IL FARO DEI SOGNI

Pakistan

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view post Posted on 6/11/2018, 21:38     Top   Dislike
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Letteratura

La relativa giovinezza dello Stato pakistano, frutto dello smembramento dei territori indiani della Corona britannica a partire dal 1947, fa comprendere come una "letteratura pakistana" sia concetto storicamente e culturalmente problematico. Gli scrittori musulmani dell'India sin dal Medioevo si sono espressi essenzialmente in lingua urdu e in lingua persiana, contribuendo allo sviluppo di due distinte letterature, la letteratura persiana e la letteratura urdu. La problematicità del concetto di letteratura pakistana emerge già dal fatto che scrittori persiani operarono sin dal Medioevo in un'area che copre tutta l'attuale India settentrionale, non solo l'attuale Pakistan; così come, d'altronde, gli scrittori in lingua urdu ebbero i loro principali centri a Lahore nell'attuale Pakistan e a Delhi e Lucknow, nell'attuale India, dove tuttora esiste una ricca tradizione letteraria in lingua urdu. Il più grande autore "pakistano" del Novecento, Muhammad Iqbal (m. 1938, ossia prima della spartizione), scrittore filosofo e nazionalista considerato il "padre del Pakistan" che tuttavia non fece in tempo a veder sorgere, compose sia in persiano che in urdu raggiungendo livelli di assoluta eccellenza in entrambe le lingue. Per questo risulta certamente più esatto parlare, al plurale, di "letterature del Pakistan", peraltro anche in considerazione del fatto che -oltre all'urdu e al persiano- esistono nel paese altre lingue, come ad esempio il pashto e il baluchi che a loro volta alimentano distinte letterature (che hanno centri culturali importanti anche oltre confine, in Afghanistan e in Iran). Il perdurare di un clima di reciproci sospetti e continue tensioni politiche con l'India ha certamente favorito l'evolversi di una letteratura in urdu come fattore importante di identità culturale e etnico-religiosa del Pakistan. Tuttavia è da osservare che molti scrittori pakistani contemporanei, non diversamente da quelli indiani, si esprimono sempre più spesso in lingua inglese, come è il caso ad esempio di Tariq Ali, autore di notevoli romanzi storici (Il sultano di Palermo, 2007; All'ombra del melograno, 2007; Il libro del Saladino, 2008, pubblicati in versione italiana da Baldini e Castoldi); ma sono da ricordare anche Hanif Kureishi, Nadeem Aslam (Mappe per amanti smarriti, Feltrinelli, Milano 2006) e Mohammed Hanif (Il caso dei manghi esplosivi, Bompiani, Torino 2009), tutti scrittori formatisi in Inghilterra ma di origini pakistane che hanno raggiunto con i loro romanzi notevole fama internazionale.

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Poesia

Sir Muhammad Iqbal (Sialkot, 9 novembre 1877 – Lahore, 21 aprile 1938) è stato un poeta e filosofo pakistano di origine indiana. Viene considerato il poeta nazionale pakistano. Muhammed Iqbal (Urdu محمد اقبال) viene spesso titolato che significa “ʿAllāma Iqbal, sapientissimo ” (in arabo: علامہ اقبال),[1] per sottolineare la sua grande erudizione. La maggioranza delle sue opere sono state scritte in lingua persiana. Iqbal conseguì il suo Master of Arts in Filosofia a Lahore, allora parte dell'India britannica. Tra il 1905 e il 1907 studiò giurisprudenza e filosofia a Cambridge, Monaco di Baviera e Heidelberg. Erano questi gli anni che portarono il poeta Iqbal a paragonare l'Oriente e le sue filosofie con quelle dell'Occidente. Consapevole che la cultura islamica era in declino, sviluppò al suo ritorno in patria il desiderio di riportare la cultura musulmana alle antiche glorie spirituali. Per ottenere ciò predicò la solidarietà islamica.

Tra gli altri poeti del Novecento si può annoverare Golam Mostofa.
Musica

La musica più popolare varia da quella tradizionali come il Qawwali a quella più moderna nella quale si cerca di fondere la musica tradizionale pakistana con quella occidentale. Ci sono anche i naat, canzoni religiose. Nota cantante pop di fama internazionale è Nazia Hassan.
Cinema

Nonostante le relazioni tese con l'India, i film indiani sono popolari nel Pakistan, dove possono essere reperiti con facilità nonostante siano ufficialmente illegali. Esiste anche un'industria cinematografica indigena, soprannominata «Lollywood», che produce più di 40 lungometraggi l'anno, concentrata a Lahore.

Una ballerina che ha introdotto la danza nel cinema pakistano degli anni quaranta è stata Anna Marie Gueizelor (o Madam Azurie).
Scienza e tecnologia
Il Pakistan nello spazio

16 luglio 1990: viene lanciato Badr-1, il primo satellite del Pakistan

Sport
Cricket

Lo sport più popolare in Pakistan è il cricket: milioni di pakistani assistono alla TV alle partite della nazionale nelle competizioni internazionali, specialmente contro la storica rivale India. La Nazionale di cricket del Pakistan ha anche vinto la Coppa del Mondo di cricket 1992.
Hockey su prato

Lo sport nazionale è l'hockey su prato, dove il Pakistan ha conquistato tre volte la medaglia d'oro olimpica.
Giochi olimpici
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Pakistan ai Giochi olimpici.

Il primo oro olimpico per il Pakistan fu conquistato dalla Nazionale di hockey su prato del Pakistan, ai Giochi olimpici di Roma 1960.
Altri sport
Il calcio è praticato, ma non è molto popolare. Si pensa che il polo sia nato nelle parti settentrionali del Pakistan:[senza fonte] esso continua ad essere uno sport importante, con molte competizioni durante l'anno. Lo squash è molto praticato.

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Tradizioni


Il Pakistan ha una tradizione culturale molto ricca che risale alla civilizzazione della valle dell'Indo, 2800–1800 a.C. La regione che oggi corrisponde al Pakistan nel passato è stata invasa e occupata da molte popolazioni, tra cui gli unni bianchi, i persiani, gli arabi, i turchi, i mongoli e vari gruppi europei. La cultura pakistana ha pertanto le sue origini nella sovrapposizione di varie culture, cui l'ultima, la islamica, che si perpetua dall'VIII secolo, fornisce la nota dominante. Ci sono differenze in cultura tra i diversi gruppi etnici in materie come vestiti, cibo e religione, specialmente dove gli usi preislamici differiscono dalle pratiche islamiche. La crescente globalizzazione ha accresciuto l'influenza della «cultura occidentale» nel Pakistan, specialmente tra la parte più ricca della popolazione che ha facile accesso a prodotti, televisione, mass media e cibi occidentali. Molte catene di ristoranti occidentali sono entrate nel mercato pakistano, e si possono trovare nelle principali città. Allo stesso tempo, c'è anche un movimento reazionario all'interno del Pakistan che vuole allontanarsi dalle influenze occidentali, tornando alle radici più tradizionali dell'Islam. C'è una notevole diaspora pakistana, soprattutto nel Regno Unito, negli USA, in Canada e Australia ma anche nelle nazioni scandinave. Molti pakistani vivono anche nel Medio oriente. Questi emigranti e la loro prole influenzano culturalmente ed economicamente il Pakistan, sia con i loro viaggi interni alla nazione, che in particolare tornando in patria o facendo degli investimenti. Le città di Lahore, Karachi, Peshawar, Islamabad, Faisalabad, Sialkot e Quetta sono specialmente note per i grandi contrasti nelle esperienze d'acquisto - dai fiorenti bazàr ai moderni centri commerciali multipiano. In particolare, Lahore e Karachi sono costellate di colorate aree con all'interno centinaia di negozi di tecnologia. Molti di questi sono piccoli, con offerte speciali incredibili e servizi di riparazione per praticamente ogni prodotto tecnologico. Ci si può trovare di tutto, dagli ultimi telefonini a CD e DVD davvero economici. Il bazar tecnico più famoso di Lahore è l'Hafeez Center, situato sul Gulberg Main Boulevard.

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Gastronomia

La cucina pakistana è simile alla cucina di altre regioni dell'Asia meridionale, dal momento che gran parte di essa origina dalle cucine reali degli imperatori Mughal del XVI secolo. Tuttavia, il Pakistan vanta una maggiore varietà di carne rispetto al resto del sub-continente. La maggior parte di questi piatti affondano le radici nella cucina britannica, in quella dell'Asia centrale e del Medio Oriente. La cucina pakistana sovente utilizza grandi quantità di spezie, erbe aromatiche e condimenti. Aglio, zenzero, curcuma, peperoncino rosso e garam masala vengono utilizzati nella maggior parte dei piatti e la cucina casalinga comprende regolarmente il curry. Il chapati, una sottile focaccia di grano, è un alimento di base, servito con curry, carne, verdure e lenticchie. Anche il riso è un alimento comune.[100][190][191]

Il lassi è una bevanda tradizionale nella regione del Punjab. Tè nero con latte e zucchero è popolare in tutto il Pakistan e viene bevuto quotidianamente dalla maggior parte della popolazione.[21][192] Sohan Halwa è un piatto dolce popolare dalla regione meridionale della provincia del Punjab ma si può gustare in tutto il Pakistan.[193]

Screenshot_2018-11-09_Pakistan_-_Wikipedia

Altre festività

L'Eid Mubarak (in arabo: عيد مبارك, in persiano/Urdu: عید مُبارک) è un augurio tradizionale islamico usato per le festività del Eid ul-Adha e Eid ul-Fitr. Eid fa riferimento alla festività, Mubarak significa benedetto: la frase si traduce quindi festa benedetta ed è comunemente usata nel senso di buona festa.

«Colui che digiuna avrà la gioia e la felicità in due occasioni: quando interrompe il digiuno e quando incontrerà il suo Signore il Giorno del Giudizio.»
(Mohammad)

Il primo giorno del mese di Shawwal, dopo la fine del digiuno di Ramadan, si celebra l'Eid-ul-Fitr: la festa per la fine del digiuno. L'Eid è un giorno dedicato interamente ai festeggiamenti. È un giorno di gioia, in cui si rende grazie a Dio per avere terminato il digiuno e per aver partecipato ai doni e alle grazie che Egli ha promesso a chi abbia rispettato con fede il suo comandamento. È dopo questa preghiera che i musulmani si augurano a vicenda Eid Mubarak.

FONTE https://it.wikipedia.org/wiki/Pakistan

 
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Generalità

Situato in uno stretto corridoio di terra affacciato sul Mar Arabico e circondato da imponenti vicini, il Pakistan è nato come Stato per dare una terra politicamente riconosciuta agli indiani di religione musulmana, in un'atmosfera caratterizzata fin dagli esordi da violenti scontri politici e religiosi. La sua creazione, se da un lato ha contribuito alla formazione di una coscienza identitaria tra i musulmani presenti nel Paese (la “terra dei puri”, come sta scritto nel nome stesso dello Stato), dall'altro non è servita a risolvere il problema della loro unitarietà politica. Stanziata in due aree lontane tra loro oltre 1500 km, sottoposta a un flusso di emigrazione identificabile con un vero e proprio esodo, la popolazione musulmana pakistana è rimasta di fatto divisa in due regioni spaziali distinte (il Pakistan Occidentale e il Pakistan Orientale) al di là di ogni logica geografica, divisione che è stata poi ratificata ufficialmente nel corso degli anni Settanta del Novecento con la costituzione in Stato autonomo della sua sezione orientale (il Bangladesh). Da allora, i rapporti tra le diverse componenti religiose ed etniche del Paese e la situazione politica interna sono stati costellati da un susseguirsi di crisi politiche e colpi di stato militari. Su questa difficile trama interna si è innestato anche il condizionamento esercitato dai partner internazionali e dai vicini asiatici, con cui il Pakistan intrattiene da sempre legami di natura antitetica. Ciascuno di questi, per motivi diversi, risulta essere protagonista di un fronte particolarmente caldo: l'India per l'irrisolta questione della rivendicazione del Kashmir; l'Afghanistan per le sue permeabili frontiere, passaggio privilegiato dei traffici illeciti di droga, armi, beni di consumo del mercato clandestino, i cui proventi continuano a influenzare la vita delle deboli economie legali di questi Stati; in ultimo le potenze occidentali che, se da un lato chiamano il Pakistan ad allinearsi nella lotta al terrorismo internazionale e al traffico di droga, dall'altro costituiscono i principali mercati di consumo e smercio di ciò che transita illecitamente dai suoi confini nazionali. Stato fondamentalmente agricolo, ripiegato con il suo carico di popolazione esorbitante sull'unica piana irrigua del territorio, quella costituita dall'Indo che qui scorre dopo essere nato nel Kashmir, il Pakistan è stato, inoltre, per diversi decenni, uno dei principali Paesi produttori di oppio. Nonostante gli sforzi compiuti per ridurre l'incidenza di questo ingombrante sommerso nella vita economica, sociale e politica e nonostante l'impegno per garantire allo Stato piena rispettabilità sul piano internazionale, il Paese sembra ancora sospeso tra interessi e spinte divergenti, lontano dunque da una condizione di stabilità derivante da un forte radicamento democratico delle prassi di governo.



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Territorio: geografia umana

Grazie alla posizione geografica, il Pakistan, naturale regione di transito fra gli altopiani iranici e la fertile valle del Gange, ha attratto l'uomo fin dalle epoche più remote. Nel Paleolitico superiore esso fu lo sfondo di brillanti civiltà di cacciatori, testimoniate tra l'altro dai reperti della valle di Sohan, in prossimità di Rāwalpindi; nel Neolitico il bacino dell'Indo, al pari della Mesopotamia, fu teatro di un'antichissima civiltà a base urbana dedita all'agricoltura, che ha lasciato le sue maggiori testimonianze a Mohenjo Daro e ad Harappā (vedi civiltà dell'Indo). In epoca storica le maggiori invasioni che contribuirono a determinare le caratteristiche antropiche della regione pachistana avvennero attraverso i più facili passi occidentali ed ebbero per protagonisti gli Indoari, la cui discesa portò al popolamento dell'intera India. La pianura dell'Indo fu però aperta anche ad altre invasioni, alcune violente, altre costruttive, da parte di popoli diversi provenienti per lo più da quella fucina di genti che è sempre stata l'Asia centrale: vennero di là, tra gli altri, Arabi, Iraniani, i Mongoli di Gengis Khān e Tamerlano, per lo più attraverso il famoso passo Khyber. Fondamentalmente la popolazione pachistana, formatasi da questo straordinario amalgama, è abbastanza simile all'indiana, pur con più spiccate componenti indoarie e più modeste tracce dravidiche, che invece sono rilevanti in India. Tuttavia ai margini della pianura dell'Indo si trovano gruppi etnici che rappresentano ceppi più antichi, rimasti isolati nei loro ambienti particolari. Così nel Baluchistan, dove predominano popolazioni d'origine iranica, si parla un idioma dravidico; ma è nelle montagne del Nord che il tessuto etnico presenta sorprendenti varietà e cristallizzazioni dovute a un ambiente rimasto isolato (che tra l'altro ha anche sempre reso queste genti ribelli al potere centrale). Vi si trovano antiche popolazioni indoarie; altre, come le genti del Dardistan, rappresentano una commistione fra indoari e iranici; altre ancora, come i popoli del Baltistan, sono di origine tibetana. La dinamica demografica si presenta molto attiva e rispecchia un modello generalmente comune ai Paesi asiatici con uno sviluppo economico recente. La popolazione è cresciuta rapidamente fino alla fine del sec. XX per poi stabilizzarsi nei primi anni del Duemila su tassi di crescita più bassi. A partire dagli anni Ottanta del Novecento sono giunti in Pakistan ca 5 milioni di rifugiati afghani, soprattutto nella provincia North West Frontier e, in minor numero, nel Punjab e nel Baluchistan; secondo l'UNHCR, che ha collaborato con il governo pakistano per la gestione sul territorio e il rimpatrio dei rifugiati, nel 2002 ne restavano poco più di 2 milioni. Inoltre il Pakistan conta un alto numero di emigrati: in seguito allo sviluppo delle relazioni commerciali con i Paesi produttori di petrolio si è verificata una forte corrente migratoria pakistana verso il Medio Oriente, in particolare verso l'Iran, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi. Nonostante le campagne per il controllo delle nascite promosse dal governo, la crescita demografica rappresenta il problema più grave, suscettibile di vanificare ogni sforzo economico: il Paese è giovane e più di un terzo della popolazione ha meno di 15 anni. Inoltre gli indicatori socio-economici denunciano un basso indice di sviluppo umano: la speranza di vita si attesta su valori molto bassi anche per il continente asiatico. La densità della popolazione appare relativamente contenuta (205 ab./km²), ma il Pakistan si colloca nel panorama asiatico al quarto posto per numero di abitanti. Inoltre il dato non tiene conto della distribuzione assai diversa e dipendente – più che altrove – da dati fisici e da avvenimenti storici antichi e recenti. Così, mentre il velo demografico di zone desertiche e semidesertiche, quali il Baluchistan e il Sind, è rimasto pressoché invariato, altrove si è registrato un intenso dinamismo, accompagnato da una grossa mobilità. Nel Punjab e nella valle di Peshāwar l'estesa irrigazione ha favorito elevate densità agricole, cui si è aggiunto un consistente flusso di rifugiati all'indomani della separazione dell'India. Complessivamente la provincia del Punjab ospita più della metà della popolazione, mentre le province occidentali del Baluchistan, le Aree tribali e il North-West Frontier, che coprono insieme una superficie pari a più del doppio del territorio del Punjab, ne accolgono appena un quinto. Gli abitanti vivono soprattutto nelle campagne (poco meno di due terzi della popolazione), anche se masse di contadini si sono trasferite nelle maggiori città. Il villaggio tradizionale più diffuso è costituito da un nucleo compatto di case d'argilla racchiuse entro alte recinzioni pure d'argilla, secondo concezioni che risalgono alle più antiche civiltà dell'Indo. Da questo tipo di villaggio si allontanano i nuovi centri rurali specialmente nel Punjab, dove la valorizzazione dell'agricoltura irrigua ha fatto nascere una forma d'insediamento regolare, funzionale, sul tessuto geometrico dei campi. Nel Baluchistan è molto diffuso il nomadismo: su di esso vivono anche le grosse tribù paṭhāne che migrano con le loro tende nere di tipo arabo tra la piana dell'Indo e le alteterre afghane (la divisione politica ha rotto l'unità di questo tradizionale territorio di migrazione pastorale, il cosiddetto Pashturistan). Nel Nord le tribù montanare vivono in villaggi sui fondivalle o sui bassi versanti, con case di legno o di pietra secondo le condizioni ambientali. Più che una vera e propria trama urbana, sostenuta da un'organica rete di rapporti economici, il Pakistan presenta alcune popolose città, sviluppatesi specialmente nel corso del XX secolo. Tipica creazione inglese, per il cui impero coloniale costituiva un importante sbocco portuale, è Karāchi, capoluogo della provincia del Sind. Tra le maggiori metropoli asiatiche, Karāchi ha conservato la funzione di unica grande apertura marittima del Paese; è, soprattutto, centro economico importantissimo, vitalizzato dal ruolo di capitale, che ha svolto dall'indipendenza sino al 1959, e dalla sua funzione di scalo aereo internazionale. Le altre principali città in genere seguono il corso dell'Indo o dei suoi affluenti. Seconda metropoli è Lahore, situata sul fiume Rāvi quasi al confine con l'India. Capoluogo del Punjab, è città antichissima, già capitale dei grandi regni musulmani e tuttora massimo centro della regione; oggi è sede di industrie varie (materiale ferroviario, elettrotecnico, ecc.) ed è un mercato agricolo, cui fanno corona vari grossi centri agricoli come Gujrānwāla, Sargodha e soprattutto Faisalābād, sviluppatasi dopo i grandi lavori di valorizzazione agricola della zona. Nel corso di questo secolo una funzione importante ha assunto, nell'alto Punjab, Rāwalpindi, situata in una posizione chiave della geografia pakistana, munita di una base militare dagli inglesi e oggi centro industriale; vicino a essa è stata fondata la nuova capitale, Islāmābād, città meno caotica degli altri grossi centri e ancora in via di forte espansione. Sullo stesso asse pedemontano si trova anche Peshāwar, capoluogo della North-West Frontier, città commerciale antica e sempre attiva, al centro di una conca sulla via che porta al passo Khyber e per secoli vivacissimo centro di traffico carovaniero. Altro centro di frontiera con l'Afghanistan è Quetta, città-oasi capoluogo del Baluchistan, una delle più desolate terre dell'Asia meridionale; è una creazione essenzialmente amministrativa, la sola di una certa importanza in mezzo alle montagne, punto di partenza delle carovane di autotrasportatori che attraversano il territorio afgano spesso in direzione dei Paesi centroasiatici. Scendendo invece nella valle dell'Indo, troviamo le altre maggiori città del Pakistan: Multān, presso il fiume Chenāb, di recente sviluppo al centro di una vasta area di valorizzazione irrigua e agricola, e soprattutto, all'inizio della piana deltizia dell'Indo, Hyderābād, l'antica capitale del Sind, con varie attività industriali.



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Cultura: generalità

Il Pakistan ha fatto parte del territorio indiano fino alla metà del XX secolo, e nella scia della cultura indiana, e di tutte quelle civiltà che abitano o hanno abitato le regioni condivise, quali Baluchistan, Kashmir, Indostan, Punjab, Thar, si collocano la cultura e il patrimonio artistico e folclorico che gli appartengono. Proprio il motivo alla base della separazione, la dimensione religiosa e musulmana in particolare, è quindi una componente importante della società e della cultura nazionali, benché in queste terre siano nati anche induismo e buddhismo. Nel Paese si trovano edifici e templi di tutte le religioni, e non secondaria è la comunità cristiana con i propri valori, simboli e costumi. Il panorama culturale è quindi ravvivato da tradizioni diverse che, in numerosi ambiti, si tramutano in una ricca e colorata miscellanea di colori, sapori, profumi e suoni. Di argomento religioso e popolare sono le principali opere letterarie, nelle diverse lingue parlate nel Paese, e quelle artistiche, dalla preistoria all'epoca contemporanea; imponenti e maestose sono invece molte delle costruzioni militari e civili erette da arabi e moghūl. Arte e architettura hanno trovato massima valorizzazione nella selezione dei siti dichiarati patrimonio dell'umanità dall'UNESCO: le rovine archeologiche di Moen-jo Daro (1980); le rovine buddhiste di Takht-i-Bahi e Sahr-i-Bahlol (1980); Taxila (1980); il forte e i giardini di Shalimār a Lahore (1981); i monumenti storici di Thatta (1981); il forte di Rohtas (1997). Da ricordare sono anche le istituzione preposte alla tutela di tale straordinaria eredità storico-artistica, quali, a titolo di esempio, il Museo nazionale del Pakistan, a Karāchi, e il Lahore Museum. Anche nella musica, quella tradizionale (cantanti dello stile Ghazal sono Mehdi Ḥassān, Ghulam Ali), popolare, devozionale (qawwali) e moderna, confluiscono elementi delle tradizioni tribali, ascendenze letterarie e religiose, suggestioni occidentali. Nusrat Fateh Ali Khan (1948-1947) è uno dei migliori rappresentanti del genere che unisce tradizione e modernità. Va infine detto che proprio la modernità ha raggiunto il Pakistan in modo evidente anche in più di un aspetto legato alle realtà urbane: la famiglia (nucleare invece che allargata), l'architettura di molte zone dei centri principali, la nascita di una sorta di nuova borghesia.



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Cultura: tradizioni

Gli usi e i costumi del Pakistan, se si fa eccezione per le regioni confinarie esterne, sono assai simili a quelli delle pianure settentrionali e occidentali dell'India. Verso occidente sono stanziati i Kāfir, osservanti una loro religione basata sul culto degli antenati. Indossano costumi tipici, le donne portano il kupass, un copricapo fatto di panno nero adorno di conchiglie. Sotto il kupass portano il shushut, una papalina anch'essa adorna di conchiglie. Abitano in case di pietra, sovrapposte le une alle altre, senza finestre. Si riuniscono spesso per bere e danzare: animatissime le feste della vendemmia e la festa del Chitr Mast, in cui le tribù scelgono fra i giovani colui che avrà cura del bestiame di tutta la comunità. Al suo ritorno dal pascolo in primavera, si celebrerà la più grande festa dell'anno: il Chirangash. Anche i funerali sono occasioni per feste e canti, secondo l'uso di molti popoli orientali, e in tali circostanze si beve il vino. Presso i Dardi, popolazione montanara dell'alto Himalaya, si ritrova il sistema delle caste: rono (aristocrazia storica), cin (guerrieri), yachkum (agricoltori e pastori), krenis (artigiani). Nelle vallate dell'Hunza vivono i Burishki, che si nutrono quasi esclusivamente di frutta, di latte fermentato e di poca carne bollita. Gli alberi da frutto vengono dati in dote alle fanciulle. Nelle campagne di tutto il Pakistan la vita è regolata dalle tradizioni. Ancora oggi le ragazze si sposano intorno ai dieci anni, raramente oltre i quattordici. L'età media dello sposo è intorno ai 16 anni, raramente oltre i 24. I matrimoni sono combinati dal ghatak che contratta anche la dote. Le nozze danno occasione a banchetti e a canti articolati in nenie lunghissime, spesso satiriche verso gli sposi e i parenti. Fiere, feste e mercati sono numerosi. Tra le fiere più importanti è nota quella tenuta presso Rāwalpindi e conosciuta come il Mēlā-Barī-Shāt-Latīf. Dura sette giorni e comprende gare di lotta e spettacoli teatrali. Famose ancora le due feste che hanno luogo annualmente presso Lahore, una nei giardini Shalimār, l'altra nella frazione di Mian Mir. Ma fra tutte le feste trionfa quella a celebrazione della fine del ramḍā‘n. Si chiama Eid-ul-Fitr. Sono tre giorni di gioia in tutto il mondo islamico, in cui si scambiano i doni. All'Eid segue il Mēlā, fiera dell'allegria in cui si balla in circolo il kathak, espressione del grande amore per la danza diffuso in tutto il Paese. Il kathak è una danza di origine guerriera e ha i suoi maggiori esperti nelle tribù dei paṭhāni. Alle danze si accomuna, presso i giovani, la passione per lo sport, in particolar modo per il polo, l'hockey e il cricket, che pare abbiano avuto origine qui. Molto praticato è l'artigianato: tappeti, babbucce di seta, armi (delle quali tutti fanno ostentazione), ceramiche. La cucina del Pakistan, piuttosto modesta, è pressoché uniforme in tutto il Paese; il piatto nazionale è il riso fritto con montone e spezie.



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Cultura: letteratura

È soprattutto espressione della lingua urdu; nel XX secolo, il principale esponente della poesia è stato senz'altro Muḥammad Iqbāl (1873-1938), considerato poeta nazionale e sostenitore, nei propri scritti, dei valori più tipici dell'islamismo oltre che della causa pakistana; viceversa nella prosa si è distinto Mīrzā Muḥammad Hadi "Rusva" (1857-1931). Nella parte occidentale del Paese una certa tradizione letteraria si ritrova nelle quattro lingue più diffuse: pashtō, pañjābī, sindhī e balūcī. La prima, parlata dalle tribù paṭhāne, ebbe il maggior cantore in Khushḥāl-Khan (1613-1689), considerato il padre del pashtō, ed è sommamente dedicata, come le altre del resto, a temi popolari. Più ricca la letteratura pañjābī, cui egualmente si rimanda, citando fra i più recenti autori Sufi Tabassum (1899-1978), poeta che ha scritto in urdu, persiano e, appunto, pañjābī. La letteratura sindhī si configura principalmente intorno alla figura di Shāh ʽAbdu'l Latīf Bhitā'i (1689-1752) e alla sua opera il Risālō (Trattato), raccolta di versi sulla vita del Sind sotto la dinastia dei Kalhōrā (sec. XVIII), a cui si è accostato, per eccellenza di scrittura Shaik Ayāz (1923-1997). Tuttora vitale, la letteratura sindhī ha ritrovato purezza di accenti in ʽĀrif Ghīlānī. Per lo più affidata alla tradizione orale è la letteratura balūcī, imperniata sulle vicende tra le tribù dei Rind e dei Lashārī. Tra gli altri autori di origine pakistana: Zulfikar Ghose (n. 1935) critico, romanziere, poeta e Alamgir Hashmi (n. 1951).



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Cultura: arte. Dalla protostoria all’antichità

Il Pakistan, favorito dalla sua particolare configurazione geografica, svolse un'importante funzione di tramite tra le civiltà dell'Asia occidentale e quelle dell'Asia orientale (soprattutto quella indiana). Il Pakistan costituì, fin dal suo periodo protostorico (culture del Baluchistan e del Sind) documentato dal III millennio a. C., terreno di manifestazioni culturali affini a quelle dell'Iran; più decisi riferimenti con l'area mesopotamica sono invece attestati dalle molteplici attività che nitidamente delineano la civiltà fiorita in vari centri della valle dell'Indo dal 2500 al 1500 a. C., epoca dell'invasione degli Arii. I contatti con l'impero persiano degli Achemenidi ripresero nel sec. VI a. C. attraverso la loro invasione dei territori del Pakistan occidentale e orientale, soggetti più tardi (sec. IV a. C.) alla conquista degli eserciti di Alessandro il Macedone. Con l'instaurazione dell'unità nazionale indiana, realizzata dall'impero Maurya (sec. IV-II a. C.), anche questi territori furono toccati dal buddhismo, che tanta importanza ebbe nel campo dell'arte. Del periodo protostorico connesso alla fioritura della civiltà dell'Indo testimoniano numerose stazioni archeologiche, la cui importanza, sullo studio dei reperti ceramici e di altro materiale di scavo, ha dato il nome ad altrettante culture, come quelle, risalenti alla metà del IV millennio a. C., di Amrī-Nāl (che raggruppano insieme la ceramica di Amrī nel Sind con fasi affini di quella di Nāl nel Baluchistan). Altre importanti culture connesse con lo sviluppo dei centri di Mohenjo- Daro e di Harappā (nel Punjab) sono quelle di Kulli (Baluchistan), con le stazioni di Mehi, Sāhi Tume, e della già citata Nāl, oltre a quella più antica di Quetta. A queste seguono per importanza quella di Kot Diji e la più lontana Sutkagen Dor, che offre interessanti legami con Harappā. Posteriore alla fioritura della civiltà dell'Indo è la cultura di Jhukar documentata a Chanu-Daro e a Lohumjo-Daro. Importante ruolo svolsero in questi territori le fasi culturali manifestatesi nella valle dello Zhob. Vestigia dell'età buddhistica sono documentate a Taxila, a Cārsadda (l'antica Puṣkalavatī, capitale del Gandhāra), a Jamālgarhī, a Peshāwar e i vari centri della valle dello Swāt.



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Cultura: arte. Dall’invasione araba all’età contemporanea

Il territorio pakistano fu il primo del subcontinente indiano a subire l'invasione araba (711). Essa diede luogo alla formazione di due principati indipendenti, con capitali rispettivamente a Mansūra (l'antica Brahmaṇābād), nel Sind, e a Multān, nel Punjab. Scarsi sono i resti della prima dominazione musulmana, documentati soltanto a Banbhore, presso Tatta, dai resti di una moschea e dalle fortificazioni della cittadella, con una ricca produzione ceramica, e a Mansūra dalle rovine di tre piccole moschee del tipo arabo a navate. Gli scavi hanno rivelato anche vasellame, fra cui dei céladon di origine cinese, e un gran numero di monete. A Multān la prima attività edilizia musulmana risale all'epoca selgiuchide, ma si tratta tuttavia di costruzioni molto rimaneggiate in epoca posteriore. Tra il 1152 e il 1324 furono costruite cinque tombe monumentali per altrettanti santi sciiti, di cui la più importante è quella di Rukn-i ʽAlam, commissionata dal sultano di Delhi tra il 1320 e il 1324. Dell'epoca Moghūl numerose costruzioni si ritrovano a Tatta, nel Sind, a Rothas (il forte costruito nel sec. XVI), ma soprattutto a Lahore che con i Moghūl divenne un importante centro commerciale e dinastico. Akbar vi eresse la cinta muraria, che venne poi ricostruita nel 1812. Nell'angolo nordoccidentale della cinta fu costruito il forte, i cui edifici più antichi, in mattoni e arenaria rossa, si debbono ad Akbar e Jahāngīr, gli altri, in marmo bianco, spesso sontuosamente decorati all'interno, a Shāh Jahān. Aurangzeb costruì invece la porta che reca il suo nome e conduce dal forte alla moschea Bādshāhī, che costituisce il monumento più importante della sua epoca. Nei dintorni di Lahore si trovano anche numerosi mausolei, fra cui quello, semplice e splendido, di Jahāngīr, eretto al centro di un grande giardino che costeggia il fiume Rāvi. Al 1637 risale la costruzione del parco di Shalimār, disegnato a terrazze, con numerosi padiglioni d'arenaria rossa e marmo bianco sparsi nel verde, fra giochi d'acqua e fontane. Le moderne espressioni artistiche del Pakistan si rifanno, da un lato, agli indirizzi dell'arte indiana contemporanea (orientata a sua volta verso i movimenti dell'arte occidentale), dall'altro all'eredità islamica, che ha tuttora un peso enorme nella produzione artistica pakistana, nonché alla reinterpretazione in termini attuali della tradizione Moghūl. Come nel caso di ‘Abd ur Raḥmān Chughtai (1894-1975), considerato artista nazionale e autore di opere in cui vivoi sono è il sincretismo e la commistione tra storia, religione e contemporaneità occidentale; Anwar Jalal Shemza (1929-1985) dedito ad arti diverse, dalla pittura alla scrittura, dalla miniatura al lavoro con i tessuti, Ahmed Parvez (n. 1926), Shahzia Sikander (n. 1969).



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view post Posted on 29/1/2020, 18:12     Top   Dislike
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Cultura: cinema

Da una decina di film ogni anno intorno al 1950, una cinquantina nei primi anni Sessanta, il Pakistan ne produceva oltre un centinaio prima della scissione del Bangladesh nel 1971 (che gli costò tra l'altro la perdita del centro di produzione di Dacca e del suo Istituto del Cinema). Comunque né l'avvento della televisione nelle aree urbane né l'elevatissima tassa sui biglietti di cinema hanno arrestato lo sviluppo di uno spettacolo che rimane il più popolare, anche se ancora non ha raggiunto che in minima parte il pubblico delle campagne. I temi prevalenti e ormai stereotipati riguardano vicende d'amore, fantasie religiose e mitologiche, un folclore addomesticato. Raramente ci si è avventurati in un terreno più realistico, anche perché la censura ha sempre vigilato non consentendo denunce sociali o satira politica, mentre i produttori disprezzano il “film d'arte” e i documentari sono monopolio governativo e quindi risolti in propaganda e turismo. Nonostante tali condizionamenti, un cinema di qualità si fece strada a suo tempo sotto il duplice influsso del lirismo bengalese di Satyajit Ray e del neorealismo italiano. A entrambi fu debitore, nel 1958, Quando nascerà il giorno di A. J. Kardar (1926-2002), primo capolavoro della nuova tendenza poi illustrata da Uno tra un milione (1967) di Raza Mir, Scandalo (1969) di Iqbal Shahzad, Non c’è gloria più grande (1971) dello stesso Kardar. Il migliore dei registi di questa generazione, Zahir Raihan, già affermatosi nel 1963 con Il muro di vetro, giunse nel 1970 a simboleggiare in Lampi di vita, attraverso la figura di una madre autoritaria, il decennio tirannico (1958-68) di Ayub Khan e a dare al cinema nazionale il primo film politico. Negli anni Settanta la produzione si è ristretta al centro di Karachi, con film parlati in urdū, sindhī e pañjābī. Nel 1980, al Festival delle Nazioni di Taormina, è stato premiato Il sangue di Hussain di Jamil Dehlavi, che ha poi diretto Jinnah (1998) e Infinite Justice (2006). La fine del XX secolo ha segnato un periodo di crisi per il cinema pakistano, dovuta a fattori quali l'aumento dei prezzi dei biglietti causato da provvedimenti di deregolamentazione, la riconversione di molte sale in teatri, i cui spettacoli rendono ai proprietari guadagni decisamente più alti, la diffusione della tv via cavo, oltre alla diffusa percezione di una bassa qualità del prodotto-film, sotto molti punti di vista e soprattutto in confronto alle fervide produzioni della vicina India. Tra i registi attivi si segnalano comunque Shoaib Mansoor, Syed Noor (n. 1951), Mehreen Jabbar (n. 1971).




fonte www.sapere.it/enciclopedia/Pakistan.html

 
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