Proudhon (1809-1865) nella sua opera De la justice dans la Révolution et dans l'Église 91 che riportiamo in una nostra traduzione: «L'8 gennaio 1847, fui ricevuto massone in Grado d'Apprendista, nella Loggia “Sincérité, parfaite union et constante amitiè” all'Oriente di Besançon. Come ogni neofita, prima di ricevere la Luce, dovetti rispondere alle tre domande d'uso: “Cosa deve l'uomo ai suoi simili? Cosa deve alla sua patria? Cosa deve a Dio”? “Giustizia a tutti gli uomini; dedizione alla propria patria; guerra a Dio”. Questa fu la mia professione di fede».



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