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| Cultura: teatro
Il teatro birmano, evolutosi sul tipo della danza sacra e poi del balletto, si configura alle origini come uno spettacolo eminentemente sacro e affonda le radici in forme primitive di spettacoli legati al folclore e alle credenze religiose animistiche di epoca prebuddhista. Fu tuttavia il buddhismo a stabilire le forme del dramma sacro quali dovevano perpetuarsi attraverso un repertorio che attingeva quasi esclusivamente alle storie buddhiste dei Jātaka. Influenze dall'India e dal Siam portarono poi a includere nei repertori le gesta dell'antico epos indiano, fra cui il Rāmayāna. Alla letteratura indiana si ispirò anche Padethayaza, il più antico drammaturgo birmano a noi noto. La sua opera teatrale Maniket Zattaw-gyi ha per protagonista un favoloso cavallo “dall'occhio di rubino”; è dialogata, ma pare dovesse essere letta, non rappresentata. Altre commedie “letterarie” (zattaw-gyi) restarono in voga per tutto il sec. XVIII e il XIX, finché apparvero le opere di U Kyin U e di U Pon-nya, che furono le prime a entrare nel repertorio di spettacoli regolarmente rappresentati con marionette o con attori. All'inizio del sec. XX il teatro birmano divenne talmente importante che si ritenne necessario regolarlo con un apposito ministero. Le sue forme principali sono: lo zat-pué, un dramma su temi nobili e classici intriso di elementi farseschi e operettistici, con musiche e canti, che compagnie professionistiche recitano in sale apposite o all'aperto dalle 9 di sera alle 4 del mattino; lo yot-thé, cioè il teatro di marionette, per molto tempo la forma più popolare e più tipica ma in decadenza; lo yein-pué, danza drammatica su temi religiosi; il nat-pué, o danza degli spiriti; e, nell'Alto Myanmar, altri tipi di danza i cui esecutori imitano diversi animali o mimano scene di guerra (lai-ka).
SEGUE
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