| Territorio: geografia umana
Grazie alla posizione geografica, il Pakistan, naturale regione di transito fra gli altopiani iranici e la fertile valle del Gange, ha attratto l'uomo fin dalle epoche più remote. Nel Paleolitico superiore esso fu lo sfondo di brillanti civiltà di cacciatori, testimoniate tra l'altro dai reperti della valle di Sohan, in prossimità di Rāwalpindi; nel Neolitico il bacino dell'Indo, al pari della Mesopotamia, fu teatro di un'antichissima civiltà a base urbana dedita all'agricoltura, che ha lasciato le sue maggiori testimonianze a Mohenjo Daro e ad Harappā (vedi civiltà dell'Indo). In epoca storica le maggiori invasioni che contribuirono a determinare le caratteristiche antropiche della regione pachistana avvennero attraverso i più facili passi occidentali ed ebbero per protagonisti gli Indoari, la cui discesa portò al popolamento dell'intera India. La pianura dell'Indo fu però aperta anche ad altre invasioni, alcune violente, altre costruttive, da parte di popoli diversi provenienti per lo più da quella fucina di genti che è sempre stata l'Asia centrale: vennero di là, tra gli altri, Arabi, Iraniani, i Mongoli di Gengis Khān e Tamerlano, per lo più attraverso il famoso passo Khyber. Fondamentalmente la popolazione pachistana, formatasi da questo straordinario amalgama, è abbastanza simile all'indiana, pur con più spiccate componenti indoarie e più modeste tracce dravidiche, che invece sono rilevanti in India. Tuttavia ai margini della pianura dell'Indo si trovano gruppi etnici che rappresentano ceppi più antichi, rimasti isolati nei loro ambienti particolari. Così nel Baluchistan, dove predominano popolazioni d'origine iranica, si parla un idioma dravidico; ma è nelle montagne del Nord che il tessuto etnico presenta sorprendenti varietà e cristallizzazioni dovute a un ambiente rimasto isolato (che tra l'altro ha anche sempre reso queste genti ribelli al potere centrale). Vi si trovano antiche popolazioni indoarie; altre, come le genti del Dardistan, rappresentano una commistione fra indoari e iranici; altre ancora, come i popoli del Baltistan, sono di origine tibetana. La dinamica demografica si presenta molto attiva e rispecchia un modello generalmente comune ai Paesi asiatici con uno sviluppo economico recente. La popolazione è cresciuta rapidamente fino alla fine del sec. XX per poi stabilizzarsi nei primi anni del Duemila su tassi di crescita più bassi. A partire dagli anni Ottanta del Novecento sono giunti in Pakistan ca 5 milioni di rifugiati afghani, soprattutto nella provincia North West Frontier e, in minor numero, nel Punjab e nel Baluchistan; secondo l'UNHCR, che ha collaborato con il governo pakistano per la gestione sul territorio e il rimpatrio dei rifugiati, nel 2002 ne restavano poco più di 2 milioni. Inoltre il Pakistan conta un alto numero di emigrati: in seguito allo sviluppo delle relazioni commerciali con i Paesi produttori di petrolio si è verificata una forte corrente migratoria pakistana verso il Medio Oriente, in particolare verso l'Iran, l'Arabia Saudita e gli Emirati Arabi. Nonostante le campagne per il controllo delle nascite promosse dal governo, la crescita demografica rappresenta il problema più grave, suscettibile di vanificare ogni sforzo economico: il Paese è giovane e più di un terzo della popolazione ha meno di 15 anni. Inoltre gli indicatori socio-economici denunciano un basso indice di sviluppo umano: la speranza di vita si attesta su valori molto bassi anche per il continente asiatico. La densità della popolazione appare relativamente contenuta (205 ab./km²), ma il Pakistan si colloca nel panorama asiatico al quarto posto per numero di abitanti. Inoltre il dato non tiene conto della distribuzione assai diversa e dipendente – più che altrove – da dati fisici e da avvenimenti storici antichi e recenti. Così, mentre il velo demografico di zone desertiche e semidesertiche, quali il Baluchistan e il Sind, è rimasto pressoché invariato, altrove si è registrato un intenso dinamismo, accompagnato da una grossa mobilità. Nel Punjab e nella valle di Peshāwar l'estesa irrigazione ha favorito elevate densità agricole, cui si è aggiunto un consistente flusso di rifugiati all'indomani della separazione dell'India. Complessivamente la provincia del Punjab ospita più della metà della popolazione, mentre le province occidentali del Baluchistan, le Aree tribali e il North-West Frontier, che coprono insieme una superficie pari a più del doppio del territorio del Punjab, ne accolgono appena un quinto. Gli abitanti vivono soprattutto nelle campagne (poco meno di due terzi della popolazione), anche se masse di contadini si sono trasferite nelle maggiori città. Il villaggio tradizionale più diffuso è costituito da un nucleo compatto di case d'argilla racchiuse entro alte recinzioni pure d'argilla, secondo concezioni che risalgono alle più antiche civiltà dell'Indo. Da questo tipo di villaggio si allontanano i nuovi centri rurali specialmente nel Punjab, dove la valorizzazione dell'agricoltura irrigua ha fatto nascere una forma d'insediamento regolare, funzionale, sul tessuto geometrico dei campi. Nel Baluchistan è molto diffuso il nomadismo: su di esso vivono anche le grosse tribù paṭhāne che migrano con le loro tende nere di tipo arabo tra la piana dell'Indo e le alteterre afghane (la divisione politica ha rotto l'unità di questo tradizionale territorio di migrazione pastorale, il cosiddetto Pashturistan). Nel Nord le tribù montanare vivono in villaggi sui fondivalle o sui bassi versanti, con case di legno o di pietra secondo le condizioni ambientali. Più che una vera e propria trama urbana, sostenuta da un'organica rete di rapporti economici, il Pakistan presenta alcune popolose città, sviluppatesi specialmente nel corso del XX secolo. Tipica creazione inglese, per il cui impero coloniale costituiva un importante sbocco portuale, è Karāchi, capoluogo della provincia del Sind. Tra le maggiori metropoli asiatiche, Karāchi ha conservato la funzione di unica grande apertura marittima del Paese; è, soprattutto, centro economico importantissimo, vitalizzato dal ruolo di capitale, che ha svolto dall'indipendenza sino al 1959, e dalla sua funzione di scalo aereo internazionale. Le altre principali città in genere seguono il corso dell'Indo o dei suoi affluenti. Seconda metropoli è Lahore, situata sul fiume Rāvi quasi al confine con l'India. Capoluogo del Punjab, è città antichissima, già capitale dei grandi regni musulmani e tuttora massimo centro della regione; oggi è sede di industrie varie (materiale ferroviario, elettrotecnico, ecc.) ed è un mercato agricolo, cui fanno corona vari grossi centri agricoli come Gujrānwāla, Sargodha e soprattutto Faisalābād, sviluppatasi dopo i grandi lavori di valorizzazione agricola della zona. Nel corso di questo secolo una funzione importante ha assunto, nell'alto Punjab, Rāwalpindi, situata in una posizione chiave della geografia pakistana, munita di una base militare dagli inglesi e oggi centro industriale; vicino a essa è stata fondata la nuova capitale, Islāmābād, città meno caotica degli altri grossi centri e ancora in via di forte espansione. Sullo stesso asse pedemontano si trova anche Peshāwar, capoluogo della North-West Frontier, città commerciale antica e sempre attiva, al centro di una conca sulla via che porta al passo Khyber e per secoli vivacissimo centro di traffico carovaniero. Altro centro di frontiera con l'Afghanistan è Quetta, città-oasi capoluogo del Baluchistan, una delle più desolate terre dell'Asia meridionale; è una creazione essenzialmente amministrativa, la sola di una certa importanza in mezzo alle montagne, punto di partenza delle carovane di autotrasportatori che attraversano il territorio afgano spesso in direzione dei Paesi centroasiatici. Scendendo invece nella valle dell'Indo, troviamo le altre maggiori città del Pakistan: Multān, presso il fiume Chenāb, di recente sviluppo al centro di una vasta area di valorizzazione irrigua e agricola, e soprattutto, all'inizio della piana deltizia dell'Indo, Hyderābād, l'antica capitale del Sind, con varie attività industriali.
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