IL FARO DEI SOGNI

Madagascar

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Generalità

Si trova di fronte alle coste sudorientali dell'Africa, dalle quali dista nel punto più stretto del Canale del Mozambico 400 km. L'isola di Madagascar è inclusa convenzionalmente nel continente africano benché per numerose peculiarità possa essere considerata una terra a se stante: ospita infatti specie vegetali e animali uniche ed è popolata in parte da genti venute dall'Asia monsonica che hanno introdotto nell'isola elementi culturali propri. Situato sulle antiche rotte coloniali per l'Estremo Oriente, il Madagascar è stato conteso nel sec. XIX da inglesi e francesi trovando sotto il dominio dei Merina, uno dei suoi popoli più evoluti, una spinta unificatrice e nazionalistica, soffocata però dall'imposizione del dominio francese. La conquista dell'indipendenza nel 1960 tuttavia non ha impedito che si avessero anni di complice neocolonialismo. Il Paese è stato soggetto a un regime di stampo socialista dal 1975 al 1991 e negli anni successivi ha vissuto un'instabilità politica con un'alternanza di presidenti spesso destituiti a seguito di scontri di piazza.



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Territorio: geografia umana

L'attuale popolamento è dovuto a varie ondate migratorie di gruppi australo-melanesiani e indonesiani. I primi (rappresentati dai bara, dai sakalava ecc.) giunsero forse nel II millennio a. C., seguiti dai betsileo, dai tsimihety ecc. Le più recenti migrazioni sono state quelle che hanno introdotto nell'isola i merina, originari forse di Giava: essi formano il gruppo oggi dominante, stanziato nell'altopiano centrale, nella terra che da loro prende il nome, l'Imerina. Essi introdussero la loro cultura, la coltivazione del riso, l'impiego dello zebù nel lavoro dei campi. Anche la struttura organizzativa era quella dei popoli risicoltori dell'Asia monsonica, con un sovrano e una classe nobile di uomini liberi (Hova, nome con cui sono anche conosciuti i merina). Questa élite superiore via via assoggettò altre popolazioni e diede vita a quel regno che ebbe i suoi centri là dove stavano le sedi del potere, le cittadelle (i rova) nel cuore dell'altopiano. I merina tuttavia non riuscirono mai a dominare l'isola per intero, perché anche le altre popolazioni avevano una loro organizzazione e formavano dei regni ben precisi, come quello dei sakalava, dei betsileo ecc. Altri apporti umani dall'esterno sono quelli africani, rintracciabili soprattutto nelle popolazioni insediate nella parte sudoccidentale, come i makua, e quelli arabi, rappresentati da gruppi stanziati sulle coste settentrionali. Più recenti sono state le immigrazioni di comoriani, di indiani, di cinesi e di francesi dall'isola della Riunione. Malgrado il quadro etnico così vario per l'origine diversa delle sue componenti, la popolazione malgascia presenta non solo una notevole identità di caratteri somatici, risultato di lunghi miscelamenti con le popolazioni più antiche dell'isola, ma anche una solida compattezza fra tutti gli abitanti, legati in uno Stato di cui hanno accettato senza riserve la struttura unitaria e la lingua (il malagasy) da tutti conosciuta. La popolazione ha cominciato ad aumentare nei primi decenni del sec. XX; già nel 1920 era superiore ai 3 milioni, passati a oltre 4 milioni vent'anni dopo. Da allora la riduzione delle malattie endemiche, e soprattutto della malaria, ha indotto un'accelerazione della crescita demografica, che ha raggiunto e superato il 3% su base annua. Negli anni Ottanta la popolazione ha superato i 10 milioni di ab. e già nel 2006, secondo una stima, ammontava a oltre 17.800.000 individui. Nonostante il Madagascar disponga di un significativo potenziale in termini di risorse naturali e di forza lavoro, continua a essere uno dei Paesi più poveri del mondo e il livello di vita dei suoi abitanti è inferiore a quello che si registra nell'Africa subsahariana. Tra gli abitanti l'etnia principale è quella dei Malgasci 95,9% (2000) suddivisi in diversi gruppi, tra i quali: merina, betsimisaraka, betsileo, tsimihety, sakalawa, antaisaka, degli antandroy; altre etnie presenti sono i Makoa 1,1% (2000), i francesi 0,6% (2000), i comoriani 0,5% (2000) e altri 1,9% (2000). I gruppi più numerosi vivono sull'altopiano, che registra le più elevate densità. Ciò perché sull'altopiano è diffusa la risicoltura, spesso irrigua, e inoltre perché tale zona è diventata l'area focale dell'organizzazione territoriale moderna dell'isola, che fa capo ad Antananarivo. L'altopiano è tutto disseminato di caratteristici villaggi o piccoli nuclei formati da capanne di fango rosso, con i tetti di paglia, che sorgono accanto alle risaie: il paesaggio richiama per molti aspetti quello dell'Asia monsonica. Il versante montuoso occidentale è la parte meno popolata dell'isola, così come la sezione meridionale, arida, dove vivono genti seminomadi; su queste aree è diffuso l'allevamento. Popolate sono invece le fasce costiere (eccetto quella occidentale), perché vi si pratica l'agricoltura di piantagione. La densità di popolazione è di 37 ab./km²; la popolazione rurale rappresenta la grande maggioranza del totale, e quella urbana è poco più di un quarto. La capitale, Antananarivo, è il perno dell'isola, al tempo stesso vertice socio-economico e centro geografico, cosa che le conferisce una certa eccezionalità per un Paese che ha conosciuto l'organizzazione economica coloniale, la quale ha sempre privilegiato i centri costieri; ciò si spiega con la posizione climaticamente mitigata di Antananarivo, col fatto di trovarsi nell'area più popolosa del Paese e di essere anche stata la sede del principale rova dei merina. In età coloniale Antananarivo è stata collegata al mare con una ferrovia: da ciò lo sviluppo complementare di Toamasina, scalo marittimo principale del Madagascar sull'oceano Atlantico, su cui gravita la maggior parte del commercio dei prodotti agricoli in esportazione. Meno efficienti sono rimasti i collegamenti con le altre città portuali (Mahajanga, alla foce del Betsiboka, Antsirañana, valorizzata come porto militare dai francesi ecc.), le quali più che altro servono le aree costiere dove si è sviluppata l'agricoltura commerciale. Sull'altopiano i centri principali, dopo la capitale, sono Antsirabe e Fianarantsoa, seconda città del Paese, che sorge al confine delle grandi praterie, al centro di un'area agricola.



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Territorio: ambiente


La foresta pluviale domina sul versante orientale, dove presenta una larga varietà di specie, anche peculiari. Essa si dirada verso l'altopiano centrale dove il manto vegetale è stato estesamente compromesso dall'uomo. Alla pratica degli incendi (tavy) per preparare il terreno da coltivare si deve una degradazione della foresta che ha lasciato formazioni secondarie (savoka) di tipo savanico, nelle quali si impone spesso la palma. Il versante occidentale alterna estese praterie di graminacee a formazioni savaniche che si fanno marcatamente xerofile nella sezione meridionale, dove crescono i baobab, di cui esistono otto specie endemiche del Madagascar.

Dal punto di vista faunistico il Paese, con i gruppi insulari vicini (Comore, Aldabra, Seychelles e Mascarene), costituisce una regione zoogeografica a sé stante che presenta fortissime divergenze rispetto alla fauna africana e somiglianze con altre parti del mondo.

Ciò si spiega con le vicissitudini paleogeografiche e con il lungo isolamento dell'isola dal vicino continente, per cui vi si è potuta evolvere una fauna molto caratteristica, con intere famiglie esclusive e significative assenze di numerosi gruppi presenti in Africa.

I mammiferi sono costituiti in prevalenza dalle Proscimmie spettanti a tre famiglie esclusive: Lemuridi, Indridi e Daubentonidi (col solo rarissimo aye-aye). Mancano i carnivori terrestri, a eccezione di alcuni Viverridi esclusivi, tra cui il fossa, il maggior predatore indigeno.

Numerosi sono nell'isola gli insetti, non pochi dei quali appartenenti a specie endemiche, tra cui moltissime farfalle. Tra gli uccelli sono esclusive del Madagascar le famiglie Mesitornitidi, Leptosomatidi, Filepittidi, Vangidi e Rafidi, estinti delle isole Mascarene (p. es. dodo).

Tra i rettili abbondano i camaleonti mentre mancano lucertole e vipere; interessante anche l'assenza degli Agamidi (presenti in Africa), rimpiazzati da iguanidi peculiari (assenti in Africa e tipici delle Americhe), e la presenza di oltre 200 specie di rane, tra cui la rana pomodoro.

Come accennato lo straordinario ecosistema del Madagascar è minacciato dalla distruzione della foresta operata dall'uomo, che ha causato gravissimi danni alla fauna, provocando la scomparsa o il rischio di estinzione per moltissime specie.

Il 4,7% della superficie territoriale è tutelata in quanto area protetta. Nel Paese esistono 19 parchi nazionali, tra i quali quello della Baia di Baly, Mananara Nord e Montagna d'Ambra e 2 parchi nazionali marini, il Mananara Nord e il Sahamalaza.

Sono presenti anche due siti dichiarati patrimonio mondiale dell'umanità dall'UNESCO: la Riserva naturale di Tsingy de Bemaraha (1990) e le Foreste pluviali di Atsinanana (2007).

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Economia: generalità


Isolamento geografico, insufficienza delle comunicazioni interne e delle infrastrutture in genere, netta dipendenza dai mercati mondiali sono alcuni degli elementi che concorrono a determinare l'arretratezza dell'economia malgascia, basata su un'agricoltura praticata con metodi antiquati, scarsamente produttiva e in larga misura subordinata alle condizioni meteorologiche (frequenti sono i tifoni).

La dominazione coloniale inglese fece del Madagascar un nodo strategico lungo le rotte commerciali con l'Asia, ma, interessata soltanto allo sfruttamento immediato delle risorse locali (legname e colture di piantagione), non programmò piani di sviluppo dell'isola e non provvide alla formazione di imprenditori e tecnici in grado di gestire un'autentica politica di rinnovamento.

La dipendenza nei confronti dell'Inghilterra si mantenne anche dopo l'indipendenza fino svolta del 1975 che condusse il Paese verso un'economia marxista, una socializzazione forzata e verso la nazionalizzazione dei maggiori settori produttivi. Seguirono per il Paese anni di grandi difficoltà, con la perdita dell'autosufficienza, il crollo del PIL pro capite e l'aumento del debito estero.

Gli indirizzi di politica economica di stampo socialista vennero progressivamente abbandonati alla fine degli anni Ottanta del sec. XX adottando misure di liberalizzazione del commercio e di incentivazione degli investimenti stranieri, oltre che costituendo zone franche industriali; i maggiori sforzi del governo furono rivolti al potenziamento dell'agricoltura.

Queste misure permisero la riapertura della collaborazione con il FMI e con la Banca Mondiale. A partire dalla metà degli anni Novanta del sec. XX si registrò un graduale miglioramento economico, permanendo pur tuttavia le condizioni di sottosviluppo. Il Madagascar rimane, nel primo decennio del Duemila fortemente dipendente dagli aiuti internazionali e mancano le basi per poterlo inserire i fra i Paesi ad economia evoluta.

Il suo PIL, seppur in crescita, era di 9.254 ml $ USA nel 2008, e nello stesso anno il PIL pro capite era di 458 $ USA. Nel 2005 i Paesi membri del FMI e della Banca Mondiale hanno cancellato il debito estero del Paese.

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Cultura: generalità

Ogni area dell'isola ha un'architettura e uno stile architettonico definito; le abitazioni lungo la costa sono costruite con materiali leggeri che si trovano sul posto, compresi fibre di palma e di piante grasse. La casa tipica dei merina è una struttura alta e stretta, con finestre piccole e colonne di mattoni che sorreggono la veranda anteriore. I betsileo abbelliscono le loro case con sculture in legno. L'arte tessile ha una parte molto importante nella vita quotidiana, anche perché si crede che i tessuti abbiano in certi casi poteri soprannaturali. I merina utilizzano un filo di seta naturale particolare per tessere panni chiamati lamba mena (seta rossa). Questi tessuti, tinti in vari colori, sono indossati dall'aristocrazia e vengono utilizzati anche per le cerimonie funebri. La musica tradizonale ha ricevuto influssi anche da oltreoceano: la salegy dei sakalava risente di influenze keniote e indonesiane; la sigaoma è simile alla musica sudafricana; la tsapika è tipica della regione meridionale, mentre la watsa watsa ha una chiara derivazione africana. Se si eccettua eventi speciali come il Donia Festival a Nosy Be, che si tiene per una settimana nel mese di giugno, la musica tradizionale è difficile da ascoltare ed è limitata alle aree rurali; dovunque invece si sentono ritmi più occidentali, un misto di ritmi hip-hop e rap. Legato ai riti tradizionali è la festa detta Famadihana, o "rovesciamento delle ossa": in questa occasione, che cade tra giugno e settembre, di disseppelliscono i morti, si parla con loro e si esumano nuovamente con un nuovo sudario. Il riso è la base dell'alimentazione, tanto che viene considerato già un pasto di per sé; viene accompagato da verdure oppure da carne di pollo o di anatra; l'alternativa può essere una sorta di zuppa cinese, fatta con i tipici spaghetti cinesi con pesce, pollo o verdure, che denota un chiaro influsso asiatico; nelle aree rurali più povere il riso si accompagna a manioca o mais. La carne di zebù è quella più amata, e viene cotta sotto forma di bistecca, così come molto consumato è il pesce in tutte le sue versioni. Diretta derivazione francese è la straordinaria varietà di dolci e pasticceria. L'unico sito culturale patrimonio dell'umanità dell'UNESCO è l'area della collina di Ambohimanga (2001); qui è ubicata la città reale del regno omonimo, con sepolture e luoghi di culto. Si tratta di un importante punto di riferimento per l'identità nazionale malgascia, frequentato ancora oggi fin dal sec. XVI.




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Cultura: letteratura

La letteratura in lingua malgascia è stata, prima della penetrazione europea, eminentemente orale, originando una vera cultura nazionale. Il prestigio conferito alla parola-immagine, ritmata, ha fatto della poesia una specie d'incantesimo, dal quale non è mai disgiunto un fine utilitaristico: captare la realtà per agire su di essa. Quando non è ispirata da circostanze precise, la poesia si perde in fantasticherie che rivelano le sue origini asiatiche. Tale produzione letteraria si configura nei seguenti generi: Hain-Teny, o parole dotte, poesia a canti alterni che sussiste ancora, senza l'accompagnamento musicale che la sosteneva sotto forma di duelli oratori; Kabary, o proclamazioni reali, che tramandano nella forma più alta e rigorosa dell'eloquenza nazionale il testamento delle generazioni passate; Ohabolana, o libri sapienziali; Angano, racconti favolosi e miti cosmologici; Velatri, o preghiere; Tangehitri, o favole e indovinelli; Tsireko, canzoni mortuarie; Atsa, canzoni con accompagnamento di tamburo. Esisteva, inoltre, un genere intermedio fra il romanzo e il teatro, i cui dialoghi romanzeschi venivano recitati, cantati e danzati da attori-cantori ambulanti, detti mpilalao. Dopo la penetrazione europea appare, nel 1866, il primo giornale in lingua vernacolare, Teni Soa (La buona parola). Nasce il giornalismo e una letteratura scritta in lingua malgascia, fra cui spiccano gli Hain-Teny di Ingahiba Rainitovo, e i romanzi sentimentali ed edificanti di Rabary (1864-1947). Ma soprattutto il teatro ha beneficiato delle forme e delle tecniche occidentali. È sorto così il Kaonseritra, genere ibrido fra il music-hall e l'oratorio. All'inizio del secolo appaiono le prime opere teatrali scritte. Tre nomi illustrano la prima generazione di drammaturghi malgasci: Alexis Rakotobe, Justin Rainizabololona (1861-1938) e Tselatra Rajaonah (1863-1931), seguiti da Dondavitra (1880-1936; alias C. A. Razafimahefa), W. Ravelomodia (1886-1951), R. Andrianjafy (1888-1917), Jasmina Ratsimiseta (1890-1946), N. Rabemanantsoa (1892-1944), Charlotte Razafiniaina (1894-?), prima romanziera malgascia, e soprattutto Arthur Razakarivony (1897-1965), che, sotto lo pseudonimo di Rodlish, ha conferito al teatro una nuova dimensione volgendolo all'analisi psicologica e sociale. La colonizzazione francese ha inferto un rude colpo alla letteratura vernacolare scritta. Il grande poeta J. J. Rabéarivelo (1903-1937), pur rimanendo bilingue e fedele al genio nazionale, esprime già la fusione di due culture, più evidente nella poesia e nei drammi epico-lirici di J. Rabémananjara, più sfumata in Flavien Ranaivo. Il poeta più popolare è, forse, Havana-Ramonontoanina; quello che ha più subito le influenze straniere, e in particolare del movimento della négritude, è Thomas Rahandra. Il romanzo esalta le virtù degli avi e il senso del dovere (A. Rina), o il valore morale individuale contro i pregiudizi di casta. Fra i romanzieri più noti si ricordano C. Rajœlisolo e M. F. Robinary. La fondazione dell'Accademia Malgascia (1902) ha contribuito a creare un centro intellettuale e a salvaguardare il patrimonio culturale, formando un legame fra passato e presente, dando luogo a un'importante serie di studi storico-etnografici. Già prima della penetrazione francese, Rabézandrina aveva raccolto in una vasta opera i costumi ancestrali. Sulla sua via si sono posti Razafimino (1887-1930), con una storia delle religioni locali, Razafintsalama (1885-1963), con opere di linguistica, e Ratreina per la filosofia comparata. Gli organi della nuova generazione di intellettuali sono la rivista Antso, creata da F. Randriamanana e P. Ramonasé, e Jarivo, a cui collaborano J. Rakotoniaïny, Fredy-Rajaoféra, Rajaonah e P. Rajaobélina. Essi esprimono la necessità di creare una cultura moderna ma fedele alle tradizioni malgasce. Dopo un periodo di crisi, la letteratura conosce una nuova fioritura negli anni Ottanta del sec. XX e rivela due tendenze. La prima esalta il nuovo regime e tratta con ottimismo temi generali e universali, in poesie, romanzi e opere teatrali che non si discostano da strutture formali collaudate. Citiamo: Randriamarozaka, R. Rajemisa-Raolison, C. Rafenomanjato, R. D. Andriamiharisoa, R. Wilson, S. A. Ravoaja, J. Rakotondradany. La seconda sconvolge le strutture stilistiche, i nessi cronologici, dà libero corso a una fantasia sfrenata e visionaria, disarticola il linguaggio, evidenzia un profondo tormento interiore e una crisi sociale, smitizza tabù e tradizioni, denuncia con violenza e sarcasmo i mali della società e presenta una visione pessimistica del reale. Fra i molti poeti, romanzieri e autori teatrali si segnalano: N. Randriamirado, D. Jaomanoro, M. Rakotoson, N. Rabeorizafi, Bao Ralambo, B. Andrianabolo, A. Ravoson, C. Ramanantsoa, Plibiche. La commemorazione del 50° anniversario della morte del grande poeta Rabéarivelo, nel 1987, ha offerto l'occasione di una riscoperta della ricchezza della sua opera e ha dato nuovo impulso alla letteratura nazionale. La sua lezione è stata ripresa da Flavien Ranaivo e Lucien-Xavier Andrianarahinjaka. La popolarità di Rabéarivelo aveva già comunque conosciuto un rilancio grazie al movimento Les Fruits du Terroir che voleva far riemergere le basi della cultura malgascia; alcuni testi poetici del grande autore erano poi stati tradotti in musica. Il francese letterario del Madagascar presenta poche divergenze rispetto al francese standard. Se gli autori citati scrivono nella lingua nazionale oltre che in francese, restano numerosi quelli che si limitano al solo uso di questo e che fanno parte delle classi sociali più alte. C'è anche una ragione di pubblico che può motivare la scelta: la diffusione in ambito internazionale è facilitata da una comunicazione in francese. I temi prediletti dagli autori malgasci sono comunque legati alla gente del Paese ritratta in tutte le sue sfaccettature. Più del romanzo è fiorita la poesia, che ha trovato nuove forme espressive con D. Jaomanora, M. Ravoniandra e M. Rakotoson. Quest'ultima, anche romanziera, si è imposta con Dadabé (1984), in cui ripercorre la sua infanzia e Le bain des reliques (1988). Toni improntati all'ottimismo in Le pétale écarlate (1990) di C. Rafenomanjato. Impossibile, nel complesso, inserire il romanzo malgascio nel quadro della generale produzione africana. Si caratterizza per un insieme di individualità ciascuna con caratteristiche proprie. Grande successo riscuote la novellistica. Vanno ricordati i racconti di J. L. Raharimanana (L’enfant riche, 1990), di N. Raharimanana (Grande-mère, 1991), di S. Rodin (Chien de soleil, 1990) e di J. C. Fota (L’Escale, 1990). Vivace è anche la produzione teatrale. Da ricordare ancora D. Rabezanahary (Tout part en fumée... sauf l’amitié, 1991), (Le prophète et le Président, 1990), H. Randrianierenana (La conférence de presse, 1991). J. L. Raharimamana si dedica a una letteratura di denuncia contro le violenze in Africa con le opere Rêves sous le linceul (1998), sulla guerra civile in Ruanda, e Nour, 1947 (2003); in quest'ultimo romanzo narra della rivolta del 1947, duramente repressa dai francesi.



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Cultura: arte

Più che dalla vicina Africa la produzione artistica malgascia è influenzata dal mondo oceaniano (Indonesia, Melanesia, Polinesia). Le arti plastiche si esplicano principalmente negli aloala, snelli pali funerari di legno alti da 2 a 4 m e riccamente decorati a intaglio, scolpiti da gruppi di neri del Madagascar meridionale. Altre manifestazioni artistiche sono rappresentate dalle tombe a gradini e dai tessuti ikat.



fonte www.sapere.it/enciclopedia/Madagascar.html

 
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