IL FARO DEI SOGNI

Thailandia

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view post Posted on 7/1/2019, 15:57     Top   Dislike
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Cultura
Letteratura

Verso la fine del XVIII secolo si afferma l'epica nazionale thailandese del Ramakien (in lingua thai: รามเกียรติ์, Gloria di Rama)

Una produzione letteraria thailandese nasce nel XIV secolo per affermarsi nel XIX con la poesia :Sunthorn Phu e uno di questi autori che ha valorizzato la letteratura thailandese. Il genere della prosa si riscontra invece durante il XX secolo lasciando spazio a vari temi non solo di carattere popolare.
Arte
Patrimoni dell'umanità

La Thailandia, a livello culturale, vanta una ricca tradizione paesaggistica e artistica, omaggiata a livello universale, tanto che cinque dei suoi siti sono stati inseriti nella Lista dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO:

La Città storica di Ayutthaya e città storiche associate (1991),
La Città storica di Sukhothai e città storiche associate (1991),
I Santuari della vita selvatica di Thungyai e Huai Kha Khaeng (1991)
Il Sito archeologico di Ban Chiang (1992)
Il Complesso forestale di Dong Phayayen-Khao Yai (2005)

Musica

Una delle più note interpreti della musica thailandese e Pumpuang Duangjan (1961-1992), ricordata, in particolare, per i testi, che descrivono i poveri rurali della Thailandia.
Sport
Muay thai
Match di muay thai a Bangkok

Lo sport nazionale thailandese è la muay thai, arte marziale praticata dai tempi di Re Naresuan nel 1560 d.C. La muay thai è oggi praticata in molti Paesi al mondo.

Tra i campioni thailandesi della muay thai c'è Buakaw Banchamek, più volte campione del mondo, Sudsakorn Sor Klinmee, Yodsaenklai Fairtex e Sitthichai Sitsongpeenong.
Calcio

La Nazionale di calcio della Thailandia risulta una delle più rinomate del sud-est asiatico: infatti secondo la Classifica mondiale della FIFA è terza dietro Australia e Filippine.
Giochi olimpici
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Thailandia ai Giochi olimpici.

La prima medaglia d'oro olimpica per la Thailandia fu conquistata da Somluck Kamsing, nel pugilato, pesi piuma, ai Giochi olimpici di Atlanta 1996.
Gastronomia
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Cucina thailandese.

Uno dei piatti tipici e famosi della cucina thailandese è il Pad thai, un piatto di pasta di riso saltata in padella e condita con vari elementi culinari.


Screenshot_2019-01-07_Thailandia_-_Wikipedia

fonte https://it.wikipedia.org/wiki/Thailandia

 
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Generalità

Stato dell'Asia noto fino agli anni Trenta del Novecento come Siam, assunse la denominazione di Thailandia solo nel 1949. Situato nella penisola indocinese, il suo cuore geografico è costituito dal bacino del Menam (Chao Phraya), le cui fertili pianure attrassero i Thai, le popolazioni sino-tibetane che vi si stabilirono intorno ai sec. XII-XIII provenendo dalle montagne dello Yunnan. A loro si fanno risalire le città-stato, l'invenzione della scrittura thai e la diffusione della cultura, prima del contatto con il popolo Khmer, di cui vennero assunte leggi, lingua e tradizioni. Prospero e rispettato in tutta l'Asia, il regno thai respinse gli attacchi dei bellicosi vicini birmani e le mire colonialiste dei Paesi europei, interessati alla sua posizione strategica, stretta tra i due Oceani. In ottocento anni di storia, il popolo non è mai stato colonizzato: la Thailandia, il “paese degli uomini liberi”, venne governata da un alternarsi di dinastie fino all'avvento dei Chakri, che regnano su queste terre dalla fine del Settecento. Nel corso del Novecento la Thailandia si è avvicinata agli Stati Uniti, godendo della protezione del colosso americano attratto, soprattutto dopo la seconda guerra mondiale, dalla possibilità di appoggio strategico e militare rappresentato dal Paese sui fronti caldi del Sudest asiatico. Dalla metà del sec. XX, la Thailandia vive tuttavia in un alternarsi di rivolgimenti politici, caratterizzati da frequenti colpi di stato e dall'avvicendarsi di regimi militari. A fare da contraltare alla vicinanza con l'Occidente e con i suoi modelli culturali ed economici, è emersa nel Paese anche la richiesta di un recupero dei valori più autenticamente asiatici, nazionalisti e progressisti, tendenza che è propria di tutta l'area indocinese.



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Territorio: geografia umana

Si ritiene che gli abitanti originari della Thailandia siano stati in tempi preistorici genti negritos di origine melanesiana; le fertili pianure attrassero successivamente popoli paleoindocinesi, in particolare i khmer, gli attuali abitatori della Cambogia. Destinati però ad avere il sopravvento furono i thai, giunti dal Nord in successive migrazioni e che praticamente nel sec. XIII occuparono il Paese, concentrandosi soprattutto nella pianura del Menam e nei bacini intermontani. La quasi totalità della popolazione è oggi costituita da genti thai (le esigue minoranze si raggruppano nelle aree periferiche); sotto il nome di thai si comprendono però popoli diversi, accomunati dal fatto di parlare una stessa lingua, appartenente alla famiglia sino-tibetana. La popolazione thailandese etnicamente si divide così: thai 95,9%, birmani 2%, cambogiani 0,4%, laotiani 0,3%, cinesi 0,2%. Oltre ai thai veri e propri, o siamesi, appartengono al medesimo ceppo i lao (che abitano soprattutto il vicino Laos) e che in territorio thailandese sono particolarmente diffusi nel Khorat e sui monti settentrionali, dove sono insediati anche i gruppi sparsi come i meo e gli yao; essi pure d'origine sinica, praticano un'agricoltura itinerante ricorrendo alla pratica dell'incendio di aree forestali (ray); oltre a coltivare riso, mais e oppio, si dedicano all'allevamento di maiali e cavalli. Nella Thailandia occidentale vivono tribù karen, di origine birmana, mentre nella regione meridionale predominano genti malesi; qui, al riparo delle dense foreste, sopravvivono ancora esigui nuclei di semang, i più primitivi tra gli odierni abitatori della Thailandia, cacciatori e raccoglitori affini ai mincopi delle Andamane. Alle migrazioni iniziatesi verso la fine del sec. XIX al tempo della creazione della rete ferroviaria si deve la presenza di cinesi in Thailandia, occupati preminentemente in attività commerciali; si tratta di una comunità ben integrata con una buona rappresentanza politica. Diverso è il caso della minoranza malese di religione islamica, stanziata nella regione meridionale, più povera e discriminata. Sono presenti anche oltre 100.000 rifugiati provenienti dal Myanmar che fuggono dalle discriminazioni su base etnica. Le campagne di pianificazione familiare e l'aumento del tenore di vita e della scolarizzazione hanno contribuito, dai primi anni Novanta del Novecento, ad abbassare il tasso di natalità e a ridurre il tasso di crescita della popolazione. Tuttavia, la densità abitativa è in costante aumento: se al censimento del 1980 risultava una densità abitativa di 90 ab./km², nel 2015 era di 135,87 ab./km². Naturalmente è la presenza di ambienti adatti alla risicoltura e climaticamente favorevoli a determinare le leggi del popolamento. Così le più fitte concentrazioni corrispondono alla pianura del Menam e alla zona meridionale prossima al delta. Popolate sono anche le aree pianeggianti che si stendono immediatamente ai piedi dei rilievi; ampie zone del Paese, come il Nord montagnoso, sono però poco popolate; nelle stesse pianure si hanno densità non elevate lontano dai fiumi, che rappresentano i principali e tradizionali assi di attrazione. I due terzi della popolazione vivono in zone rurali. Tra le forme d'insediamento predomina il villaggio costituito da case di legno su palafitte: l'edificio maggiore è il wat, tempio e monastero buddhista. I villaggi sorgono prevalentemente lungo i corsi d'acqua, naturali vie di comunicazione; tra le popolazioni montanare che praticano l'agricoltura itinerante si hanno numerosi, precari villaggi ubicati in mezzo a spiazzi arborei e formati da poche capanne di legno. Le città, sorte con la formazione dei primi regni thai, ebbero funzione di sedi del potere civile e religioso e mantennero la loro importanza solo per il periodo in cui svolsero tale ruolo: è il caso soprattutto di Ayutthaya, l'antica capitale thailandese. Unica metropoli è Bangkok, città di fondazione relativamente recente e capitale dal 1782. Posta sulla riva sinistra di un meandro del Menam ad appena 30 km dal mare, deve in larga misura le sue fortune al processo suscitato in tutta la penisola indocinese dai rapporti commerciali con l'Occidente, che ha comportato l'abbandono delle antiche capitali insediate nel cuore delle regioni fluviali a vantaggio di centri costieri o comodamente raggiungibili per via d'acqua dal mare e ciò per evidenti ragioni commerciali. Attorno a un nucleo d'impronta monumentale, con edifici pubblici, templi e palazzi che si rifanno alla tradizione architettonica thai, si è ormai dilatata una vasta città, con una vera e propria city moderna ma anche con sterminati e miserabili quartieri di casupole: quasi una sintesi o un simbolo delle contraddizioni che il Paese non riesce a sanare. Negli ultimi decenni l'espansione della città è stata rilevante, grazie alle nuove attività, tra cui quelle industriali, che vi sono sorte e si è venuto a creare uno dei maggiori agglomerati urbani del continente che già nel 2010 ospitava oltre 8 milioni di persone; Bangkok è il massimo centro commerciale e culturale del Paese, nonché nodo primario delle comunicazioni. Nelle province intorno alla capitale si trovano altre importanti città, quali Samut Prakan, Nonthaburi e Nakhon Pathom. Gli altri centri hanno solo funzioni regionali, come Chiang Mai, la maggiore città della Regione Settentrionale, o Nakhon Ratchasima, fulcro del Khorat e situata nella regione nordorientale, e Udon Thani, il più popoloso centro della stessa regione, Chon Buri, massimo centro della Regione orientale, o Surat Thani, porto della penisola malese.



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Cultura: generalità

La vita e la cultura thailandesi si sono strutturate nel tempo intorno ad alcuni elementi molto forti: la componente religiosa del buddhismo, le influenze esercitate dalle diverse etnie con cui si è amalgamata quella thai, a cominciare dalla khmer, e la monarchia, che ha dettato le regole di molti aspetti sociali, ma ha anche contribuito a mantenere vivi rituali e pratiche antiche. L'espressione artistica che caratterizza maggiormente la Thailandia è probabilmente l'architettura tradizionale. Sull'intero territorio nazionale sono distribuiti migliaia di templi e complessi monastici buddhisti (i wat, il cui numero si aggira intorno alle 30.000 unità) in cui la percezione di un tempo che sembra essersi fermato è molto forte; senza dubbio in questo la Thailandia è stata favorita dal fatto di non essere stata toccata dal colonialismo. Ogni wat inoltre ospita numerose opere d'arte (pitture murarie, sculture, oggetti d'artigianato) di grande bellezza la cui presenza, oltre a contribuire a formare un'atmosfera di pace e leggerezza, riflette le diverse epoche storiche presenti nel complesso. Alcuni templi sono presenti nei siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: la città storica di Ayutthaya (1991); la città storica di Sukhothai e le città storiche associate (1991); il sito archeologico di Ban Chiang (1992). Le altre forme in cui la memoria storica culturale si tramanda sono il teatro, la musica, la danza, nelle quali solo nel XX sec. l'influenza occidentale ha fatto una piccola breccia, importando modi e tendenze nuove. Non vanno inoltre dimenticate discipline sportive antiche, quali l'aquilone - esistono vere competizioni di abilità nel padroneggiarlo - e, soprattutto, la muay thai (o thai boxe), arte marziale, considerata sport nazionale, che oggi trova seguaci in tutto il mondo. Il cinema thailandese ha vissuto un periodo prolifico negli anni Settanta, pur non riuscendo mai a stabilire un proprio tratto peculiare artistico di livello internazionale, ma vivendo una sorta di competizione con i generi e le opere di Hollywood. Fra i nomi più interessanti della fine del XX sec. si ricordano comunque Nonzee Nimibutr (n. 1962) e Wisit Sasanatieng (n. 1964), autore di Tears of the Black Tiger, primo film thailandese a partecipare, nel 2001, al Festival di Cannes. Tra le principali istituzioni culturali del Paese vanno segnalate l'Università Silpakorn (per l'arte), il Royal Institute e il Museo Nazionale, tutti con sede nella capitale, vero fulcro e motore del Paese, in cui maggiori sono i segni del progresso, della modernità e dell'industrializzazione.



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Territorio: geografia umana

Si ritiene che gli abitanti originari della Thailandia siano stati in tempi preistorici genti negritos di origine melanesiana; le fertili pianure attrassero successivamente popoli paleoindocinesi, in particolare i khmer, gli attuali abitatori della Cambogia. Destinati però ad avere il sopravvento furono i thai, giunti dal Nord in successive migrazioni e che praticamente nel sec. XIII occuparono il Paese, concentrandosi soprattutto nella pianura del Menam e nei bacini intermontani. La quasi totalità della popolazione è oggi costituita da genti thai (le esigue minoranze si raggruppano nelle aree periferiche); sotto il nome di thai si comprendono però popoli diversi, accomunati dal fatto di parlare una stessa lingua, appartenente alla famiglia sino-tibetana. La popolazione thailandese etnicamente si divide così: thai 95,9%, birmani 2%, cambogiani 0,4%, laotiani 0,3%, cinesi 0,2%. Oltre ai thai veri e propri, o siamesi, appartengono al medesimo ceppo i lao (che abitano soprattutto il vicino Laos) e che in territorio thailandese sono particolarmente diffusi nel Khorat e sui monti settentrionali, dove sono insediati anche i gruppi sparsi come i meo e gli yao; essi pure d'origine sinica, praticano un'agricoltura itinerante ricorrendo alla pratica dell'incendio di aree forestali (ray); oltre a coltivare riso, mais e oppio, si dedicano all'allevamento di maiali e cavalli. Nella Thailandia occidentale vivono tribù karen, di origine birmana, mentre nella regione meridionale predominano genti malesi; qui, al riparo delle dense foreste, sopravvivono ancora esigui nuclei di semang, i più primitivi tra gli odierni abitatori della Thailandia, cacciatori e raccoglitori affini ai mincopi delle Andamane. Alle migrazioni iniziatesi verso la fine del sec. XIX al tempo della creazione della rete ferroviaria si deve la presenza di cinesi in Thailandia, occupati preminentemente in attività commerciali; si tratta di una comunità ben integrata con una buona rappresentanza politica. Diverso è il caso della minoranza malese di religione islamica, stanziata nella regione meridionale, più povera e discriminata. Sono presenti anche oltre 100.000 rifugiati provenienti dal Myanmar che fuggono dalle discriminazioni su base etnica. Le campagne di pianificazione familiare e l'aumento del tenore di vita e della scolarizzazione hanno contribuito, dai primi anni Novanta del Novecento, ad abbassare il tasso di natalità e a ridurre il tasso di crescita della popolazione. Tuttavia, la densità abitativa è in costante aumento: se al censimento del 1980 risultava una densità abitativa di 90 ab./km², nel 2015 era di 135,87 ab./km². Naturalmente è la presenza di ambienti adatti alla risicoltura e climaticamente favorevoli a determinare le leggi del popolamento. Così le più fitte concentrazioni corrispondono alla pianura del Menam e alla zona meridionale prossima al delta. Popolate sono anche le aree pianeggianti che si stendono immediatamente ai piedi dei rilievi; ampie zone del Paese, come il Nord montagnoso, sono però poco popolate; nelle stesse pianure si hanno densità non elevate lontano dai fiumi, che rappresentano i principali e tradizionali assi di attrazione. I due terzi della popolazione vivono in zone rurali. Tra le forme d'insediamento predomina il villaggio costituito da case di legno su palafitte: l'edificio maggiore è il wat, tempio e monastero buddhista. I villaggi sorgono prevalentemente lungo i corsi d'acqua, naturali vie di comunicazione; tra le popolazioni montanare che praticano l'agricoltura itinerante si hanno numerosi, precari villaggi ubicati in mezzo a spiazzi arborei e formati da poche capanne di legno. Le città, sorte con la formazione dei primi regni thai, ebbero funzione di sedi del potere civile e religioso e mantennero la loro importanza solo per il periodo in cui svolsero tale ruolo: è il caso soprattutto di Ayutthaya, l'antica capitale thailandese. Unica metropoli è Bangkok, città di fondazione relativamente recente e capitale dal 1782. Posta sulla riva sinistra di un meandro del Menam ad appena 30 km dal mare, deve in larga misura le sue fortune al processo suscitato in tutta la penisola indocinese dai rapporti commerciali con l'Occidente, che ha comportato l'abbandono delle antiche capitali insediate nel cuore delle regioni fluviali a vantaggio di centri costieri o comodamente raggiungibili per via d'acqua dal mare e ciò per evidenti ragioni commerciali. Attorno a un nucleo d'impronta monumentale, con edifici pubblici, templi e palazzi che si rifanno alla tradizione architettonica thai, si è ormai dilatata una vasta città, con una vera e propria city moderna ma anche con sterminati e miserabili quartieri di casupole: quasi una sintesi o un simbolo delle contraddizioni che il Paese non riesce a sanare. Negli ultimi decenni l'espansione della città è stata rilevante, grazie alle nuove attività, tra cui quelle industriali, che vi sono sorte e si è venuto a creare uno dei maggiori agglomerati urbani del continente che già nel 2010 ospitava oltre 8 milioni di persone; Bangkok è il massimo centro commerciale e culturale del Paese, nonché nodo primario delle comunicazioni. Nelle province intorno alla capitale si trovano altre importanti città, quali Samut Prakan, Nonthaburi e Nakhon Pathom. Gli altri centri hanno solo funzioni regionali, come Chiang Mai, la maggiore città della Regione Settentrionale, o Nakhon Ratchasima, fulcro del Khorat e situata nella regione nordorientale, e Udon Thani, il più popoloso centro della stessa regione, Chon Buri, massimo centro della Regione orientale, o Surat Thani, porto della penisola malese.



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La vita e la cultura thailandesi si sono strutturate nel tempo intorno ad alcuni elementi molto forti: la componente religiosa del buddhismo, le influenze esercitate dalle diverse etnie con cui si è amalgamata quella thai, a cominciare dalla khmer, e la monarchia, che ha dettato le regole di molti aspetti sociali, ma ha anche contribuito a mantenere vivi rituali e pratiche antiche. L'espressione artistica che caratterizza maggiormente la Thailandia è probabilmente l'architettura tradizionale. Sull'intero territorio nazionale sono distribuiti migliaia di templi e complessi monastici buddhisti (i wat, il cui numero si aggira intorno alle 30.000 unità) in cui la percezione di un tempo che sembra essersi fermato è molto forte; senza dubbio in questo la Thailandia è stata favorita dal fatto di non essere stata toccata dal colonialismo. Ogni wat inoltre ospita numerose opere d'arte (pitture murarie, sculture, oggetti d'artigianato) di grande bellezza la cui presenza, oltre a contribuire a formare un'atmosfera di pace e leggerezza, riflette le diverse epoche storiche presenti nel complesso. Alcuni templi sono presenti nei siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: la città storica di Ayutthaya (1991); la città storica di Sukhothai e le città storiche associate (1991); il sito archeologico di Ban Chiang (1992). Le altre forme in cui la memoria storica culturale si tramanda sono il teatro, la musica, la danza, nelle quali solo nel XX sec. l'influenza occidentale ha fatto una piccola breccia, importando modi e tendenze nuove. Non vanno inoltre dimenticate discipline sportive antiche, quali l'aquilone - esistono vere competizioni di abilità nel padroneggiarlo - e, soprattutto, la muay thai (o thai boxe), arte marziale, considerata sport nazionale, che oggi trova seguaci in tutto il mondo. Il cinema thailandese ha vissuto un periodo prolifico negli anni Settanta, pur non riuscendo mai a stabilire un proprio tratto peculiare artistico di livello internazionale, ma vivendo una sorta di competizione con i generi e le opere di Hollywood. Fra i nomi più interessanti della fine del XX sec. si ricordano comunque Nonzee Nimibutr (n. 1962) e Wisit Sasanatieng (n. 1964), autore di Tears of the Black Tiger, primo film thailandese a partecipare, nel 2001, al Festival di Cannes. Tra le principali istituzioni culturali del Paese vanno segnalate l'Università Silpakorn (per l'arte), il Royal Institute e il Museo Nazionale, tutti con sede nella capitale, vero fulcro e motore del Paese, in cui maggiori sono i segni del progresso, della modernità e dell'industrializzazione.



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Cultura: tradizioni

In Thailandia, nonostante l'apertura a ogni forma di progresso, si nota un profondo attaccamento alle tradizioni, che accomuna tutti i ceti sociali. Il ciclo della vita, dalla nascita alla morte, è legato a numerose credenze e superstizioni, come la paura degli spiriti maligni (phi), la morte intesa come un fatto positivo e felice, l'amore per la famiglia e la scelta di un nume tutelare per proteggerla. Il costume maschile, quando non si adotta la foggia europea, è costituito da una pezza di cotone colorato che si avvolge intorno al corpo, dalla cintola in giù, a guisa di pantaloni senza cucitura (panung); quello femminile, una volta limitato al sarong, è oggi molto vario e diventa fastoso e di eleganza raffinata in occasioni particolari. I thailandesi amano molto ogni forma di spettacolo e in particolare la danza, che ha una tradizione millenaria, e il teatro. Numerose e suggestive le feste popolari: importanti la festa delle “luci galleggianti” (Loi Krathong) dopo la stagione delle grandi piogge, celebrata con una processione di barche illuminate, e quelle per il capodanno (celebrato tra il 13 e il 16 aprile) che durano tre giorni.



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Cultura: letteratura

La più antica testimonianza in lingua thai è costituita dalla iscrizione di Rāma K'amhneg del 1292. Una serie di iscrizioni più tarde sono attribuite al re Lü Thai, ma è solo con il regno di Ramath'ibodi I (1350-69) che la letteratura thailandese comincia a delineare una storia sistematica, sebbene una buona parte delle opere più antiche siano andate perdute nel 1767 con la distruzione della capitale Ayutthaya, che era stata uno dei centri culturali del Siam di principale richiamo data la presenza della corte reale. Sotto il regno di Botomotroilokanath (1448-88) si affermò la poesia di genere lilit, di cui si conserva il Lilit Yuen Phai (Poema della sconfitta degli Yuen), che racconta in chiave epico-erudita la campagna vittoriosa contro Ch'ieng Mai. Ma l'età d'oro della poesia siamese fu raggiunta solo sotto il regno di Phra Narai (1657-88), quando la corte di Ayutthaya ospitò molti grandi poeti e scrittori, tra cui Maharachakhru e Si Prat. All'epoca di Phra Narai compaiono inoltre i primi componimenti poetici del genere dei nirat. Nell'ultimo periodo di Ayutthaya prese sviluppo soprattutto la letteratura teatrale, che con adattamenti di storie di ispirazione epica o buddhista ampliò i repertori del lakhon. In seguito alla distruzione di Ayutthaya la letteratura siamese attraversò un periodo di decadenza cui pose fine il regno di Rama I, il quale agli inizi dell'Ottocento intraprese una vasta opera di restaurazione dei testi letterari e curò una versione completa del Ramakien. Nello stesso tempo fu assicurata la rinascita della prosa letteraria e furono compiute una serie di traduzioni di opere straniere fra cui il famoso romanzo cinese dei Tre Regni (San Kuo Chih). Ancor più fecondo di risultati fu il periodo di regno di Rama II, che fece della corte di Bangkok un cenacolo di poeti, di cui il più famoso, oltre lo stesso re, fu Sunthon Phu. I generi più coltivati rimasero la lirica d'amore e i nirat pervasi dalla malinconia di un tema dedicato alla separazione. Un nuovo genere, il sepha, sorta di racconto cantato, ebbe il suo capolavoro con il Khun Chang Khun Phen di Rama II, che narrava in esso un episodio di vita cinquecentesca ad Ayutthaya. A iniziare dal regno di Phra Nang Klao (1824-51), la diffusione crescente della cultura occidentale cominciò a modificare in modo sensibile la letteratura tradizionale. Persino la lingua, sotto l'influenza di scrittori formatisi in Europa, si arricchì nel lessico. Il re Mongkut (1855-68) scrisse un nirat sul suo viaggio a Londra nel 1857-58. Ma ancora per tutto l'Ottocento furono coltivati i generi della poesia classica e anche nella prima metà del sec. XX non sono mancati tardi epigoni della lirica tradizionale: Phya Si Sunthon Vohan (1822-1900), Luang Thammaphimon (1858-1928), Chao Phya Phaskaravong (1849-1920) e soprattutto Phitayalongkon, i quali condussero la letteratura thailandese fino al rinnovamento operatosi ai nostri giorni in seguito alle crescenti influenze della letteratura occidentale. Akat Dankong, considerato il pioniere del romanzo moderno thailandese, esprime nelle sue opere l'amarezza per l'impossibile incontro fra Oriente e Occidente; meno pessimista di lui, Kulap Saypradit nei suoi romanzi segue la corrente del realismo socialista. La letteratura thai della seconda metà del sec. XX è caratterizzata da un grande rigoglio della prosa, mentre meno sviluppata appare la poesia (ad eccezione della grande lirica classica): se, infatti, questo “popolo di poeti” nel Novecento non è stato capace di esprimere una poesia nuova e originale, la prosa ha assunto una dimensione moderna e universale. Va rilevato il notevole numero di valenti narratrici, fatto unico in ua letteratura orientale. Citiamo Dokmai Sot (1905-1965) e Botan, pseud. di Supha Lusin Sirising (n. 1945). Campeggia la figura del principe Kukrit Pramoj (1911-1995), negli anni Settanta capo del governo per alcuni mesi e più volte ministro. Tra i suoi romanzi sono degni di nota I quattro regni (1953) e Bambù rosso (1956), grandiose narrazioni storiche permeate da un intenso spirito religioso. Se molti sono i romanzi (e alcuni veramente apprezzabili) ancora più vasta è la produzione novellistica. In questo campo, è stato il giornalista Rong Wong-savun (n. 1932) l'autore più originale. Fra gli scrittori contemporanei emersi sul finire del secolo si segnalano Win Lyovarin (n. 1956), autore di romanzi e racconti come Democracy, shaken and stirred, che ha scontato con il carcere la propria scelta di una letteratura “"poco allineata”", Chart Korbjitti (n. 1954), autore di Khamphiphaksa (1981; The Judgment). Saksiri Meesomsueb (n. 1957) è invece un poeta, premiato nel 1992 con il S.E.A. Write Award (premio per il miglior autore del Sudest asiatico) per la sua raccolta That Hand is White.



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Cultura: arte

Precisi stili artistici, per lo più determinati dalle scuole di scultura buddhistica ispirate alla dottrina Hīnayāna (Theravāda), caratterizzarono i vari periodi della storia del Siam e presero il nome dalle capitali politiche o dai centri maggiori in cui ebbero fioritura. La prima scuola artistica si sviluppò dal sec. VI al sec. XI, nel medio e basso Menam, durante il regno di Dvāravatī (esperienze artistiche anteriori, affini ai modi della cultura prekhmer del Fu-nan, si produssero nell'area di U Tong, come hanno dimostrato i reperti archeologici di questa zona) e fu fortemente impregnata dalle componenti estetiche dell'India Gupta, giunte per irradiazione della civiltà indiana e per l'emigrazione di numerosa manodopera, che in questi Paesi fu attiva accanto a quella proveniente da Ceylon. Allo stile di Dvāravatī succedette quello di Lop Buri, che costituì una versione provinciale della grande arte khmer. Con la fondazione del primo regno siamese indipendente dei Thai (sec. XIII) si affermò un terzo stile che prese nome dalla nuova capitale di Sukhothai e che operò un rinnovamento delle tendenze artistiche delle scuole locali. Nella capitale gemella di Sajjnālava grande importanza ebbero in questa epoca le fornaci ceramiche (ceramica di Svargaloka). Le scuole di scultura Sukhothai iniziarono una grande tradizione plastica (si elaborò, per esempio, la iconografia dell'immagine del Buddha “che cammina”) che ebbe ampia ripercussione nella produzione artistica del Paese. E fu nel periodo di Sukhothai e in quello successivo di Ayutthaya che si attuarono le grandi trasformazioni architettoniche, con il progressivo abbandono delle forme khmer e la definizione di caratteri più squisitamente siamesi (adozione del tipo di cetiya campaniforme a pianta quadrata, oppure del tipo con cupola a bulbo). In quest'epoca (sec. XIII/XIV-XVI) ebbe grande fioritura lo stile scultoreo della scuola di U Tong, che si ispirava alle formule indiane e giavanesi. A quest'ultimo succedette nel sec. XVIII quello di Bangkok, con il quale il Siam si aprì alle tendenze moderne, pur nel pieno rispetto delle antiche tradizioni, a cui vennero informate tutte le esperienze dell'arte figurativa e dell'architettura nel corso del sec. XIX, prima che il Siam si volgesse all'accoglimento delle influenze occidentali, che assunsero sempre più importanza a partire dal 1900. Nel complesso gli artisti dell'epoca contemporanea devono molto a un italiano, Corrado Feroci, invitato in Thailandia all'inizio del Novecento dal Re Rama VI. Lo scultore, il cui nome divenne poi Silpa Bhirasri, diede avvio a una nuova fase nell'arte locale, aprendo una scuola poi divenuta la più importante università di Belle Arti del Paese (la Silpakorn University di Bangkok) e divenendo con gli anni il vero padre dell'arte moderna thailandese. Fra le personalità emerse nel XX sec. vanno annoverate J. Buabusaya (1911-2010), autore di paesaggi, Khien Yimisiri (1922-1971), fondamentalmente tradizionalista, Sawat Tanitsuk, Chamras Khietikong (1916-1966), buon ritrattista, Fua Hariphitaksa (1910-1993), Piboon Musikpodok (1917-2008), fotografo e Prasong Patamanuch (1918-1989): quest'ultimo ha cercato di tradurre in forme moderne motivi di ispirazione tradizionale. Successivamente i nomi della scena artistica segnalatisi a livello internazionale sono Chakrabhand Posayakrit (n. 1943), autore di ritratti e scene ispirate alla letteratura classica della Thailandia, San Sarakornborirak (n. 1934), pittore e scultore, Piboon Musikpodok (n. 1917), fotografo, i pittori Pratuang Emjaroen (n. 1935), Tawee Rajaneekorn (n. 1934), Kiettisak Chanonnart (n. 1943) e lo scultore Nonthivathn Chandhaphalin (n. 1946).
Cultura: musica

Il sistema musicale thailandese presenta singolari affinità con la musica occidentale: l'ottava è infatti divisa in sette parti eguali, sulla base di un temperamento empirico. Di questi sette suoni, la pratica musicale ne trasceglie cinque, dando luogo a melodie che suonano all'orecchio occidentale come se fossero costruite sulla scala pentafonica cinese. La musica thailandese tradizionale presenta forti affinità con quella della Cambogia; in particolare quasi identica è la costituzione delle orchestre, che comprendono xilofoni a tavolette, a piatti di bronzo, a gong, liuti ad arco, salteri, oboe, flauti, cimbali, tamburi e sonagli di legno.



fonte www.sapere.it/enciclopedia/Thail%C3%A0ndia.html

 
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