| Cultura: il pensiero scientifico
Le più antiche documentazioni sulle osservazioni scientifiche, soprattutto su quegli aspetti della natura che gli indiani, naturalmente inclini alla ricerca astratta, collegarono al problema religioso, risalgono al mondo culturale vedico. Astronomia, matematica e medicina furono i settori delle scienze maggiormente oggetto di indagine e dove, a volte, furono anticipate, sotto molti aspetti, scoperte avvenute nel mondo occidentale in epoca molto posteriore. Nozioni di astronomia si trovano già nei Veda, i libri sacri; tuttavia l'interpretazione dei fenomeni celesti è strettamente legata alle credenze religiose ed è soltanto con i cinque libri dei Siddhānta (trattato che espone un completo sistema), la cui composizione risale ai primi secoli dell'era volgare, che l'astronomia indù assume precise caratteristiche e s'inquadra secondo gli schemi di una più concreta metodologia scientifica. In questo testo fondamentale, più volte in seguito ripreso e commentato da vari autori, si trovano sviluppati diversi argomenti che riguardano divisione del tempo, movimenti di rivoluzione degli astri, determinazione dei meridiani e dei punti cardinali, equinozi e solstizi, eclissi lunari e solari, movimenti dei pianeti. Al sec. VI d. C. risale una delle prime esposizioni in sintesi della materia trattata nei Siddhānta dovuta all'astronomo Āryabhaṭa; l'opera, che prese il nome di Āryabhaṭīya, è in versi e in essa sono particolarmente sviluppati calcoli astronomici nell'ambito di un sistema rigorosamente geocentrico. Gli studi astronomici indiani raggiunsero il loro punto culminante, dopo il quale non segnarono più alcun progresso, intorno al sec. XII. Le teorie elaborate in questo arco di tempo furono raccolte nel trattato Siddhāntaśiromaṇi (Il principio basilare o il diadema dei Siddhānta) dall'astronomo e matematico Bhaskara (o Bhāskarācārya); i punti cardini che ivi risultano chiaramente stabiliti sono: sfericità della Terra, posizione dei poli e dell'equatore, rotazione su proprie orbite del Sole, della Luna e dei cinque pianeti allora noti attorno alla Terra che è immobile nello spazio, distinzione tra giorno solare e giorno sidereo, suddivisione dell'anno solare in dodici mesi e sei stagioni, precessione degli equinozi e teoria degli epicicli. Le scienze matematiche nell'antica India furono coltivate soprattutto in funzione dei calcoli astronomici. Tuttavia nozioni di geometria richieste per la costruzione degli altari e per l'apprestamento delle aree sacre, erano già note in epoca vedica e raccolte in una serie di aforismi, i Sulvasutra, che rivelano buone conoscenze di geometria piana, risolvono problemi di proporzioni e di equivalenze di superfici (vi è inclusa tra l'altro l'enunciazione del teorema di Pitagora), forniscono con notevole approssimazione il valore di π. Per quanto riguarda invece la matematica pura, in cui gli Indiani hanno conseguito risultati di fondamentale importanza (come la scoperta della notazione posizionale e quella, notevolissima, dello zero, trasposizione matematica e riproduzione simbolica del sunga, che in sanscrito significa contemporaneamente vuoto e zero), le opere più notevoli si trovano inserite quali sezioni integranti dei trattati di astronomia. Il testo più antico è compreso nell'Āryabhaṭīya ed è un vero e proprio manuale di aritmetica contenente vari metodi di addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione anche con numeri frazionari. Le conoscenze matematiche, e ancor più quelle algebriche, sono meglio sviluppate nelle parti a esse dedicate delle opere di Brāhmagupta e di Bhaskara che giunsero a trovare la soluzione generale delle equazioni indeterminate di primo e secondo grado e, in casi particolari, anche di problemi algebrici di terzo grado. Buone furono anche le conoscenze di trigonometria e sembra probabile che agli indù si debba l'introduzione dei concetti di seno e coseno. La medicina fu l'altra grande scienza dell'India con una tradizione orale e scritta che risale al periodo vedico e si riallaccia in massima parte alle credenze religiose. I primi testi redatti secondo una precisa metodologia scientifica risalgono invece agli inizi dell'era cristiana; i più noti sono il Carakasaṃhitā (La raccolta di Caraka), compendio medico che, nella stesura originale, è stato datato come risalente al sec. II d. C., e il Suśrutasaṃhitā (La raccolta di Suśruta), un trattato di chirurgia di poco anteriore al precedente. Entrambi raccolgono teorie preesistenti all'età in cui vennero sistematicamente redatti, ma, mentre nel primo prevalgono le nozioni di medicina generale e farmacopea, nel secondo sono descritti numerosi tipi di interventi chirurgici che indicano lo sviluppo e la perfezione conseguiti in questo campo dalla medicina indù. Fondandosi sul concetto della forza vitale, diversa da persona a persona e anche nella stessa persona secondo le varie età e circostanze, sulla profonda conoscenza del rapporto esistente tra psicologia e fisiologia (yoga) e sulla premessa che il corpo umano vive per l'armonia delle singole parti, la medicina indù giunse a formulare concetti anticipatori della moderna endocrinologia, come la teoria dei tre doṣa, o forze primarie, cioè la forza dell'anabolismo, la forza del catabolismo e la forza nervosa, cui si collegano i tre umori: flemma, bile e vento. L'aspetto più caratteristico della medicina indù è il suo limitarsi alla descrizione di fenomeno, nonché la mancanza di una vera e propria eziologia. Di fronte alla malattia nulla era possibile se non lenire i dolori e le sofferenze. Di qui il grande sviluppo della farmaceutica nell'India antica a partire dal sec. III a. C. Tutti i trattati di farmacologia dell'epoca raccomandavano l'uso di preparati metallici, i più comuni dei quali in funzione di tonici erano a base di oro e di mercurio; particolarmente diffuso era anche l'uso di polveri soporifere da inalare e di droghe per provocare anestesia locale nelle operazioni chirurgiche. Infine, veterinaria e fitoterapia vennero incluse nella medicina per la concezione indiana della vita che ne abbraccia tutti gli aspetti come estrinsecazione dell'unico principio divino. Molte di queste teorie e delle pratiche della medicina tradizionale indiana rientrano sotto il concetto di ayurveda (scienza della vita), metodo di cura e di ricerca dell'armonia tra corpo e mente, a metà strada tra medicina e filosofia, diffusosi anche in Occidente a partired agli ultimi anni del XX sec.
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