|
|
| 13 La morte, come mi sembra, altro non è che la separazione di due cose, l'anima e il corpo, l'una dall'altra.
Se uno degli ascoltatori, non a scopo di contesa né per scherzare, ma seriamente dovesse rispondere, dopo aver riflettuto, a che cosa deve essere riferito questo nome, il "non essere", in riferimento a che cosa e per quale oggetto noi crediamo che egli ne farebbe uso e che cosa indicherebbe a chi lo interroga? [...] Ma questo almeno è chiaro, che il "non essere" non deve essere riferito a qualcuno degli enti. [...] Ma noi diciamo che, se s'intende parlare correttamente, non bisogna definirlo né come unità né come molteplicità e neppure assolutamente chiamarlo con il "lo", perché anche con questa espressione lo si designerebbe con una specie di unità.
Percorrevo la strada esterna alle mura, sotto le mura stesse, dall'Accademia direttamente al Liceo. Quando fui all'altezza della porticella dove si trovava la fontana di Panopo, lì incontrai Ippotale, figlio di Ieronimo, Ctesippo del demo di Peania e altri giovani fermi in gruppo insieme a costoro. Ippotale, appena mi vide avvicinarmi, disse: "Socrate, dove vai e da dove vieni?" "Dall'Accademia vado direttamente al Liceo", risposi io. "Ma vieni qui, direttamente da noi. Perché non cambi strada? Ne vale la pena"~ disse egli. "Dove mi inviti e da chi di voi?", domandai io. "Qui", rispose, mostrandomi un recinto davanti al muro e una porta aperta: "qui passiamo il tempo noi e molti altri bei giovani". "Cos'è questo luogo e come passate il tempo?" "è una palestra costruita da poco. Per lo più passiamo il tempo in discussioni, di cui ti renderemmo volentieri partecipe", rispose.
Quant'è difficile confutarti, Socrate! Ma non riuscirebbe a confutarti anche un bambino, dimostrandoti che non dici il vero?
|
| |