IL FARO DEI SOGNI

Libia

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Ambiente

Flora e fauna

La vegetazione, a causa dell'aridità del clima, è scarsa: macchia mediterranea lungo la costa, con olivi, viti, lentischi, mirti, carrubi, ginepri, cipressi, mentre verso l'interno prevalgono la steppa semidesertica e poi il deserto vero e proprio. Nelle oasi crescono palme da datteri, ulivi e aranci

La fauna è ridotta: dromedari, roditori del deserto, iene, volpi, sciacalli; nelle zone meno aride vivono gazzelle e linci. Abbondano gli insetti (in particolare locuste e farfalle), gli uccelli e, nelle zone desertiche, scorpioni e rettili (serpenti e lucertole). Nel deserto libico si trova una fauna sahariana. Gli erg ospitano fennec, varani del deserto, pesci della sabbia, rettili e le pericolose vipere della sabbia, mentre negli uadi si trovano gazzelle dorcas e scorpioni velenosi della sabbia. Le palme delle oasi danno rifugio a tortore, rondini e rondoni, rapaci, mantide verde e colubri di Mojla.
Arte
Pittura e scultura

Numerose sono le pitture e le incisioni rupestri, una interessante testimonianza sulla fauna e sui popoli che un tempo abitarono il deserto. Il nascere della pittura rupestre si può collocare nel Neolitico e si può distinguere in due fasi, l'una pre - camelica (anteriore all'introduzione del dromedario), naturalistica e assai raffinata, l'altra di epoca camelina schematica e scadente. Successivi elementi artistici punici, greci, romani, arabi, ottomani e coloniali, oltre che moderni, sono custoditi nei musei delle maggiori città.

Arte libica

Incisione rupestre nella regione libica del Tadrart Acacus

Fontana della Gazzella e della Bellezza, Tripoli

Murales di Bardia (Tobruk)

Letteratura

Nella letteratura libica contemporanea, i generi prevalenti sono la poesia e il racconto breve. Fuad Kaabazi e Khalifa Tillisi sono tra i letterati che maggiormente si sono spesi per la traduzione e l'interscambio tra la letteratura italiana e la letteratura libica.[39][40] Tra gli scrittori libici che si sono affermati maggiormente nel XXI secolo vi sono Ibrahim Kuni e Hisham Matar.
Sport
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Campionato libico di calcio, Federazione calcistica della Libia, Libia ai Giochi olimpici e Comitato Olimpico Libico.

La Libia ha partecipato per la prima volta ai giochi olimpici nel 1964, senza mai vincere una medaglia. Non ha mai partecipato alle Olimpiadi invernali. Il principale sport seguito in Libia è il calcio. Le principali squadre sono: l'Al Ittihad Tripoli e l'Al Ahly Tripoli. La Libyan Arab Basketball Federation gestisce il campionato di pallacanestro.

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Gastronomia

La cucina libica presenta elementi misti di cultura araba e mediterranea, con forti influssi italiani che risalgono al passato coloniale. La popolazione libica predilige mangiare in casa, tranne al venerdì, quando vengono preparati picnic sulla costa, in cui i commensali si servono, usando mani e pane come posate, da un grande piatto comune.

I pastori nomadi berberi hanno lasciato la consuetudine della cottura a fuoco lento di zuppe e carni in pentole di terracotta (tajine), oltre al couscous, tradizionalmente di miglio o di grano, condito con carne (principalmente montone), pesce o verdure.

La shorba[41] è invece una zuppa di verdure speziata al peperoncino e condita con pezzi di pollo, tacchino o montone.

La pasta al pomodoro è un lascito della cucina italiana, reinterpretata con l'uso delle spezie.

La tradizione ebraica ha lasciato in eredità l'uso delle frattaglie e la marinatura della carne e del pesce.

Il popolo libico utilizza principalmente queste spezie: coriandolo, cumino e cannella, ai quali si aggiungono per dare colore zafferano e cardamomo. Orzo e frumento sono i principali cereali coltivati. Pomodori e patate sono le verdure più apprezzate; datteri, banane, cocco, arance e fichi identificano la frutta. Il tè alla menta, servito in piccoli bicchieri, è la principale bevanda. Gli alcolici sono banditi per motivi religiosi.

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Festività

La Libia segue il calendario islamico lunare, e ne celebra le principali festività.

Tra le festività civili si segnalano:

17 febbraio: "giornata della collera", contro le forze lealiste del militare libico Gheddafi, nel 2011
23 ottobre: festa nazionale: Giorno della Liberazione: fine della Prima guerra civile libica, nel 2011
24 dicembre, Giorno dell'Indipendenza (riferito al 1951).

Alcune sono state abolite:

28 marzo, Giornata del ritiro dei britannici.
11 giugno, Evacuazione delle basi militari straniere.
7 ottobre, Giorno dell'Amicizia (fino al 2008: "Giorno della Vendetta", in ricordo dell'espulsione degli italiani nel 1970).
26 ottobre, Giornata del Ricordo delle deportazioni del 1911.

FONTE https://it.wikipedia.org/wiki/Libia

 
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Generalità

Il Paese si identifica territorialmente con la facciata mediterranea dell'Africa settentrionale, nella sezione compresa tra il Maghreb e l'Egitto e politicamente corrisponde agli ex domini coloniali che l'Italia conquistò nel 1911 alla Turchia. Anteriormente la Libia come tale non esisteva; persino il nome divenne ufficiale solo il 1º gennaio 1934. Esistevano invece la Tripolitania e la Cirenaica, antiche regioni affacciate al Mediterraneo e che nelle vicende storiche di questo mare (dall'epoca fenicia a quella romana, all'espansione araba e poi alla conquista ottomana) sono sempre state coinvolte. A esse fu aggiunto il Fezzan, regione interna, sahariana, conquistata dagli italiani nel 1930 e grazie alla quale il Paese acquisì una conformazione territoriale più varia, più completa, e una strutturazione geopolitica più africana. Paese vasto ma per lo più desertico, la Libia ha sempre avuto i suoi territori più popolosi e storicamente vitali nelle fasce costiere mediterranee, ben delimitate al di qua e al di là del golfo della Sirte; tuttavia il ruolo predominante acquisito dal petrolio nell'economia mondiale ha spostato gli interessi del Paese verso la zona desertica che, ricca appunto di giacimenti petroliferi, è diventata il centro nevralgico della Libia. Dal punto di vista politico, nel 1969 la rivoluzione guidata da Gheddafi ha instaurato un regime ispirato a un socialismo arabo equidistante tra i due blocchi sovietico e americano. Dopo aver mostrato per anni la propria componente integralistica e fautrice del terrorismo e aver costretto il Paese a un difficile e gravoso embargo, all'inizio del Duemila il regime di Gheddafi ha iniziato a mostrare la parte più moderata, moderna e laica, ponendosi agli occhi dell'Occidente come una delle possibili alternative alla deriva terroristica dell'islamismo.


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Lo Stato

Indipendente dal 1951, la Libia è una Repubblica socialista. Con la riforma costituzionale del 1977 il Paese ha assunto la denominazione di “Jamāhīrīya araba libica socialista popolare” ed è stato istituito un sistema di governo popolare esercitato attraverso 2700 rappresentanti scelti dai Congressi popolari di base (CPB), che a livello nazionale si riuniscono nel Congresso generale popolare (GPC).

Questo elegge gli organi del potere esecutivo: il Segretariato generale e il Comitato generale del popolo i cui membri hanno la funzione di ministri.

Il potere giudiziario è esercitato dalle corti di prima istanza, d'assise e d'appello e, nel suo grado più alto, dalla Corte suprema. Nel 1988 è stata varata una riforma degli organi giudicanti: sono state create le Corti del popolo, che agiscono come corti di prima istanza, ed è stata istituita la figura del procuratore generale che controlla la correttezza delle procedure.

Se i diversi codici, civile, penale e commerciale, si basano principalmente sul modello egiziano, guida fondamentale dell'intero sistema è il Corano. É in vigore la pena di morte e non è accettata la giurisdizione della Corte internazionale di giustizia. Le forze armate libiche sono divise nelle tre armi tradizionali. Il servizio militare viene effettuato su base selettiva e ha durata variabile, compresa fra 1 e 2 anni.

Dopo l'indipendenza la Libia ha modellato il proprio sistema d'educazione su quello del vicino Egitto.

L'istruzione è obbligatoria e gratuita per i ragazzi dai 6 ai 15 anni di età. La scuola elementare dura 6 anni e fornisce un'educazione di base. Esistono numerose scuole coraniche organizzate dalle moschee.

Questa forma di istruzione è stata molto importante per combattere l'analfabetismo, la cui percentuale nel 2007 si è ridotta al 15,9%. Alla scuola primaria segue poi un triennio di istruzione secondaria, anch'essa obbligatoria.

L'istruzione secondaria viene impartita in istituti d'istruzione generale. Le principali università del Paese si trovano a Tripoli (1973) e Bengasi (1956).

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Territorio: geografia umana

Il fondo più antico della popolazione libica è rappresentato da gruppi berberi che le successive invasioni di popoli arabi hanno via via confinato nelle aree-rifugio del Paese, e in particolare sopra i rilievi della Tripolitania. Nel Jabal Nafūsah queste antiche popolazioni, che vivono nei caratteristici kasr, hanno conservato in parte la loro identità, ma per il resto il Paese è popolato da genti arabo-berbere, con un'elevata percentuale di arabi puri. A parte stanno le popolazioni sahariane, come i tuaregh e i tebu. I primi popolano le oasi della Tripolitania e di gran parte del Fezzan, e cioè le zone ricche di testimonianze umane che rimandano alle più antiche popolazioni sahariane e ai Garamanti d'epoca romana; i secondi sono confinati nelle oasi più meridionali e sono notoriamente genti sahariane con tracce di sangue “nero”. Ai Romani si deve la prima colonizzazione delle zone costiere libiche, e con ciò il loro stabile popolamento, che conobbe poi sotto gli Arabi una nuova fioritura. La valorizzazione delle terre libiche non fu però mai piena e successivamente, sotto il dominio ottomano, il Paese conobbe una decadenza penosa. La conquista italiana rivitalizzò, sia pure nelle forme proprie del colonialismo, l'economia libica e creò solide basi al popolamento delle regioni costiere, sia attraverso il rinnovamento dell'agricoltura, sia attraverso l'impulso commerciale dato alle città. Al primo censimento del 1931 vi erano in Libia 704.000 ab., divenuti 848.600 nel 1936. L'aumento fu però dovuto all'immigrazione italiana: in quell'anno il 13% della popolazione era infatti rappresentato da Italiani (112.600), in larga parte agricoltori. Dopo la seconda guerra mondiale la presenza italiana è diminuita e si è ridotta ulteriormente a partire degli anni Settanta, in seguito a un'ondata di nazionalismo arabo, che ha portato anche alla confisca di tutte le proprietà appartenenti a stranieri. La popolazione attuale è formata da libici (57%), egiziani (8%), berberi (7%), sudanesi (4%), tunisini (3%) e altri gruppi (21%). Le attività petrolifere hanno poi trattenuto in Libia numerosi tecnici europei e statunitensi attirando rilevanti masse di operai da altri Paesi arabi. L'incremento naturale è molto rapido: la popolazione è così passata a 4.404.986 ab. al censimento del 1995 e ai 5 milioni secondo le stime del 1998, del 1999 e del 2000. Il Paese ha una scarsissima densità media (3 ab./km²), per le sfavorevoli condizioni climatiche e ambientali. Le aree più popolose sono quelle intorno a Tripoli e a Bengasi, dove si hanno oltre 200 ab./km². Nelle altre zone costiere si hanno medie che possono raggiungere i 50 ab./km², mentre all'interno la popolazione è concentrata nelle oasi. La popolazione urbana, che nel 1973 costituiva il 24% della popolazione totale, nel 2005 era salita all'84,8%. Si hanno comunque ancora cospicui gruppi di nomadi e seminomadi, che fanno capo però ai centri oasici, alcuni dei quali assai popolosi, come Ghadāmis, Sabhā, Ghāt, Murzūq, Cufra ecc. Oggi nel deserto sorgono i centri petroliferi, che hanno attratto in molti casi gli abitanti delle oasi. Per tutti gli anni Sessanta del Novecento e nel decennio successivo si sono aggiunte cospicue correnti migratorie, che hanno portato in Libia circa 600.000 lavoratori stranieri (in particolare arabi e turchi), attratti dall'industrializzazione lanciata nel Paese e dai programmi di lavori pubblici. In seguito difficoltà economiche e contrasti e nelle relazioni internazionali hanno spinto le autorità libiche a espellere parte di questa manodopera straniera. La Libia ha proseguito nel corso degli anni Novanta il suo processo di crescita sul piano demografico, infrastrutturale e produttivo, scontando però gli effetti negativi dell'embargo commerciale decretato dalla comunità internazionale nel 1992 e rimosso nel 1999. Malgrado ciò, il Paese rimane sostanzialmente spopolato e distante dal raggiungimento della massa demografica critica che gli consentirebbe uno sviluppo differenziato della struttura produttiva e lo metterebbe in condizioni di maggiore sicurezza sotto il profilo strategico. La popolazione si concentra in grandissima parte lungo la fascia costiera. § L'organizzazione territoriale del Paese fa capo naturalmente ai centri costieri e in particolare alle due maggiori città: Tripoli, che è la più popolosa e la più vivace del Paese, anche per la sua rilevante attività portuale e industriale, e Bengasi, capoluogo storico della Cirenaica, anch'essa con funzioni portuali. Altri centri costieri importanti sono Misurata (Misrātah) e Derna (Darnāh), rispettivamente in Tripolitania e Cirenaica, vitalizzate dai loro entroterra agricoli. Sulle coste del golfo della Sirte sono sorti nuovi centri che fungono da sbocco del traffico petrolifero: tra questi il principale è Marsa Brega (Marsá a-Burayquah). Città di recente fondazione è El Beida (Al-Baydā), voluta dall'ultimo re senusita, situata sui rilievi cirenaici.



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Storia: Da Muammar Gheddafi alla primavera araba

Nel 1977, con una sorta di revisione costituzionale, Gheddafi ufficializzò il suo sistema di governo costituendo la Jamāhīrīya (Repubblica delle masse) araba libica socialista popolare su forme e organi di democrazia diretta. I primi anni della Jamāhīrīya furono caratterizzati da ulteriori riforme di tipo socialista delle strutture economiche, prima fra tutte l'abolizione del diritto alla proprietà privata. Durante tutti gli anni Ottanta Gheddafi sviluppò una politica estera tesa a imporre la sua leadership nella regione. In particolare egli accentuò le mire espansionistiche nel Ciad e acuì le frizioni con gli USA pretendendo di estendere la sovranità libica a tutte le acque del golfo della Sirte. Ciò provocò una dura reazione statunitense che culminò nel 1986 con il bombardamento di Tripoli cui lo stesso Gheddafi sfuggì miracolosamente. La scomposta reazione della Libia, che lanciò due missili, non andati a bersaglio, contro l'isola italiana di Lampedusa, non ebbe conseguenze per la ferma posizione dell'Italia indisponibile a seguire il leader libico in una internazionalizzazione del conflitto che lo opponeva agli USA. Le modificazioni dello scenario internazionale in seguito allo sviluppo della distensione USA-URSS portarono la Libia a rivedere la sua politica estera introducendo elementi di moderazione che favorirono, nel 1989, la ripresa dei rapporti con l'Egitto e l'adesione all'Unione del Maghreb Arabo, una posizione confermata nel 1991 con la neutralità durante la guerra del Golfo. Alla fine di quell'anno, però, alcune presunte implicazioni nel terrorismo internazionale riportavano la Libia nell'occhio del ciclone. In particolare, due suoi agenti venivano accusati dell'attentato di Lockerbie (Gran Bretagna), dove il 21 dicembre 1988 l'esplosione di un Boeing aveva causato 270 vittime. Le pressioni di USA e Gran Bretagna per ottenerne l'estradizione non ebbero esito e ciò determinò un nuovo isolamento internazionale culminato con l'embargo decretato dall'ONU nell'aprile del 1992. Il reiterato rifiuto all'estradizione dei due agenti provocò, alla fine del 1993, un inasprimento delle sanzioni e il blocco dei fondi esteri libici con l'esclusione di quelli derivanti dalla vendita del petrolio. Sul piano interno il leader libico riuscì comunque a confermare la sua popolarità, appannata dopo la dimostrazione di forza statunitense del 1986, anche se nel Paese si evidenziavano vari segnali di disaffezione. In particolare, Gheddafi fece leva sul sentimento religioso tanto da giungere, agli inizi del 1994, all'applicazione del calendario lunare musulmano e della shariʽah (legge islamica) sia in campo penale che civile. Nell'estate del 1994 la Libia migliorò i suoi rapporti con il Ciad al quale restituì la fascia di Aozou, annessa unilateralmente nel 1973, ma non tralasciò di saggiare la reattività statunitense violando l'embargo aereo per favorire il tradizionale pellegrinaggio di fedeli alla Mecca (1995) o perchè Gheddafi potesse recarsi al vertice della Lega Araba (1996). Anche l'atteggiamento negativo nei confronti del processo di pace israelo-palestinese nel 1995 rientrava in quest'ottica con l'espulsione, poi rientrata, di migliaia di immigrati palestinesi, così pure il riconoscimento del governo somalo formato dalla fazione di Aidid ostile agli USA. Sempre nel 1995 l'ulteriore inasprimento dei rapporti con il mondo occidentale fu confermato dalle reciproche espulsioni di rappresentanti diplomatici con la Gran Bretagna. Da sempre considerato uno dei protettori e degli istigatori del terrorismo fondamentalista, il regime di Gheddafi dovette, però, fare i conti esso stesso con questo fenomeno che iniziava a manifestarsi nel 1996 con la comparsa di un Gruppo islamico combattente (FIG). Il pericolo che anche in Libia potesse svilupparsi una dinamica simile a quella in corso in Algeria, portò Gheddafi a entrare in contraddizione con il regime integralista al potere in Sudan espellendo migliaia di immigrati di quel Paese e a operare una spietata repressione nei confronti di fondamentalisti libici. Il pericolo integralista, quindi, determinò un'accentuazione dell'isolamento della Libia, interrotto solamente nel 1996 dall'iniziativa del Vaticano con la richiesta di rimuovere l'embargo avanzata da papa Giovanni Paolo II; tale iniziativa ebbe un seguito nel 1997, con l'apertura di formali relazioni diplomatiche tra la Santa Sede e la Libia. Nel maggio 1998 venne raggiunto un accordo tra Stati Uniti e Unione Europea, in base al quale erano sospese le sanzioni contro le aziende europee che intendevano commerciare con il Paese. Nel luglio successivo i rappresentanti di Libia e Italia firmarono un documento congiunto che pose fine al lungo contenzioso relativo all'occupazione coloniale italiana e all'espulsione di diverse migliaia di italiani dal Paese nel 1970. Il primo segnale della distensione fu il viaggio del ministro degli Esteri Lamberto Dini a Tripoli nell'aprile 1999. Nel maggio successivo la Libia consegnò all'ONU i presunti autori dell'attentato al Boeing della Pan Am nel cielo di Lockerbie, in Scozia. Vennero così immediatamente sospese le sanzioni internazionali imposte dall'ONU nel 1992 (anche se il presidente Clinton decise di mantenere l'embargo americano). Nel giugno successivo si riaprirono presso la sede delle Nazioni Unite a New York i contatti diplomatici tra Libia e USA, congelati dal 1979. Nel 2003 il Consiglio di sicurezza dell'ONU cancellò definitivamente le sanzioni imposte nel 1992, dopo che la Libia raggiunse un accordo con Gran Bretagna e Francia per il risarcimento ai parenti delle vittime degli attentati di Lockerbie e del deserto del Niger, quest'ultimo avvenuto ai danni di una compagnia francese nel 1989. Alla fine dello stesso anno, inoltre, la Libia si impegnò con Gran Bretagna e Stati Uniti a firmare il Trattato di non proliferazione delle armi di sterminio e a consentire le ispezioni dell'Agenzia internazionale dell'energia atomica. A coronamento di questo percorso, nel giugno dell'anno successivo la Libia riallacciò definitivamente i rapporti diplomatici con gli Stati Uniti che in settembre revocarono l'embargo. Sulla scia del percorso di distensione intrapreso da Italia e Libia nell'agosto del 2008 i due Paesi hanno firmato un accordo di cooperazione che include anche il riconoscimento dei danni inflitti al Paese nordafricano durante il periodo coloniale. Nel febbraio del 2011, in seguito alle manifestazioni popolari dell'area mediorientale, le opposizioni al governo chiedevano un profondo cambiamento democratico. Nei giorni seguenti avvenivano violenti scontri, soprattutto nella parte est del Paese e veniva formato un consiglio politico di transizione nella città di Bengasi, caduta in mano ai rivoltosi. Le forze governative che controllavano la capitale e le zone centrali del Paese sferravano una controffensiva militare condannata dalla comunità internazionale. Le società petrolifere sospendevano quasi completamente la loro attività. In marzo, su proposta degli USA, della Francia e dell'Inghilterra, il consiglio di sicurezza dell'ONU emanava due risoluzioni (n° 1970 e 1973) che imponevano sanzioni, il cessate il fuoco e il divieto di tutti i voli in territorio libico (no fly zone). Veniva creata, così, una coalizione di forze militari, prima sotto il comando statunitense e poi sotto il comando della NATO, che interveniva a favore delle truppe antigovernative. A fine agosto, dopo aspri combattimenti, gli antigovernativi entravano a Tripoli e rovesciavano il regime, mentre Gheddafi riusciva a fuggire, fino a ottobre quando durante un conflitto a fuoco tra lealisti e truppe antigovernative, veniva ferito e, in seguito, giustiziato sul posto. A guidare il governo provvisorio veniva chiamato l'ex ministro della giustizia Mustafa Abd al-Jalil. L'Alleanza delle forze nuove (AFN), coalizione laica e liberale e vicina al premier al-Jalil, vinceva le elezioni legislative, conquistando 39 degli 80 seggi della nuova assemblea. Nel settembre 2012 il ritorno alla normalità veniva interrotto da un attacco terroristico alla sede diplomatica statunitense di Bengasi. Nell'estate del 2014 le milizie estremiste provenienti da Misurata conquistavano l'aeroporto di Tripoli nonostante l'intervento di forze aeree che avevano bombardato l'area. Queste ultime erano probabilmente composte da velivoli degli Emirati Arabi Uniti partiti da basi in territorio egiziano. L'intervento (ufficialmente smentito dall'Egitto e non confermato dagli EAU) configurava un confronto ormai più ampio dei confini dello stato libico, contrapponendo stati avversi ai gruppi fondamentalisti come Egitto, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita, e sostenitori come il Qatar. I miliziani che hanno attaccato la capitale, reinsediavano il Congresso nazionale generale che eleggeva un nuovo primo ministro.



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Cultura: generalità

La Libia rappresenta perfettamente il punto d'incontro tra Sahara e Mediterraneo: lungo le sue coste si incontrano straordinarie città greche e romane e i resti di antichi splendori bizantini; nell'interno, invece, il deserto occupa ben il 90% dell'intero territorio. In teoria nella società libica, la donna ha gli stessi diritti degli uomini, nonostante la religione musulmana; in realtà molte donne conducono una vita piuttosto ritirata e sono poche quelle che nel lavoro occupano ruoli di responsabilità.

Nel 1982 sono stati istituiti dall'UNESCO tre città patrimonio dell'umanità: sono le antiche rovine di Cirene, Leptis Magna e Sabratha. In seguito sono entrate nella lista anche l'area con le pitture rupestri del sito di Tadrart Acacus (1985), e la pittoresca città antica di Ghadāmis (1986), che nel mese di ottobre, in occasione del Ghadāmis Festival, torna a rivivere in un tripudio di colore e attività. Il festival di Acacus, invece, che si tiene tra dicembre e gennaio, si caratterizza per uno spettacolare concerto che si tiene al tramonto, arricchito da danze tuareg e cerimonie tradizionali.

Come in altri Paesi dell'Africa mediterranea, piatto tipico della Libia è il cous cous, che accompagna pesce o carne, per esempio agnello; viene sostituito dal riso in Cirenaica. I maccheroni, frutto del passato coloniale dell'Italia, sono la base di alcuni piatti, la rishta invece è una specie di pasta lunga (tipo tagliatelle) condita con ceci, cipolla e sugo piccante.

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Cultura: letteratura

Di una letteratura araba libica si può, convenzionalmente, parlare solo per il periodo successivo all'indipendenza: il periodo anteriore rientra nella letteratura araba generale. Tuttavia, non può non essere ricordato Sulaymān al-Bārūnī (m. 1940) come uno dei padri della letteratura nazionale libica, autore di numerose poesie politiche composte negli anni della guerra italo-libica in puro arabo classico e secondo strutture metriche tradizionali ma ricche di vivo amor di patria. Accanto a lui possono essere ricordati ancora Muṣṭafà ibn Zikrī (m. 1918) e Rafīq al-Mahdawī. La poesia libica annovera tra i suoi esponenti ‘Alī Muṣṭafà al-Misrātī (n. 1926), direttore della prestigiosa rivista letteraria Hunā Tarābulus al-Garb e Kāmil Ḥasan al-Maqhūr (n. 1935). Entrambi sono autori di liriche che trattano temi ispirati alle trasformazioni storiche vissute dal Paese e agli aspetti della vita quotidiana, ma sono conosciuti anche per la loro produzione narrativa. Tuttavia, l'espressione letteraria che è emersa negli ultimi anni del XX sec. in Libia è la narrativa, che ha saputo cogliere e tradurre in romanzi e racconti i cambiamenti della realtà sociale del Paese. Tra gli autori di racconti brevi ricordiamo il già citato Kāmil Ḥasan al-Maqhūr, Bašīr al-Hašimi (n. 1936); Ṣādiq al-Nayhūm (1936-1994); Yūsuf al-Quwayrī (n. 1938); Yūsuf al-āarīf (n. 1938) premiato per la raccolta al-Aqdām al-‘āriya (1978; A piedi nudi); ‘Abd Allāh al-Quwayrī (n. 1940), autore di saggi e lavori teatrali; Aḥmad Naṣr (n. 1941); Aḥmad Ibrāhīm al-Faqīh (n. 1942), che ha pubblicato numerose raccolte, tra cui Iḥtafat al-nuğūm, fa-ayna anti? (1981; Le stelle sono scomparse, e tu dove sei?), al-Baḥr lā mā’ fīhī (1981; Il mare senz'acqua), Imra’at min ḍaw’ (1986; Una donna di luce), e il romanzo Ḥuqūl min al-ramād (1985; Campi di cenere); Riḍwān Abū āuwayšah (n. 1945); Ḥalīfah Ḥusayn Muṣṭafà (n. 1944), che ha scritto la raccolta Ḥarīṭat al-aḥlām al-sa’īdah (1981; Mappa dei sogni felici) e ha pubblicato anche romanzi tra cui araḥ al-wardah (1984; La ferita della rosa), Min hikāyāt al-ğunūn al-a’ādī (1985; Storie di ordinaria follia) e racconti per bambini; Muḥammad al-Misallātī (n. 1949) che pubblica la raccolta Hawātir li ‘l-ḥubb (1981; Pericoli per l'amore). Fra le scrittrici ricordiamo Mardiyyah al-Na'ās (n. 1949) che ha realizzato romanzi e racconti sul ruolo della donna nella società libica, tra cui il romanzo āay’ min al-dif’ (1972; Un po' di calore) e la raccolta Ġazālah (1976; La gazzella); Luṭfiyyah al-Qabā'ilī (n. 1945), che ha pubblicato la raccolta Amānī mu’allabah (1977; Le mie speranze in scatola); e infine Fawziyyah al-āalābī, che ha scritto le raccolte di poesie Fī ‘lqaṣīdah al-tāliyah uḥibbuk bi-ṣu’ūbah (1985; Nella seguente poesia ti amo con difficoltà), Bi ‘l-banafsağ anta muttaham (1985; La viola ti accusa), il romanzo Rağul li-riwāyat wāḥidah (1985; Un uomo per un solo romanzo). Il più noto esponente della letteratura libica è oggi Ibrāhīm al-Kūnī (n. 1948). I personaggi delle sue opere sono i nomadi della parte meridionale del Paese, dove al-Kūnī è nato, che vivono sullo sfondo di uno deserto spietato, che traccia i destini umani e diventa il vero protagonista. I suoi scritti evocano epoche lontane e rappresentano il conflitto delle nazioni arabe tra il proprio passato storico, sociale, spirituale e la modernità. al-Kūnī è autore delle raccolte di racconti al-Qafas. (1990; La gabbia), Dīwān al-naṭr al-barrī (1991; Il canzoniere della prosa del deserto), al-Waqā’i’ al-mafqūdah min sīrah al-mağūs (1992; I resoconti perduti della storia pagana), Harīf-al-darwīš (1994; L'autunno del derviscio) e dei romanzi al-Tibr (1990; L'oro), al-Mağūs (1991; I pagani), al-Saharah (1994-95; I maghi), Fitnat al-zu’ān (1995; Il fascino della zizzania). La passione per la letteratura ha coinvolto anche Mu‘ammar Qaddāfi, che ha scritto alcune novelle e la raccolta di racconti al-Qaryah al-qaryah, al-ard al-ard (1993; Il villaggio e la terra). Per quanto riguarda il teatro spiccano i drammaturghi al-Mahdī Abū Qurayn, ‘Abd al-Karīm al-Dannā, Muhammad ‘Abd al Ğalīl Qunaydī, che hanno messo in scena lavori di ispirazione sociale. Lutfiyyah al-Qaba'ili, Fawziyyah Shalabi e Sharifah al-Qiyadi, senza tralasciare scrittori come al-Sadiq al-Nayhum, Ahmad Ibrahim al-Faqih, Kamil Maqhur e Khalifa Tikbali. Tra le voci più interessanti in questo inizio del XXI secolo è da segnalare Isham Matar (n. 1970), nato a New York ma di origini libiche; il suo romanzo d'esordio, intitolato In the Country of Men (2006), tradotto in 22 lingue e premiato a livello internazionale, racconta la vita di un bimbo di 9 anni a Tripoli, il cui padre viene accusato dalla polizia di Gheddafi di essere impegnato in attività sovversive.


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view post Posted on 13/9/2019, 08:55     Top   Dislike
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Cultura: archeologia e arte



La Libia non ebbe omogeneità artistica prima dell'unificazione culturale iniziata al tempo del dominio romano e conclusa con la conquista araba.

Infatti, mentre sulla costa occidentale (Tripolitania) impiantarono i loro emporia i Fenici, quella orientale (Cirenaica) fu colonizzata dai Greci ed ebbe il suo massimo centro in Cirene , ricca colonia dorica di importanza fondamentale per la storia dell'architettura greca ed ellenistica.

In età ellenistica Cirene fece parte della Pentapoli con Apollonia, Tolemaide, Euesperide (Bengasi), Teuchira (Tocra), tutte fiorenti città di cui si vanno mettendo in luce importanti complessi archeologici. A Tolemaide è stata scoperta una ricca casa con ambienti decorati da mosaici e pitture (sec. II-I a. C.).

Il foro, la basilica, l'anfiteatro, il decumano porticato e l'arco di trionfo completano il panorama archeologico. In Tripolitania restano notevoli complessi monumentali romani, tra i quali il più grandioso e conosciuto è quello di Leptis Magna comprendente il foro (il più grande dell'Africa settentrionale), la basilica a tre navi, il mercato, diversi archi, le terme con ampio ambulacro e palestra biabsidata.

La serie di rilievi dell'arco severiano e della basilica di Leptis sono assai rappresentativi della scultura dell'Africa romana, più che la numerosa produzione ufficiale di statue imperiali e di ritratti. Quanto ai teatri romani, quello di Sabratha , costruito tra la fine del sec. II d. C. e l'inizio del III, eccelle per la sua grandiosità e l'ottimo stato di conservazione. La Tripolitania ha il posto d'onore nell'uso del mosaico, come è dimostrato dai ricchi cicli delle ville di Leptis e di Sabratha.

Dopo la conquista araba, il successivo completo inserimento nel mondo islamico ha determinato la necessità di numerosi edifici religiosi che, riutilizzando largamente elementi di spoglio romani (e più raramente bizantini) e conformandosi secondo una certa tipologia a base regionale (Tripolitania, Cirenaica e Fezzan), costituiscono un capitolo a sé nell'ambito dell'architettura del Nordafrica. Sotto la dominazione turca (1552-1911) l'architettura, maggiormente monumentale e più riccamente decorata, caratterizzata da moschee a più cupole, tende a ripetere prototipi ottomani.

Al periodo dell'occupazione italiana (1911-43) si devono l'organizzazione di importanti scavi archeologici in Cirenaica e Tripolitania e il rinnovamento dell'assetto edilizio delle città, nelle quali sono sorti nuovi quartieri e palazzi pubblici secondo una moderna concezione urbanistica.

FONTE www.sapere.it/enciclopedia/L%C3%ACbia.html



Edited by (((claudio))) - 14/9/2019, 22:07
 
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