| Ma già con i Samanidi (874-999) cominciarono a svilupparsi quelle caratteristiche d'indipendenza dalla comune matrice islamica che fecero definire il periodo in questione come quello della “rinascenza iranica”. Abbandonato il Fārs, culla dei Sassanidi, il centro culturale dell'Iran fu dapprima a Esfahān, con i Buwaihidi (sec. X-XI) e i Selgiuchidi (sec. XI-XIII), quindi verso il nord, a Tabrīz e Sultaniya, dopo l'invasione mongola, a Herāt in epoca timuride, ancora a Eṣfahān con i Safavidi, a Shīrāz, nel cuore del Fārs, durante la breve parentesi dei sovrani Zand, e infine nell'attuale capitale Teheran. Samarcanda, Buhara e Marv sono, con Herāt, gli unici centri del passato islamico dell'Iran attualmente fuori dei confini del Paese. Il più grande merito dell'iranismo fu quello di aver saputo amalgamare in un mondo unico le varie civiltà complementari (quella ellenistico-romano-bizantina e quella ellenistico-romano-asiatica) da cui l'Islam primitivo aveva preso l'avvio e che sembrano caratterizzare in forme autonome l'Islam iranico. In realtà le forme soprattutto architettoniche “classiche” dell'Iran dovevano diventare appannaggio di tutto il mondo musulmano dall'India all'Asia centrale e all'Anatolia turca fino all'Egitto mamelucco. Ci si riferisce alla moschea del tipo madrāsa a quattro īvān prospicienti una corte rettangolare, o ai mausolei quadrati coperti da cupola o ancora alle tombe-torri che si diffusero poi in vastissime zone dell'Islam. Il monumento più significativo dei Samanidi è il bellissimo mausoleo di Ismāʽīl a Buhara, derivato sostanzialmente dal tetrapilo del tempio del fuoco sassanide e coperto da una cupola su nicchie angolari. Particolarmente interessante la struttura in mattoni, usati anche per la decorazione, in facciavista, integrati da motivi in mattone cotto scolpito, tecnica che avrebbe conosciuto una grandissima fortuna anche presso i Buwaihidi, i Gasnavidi e i Selgiuchidi. Sotto questi ultimi sultani, l'Iran raggiunse i vertici dell'eccellenza in ogni campo; le grandi moschee di Ardestān, Gulpaygan, Natanz, Qom, Qazvin, Sava segnano le varie tappe dell'evoluzione di quella tipologia a īvān seguito da una sala cupolata che troverà la sua espressione più compiuta nella Grande Moschea di Eṣfahān, con gli splendidi ambienti realizzati a opera dei due grandi visir dell'epoca, Niẓam al-Mulk e Taj al-Mulk. Oltre alle splendide cupole, in epoca selgiuchide si realizzarono anche slanciatissimi minareti, annessi alle moschee, su base quadrata, ottagonale o stellare, il cui alto fusto cilindrico era decorato da un parato geometrico di mattoni in vista; mausolei monumentali dalle tipologie più diverse (quadrata, cilindrica, poligonale) e caravanserragli dall'impianto grandioso, per sopperire le numerose esigenze del commercio carovaniero. L'architettura monumentale andò ancor più affermandosi con gli Ilkhānidi, il cui capolavoro è considerato il mausoleo di Öljeitü, costruito nella nuova capitale Sultaniya, agli inizi del sec. XIV. Con i Safavidi, l'arte iranica conobbe il suo apogeo, specie per i grandiosi programmi urbanistici di Shāh ʽAbbās il Grande (1557-1629) nella sua nuova capitale Esfahān, e la fitta rete di impianti commerciali in tutto il Paese, riunito dopo secoli di smembramenti ed elevato al rango di nazione. Palazzi disseminati entro parchi e giardini si aggiunsero alle moschee e alle madrāse, ai caravanserragli e ai mausolei, contribuendo al ricco patrimonio artistico. In questo periodo, accanto alla miniatura, estremamente raffinata ed elegante, si diffuse anche la pittura murale, per l'influsso dell'Occidente, in particolare delle scuole olandese e italiana. Le influenze occidentali (in questo caso però russe) dovevano farsi sentire successivamente nel periodo Cagiari quando le soluzioni architettoniche e urbanistiche di Teheran e Kāshān sembrano ispirarsi alquanto ibridamente a modelli d'epoca zarista. L'Iran ebbe anche centri assai importanti per la produzione di bronzi e metalli lavorati (in particolare il Khorāsān), per la produzione di ceramiche a lustro (Kāshān) che continuarono tradizioni precedenti preislamiche (Rayy, Nishāpūr), per la confezione di tappeti dai colori e i disegni inimitabili (Ardabil, Tabriz, Kāshān, Esfahān). Negli ultimi decenni del Novecento l'arte iranica ha cercato di conciliare le proprie tradizioni con le correnti internazionali dell'arte moderna e ciò è spesso evidente nelle realizzazioni degli artisti contemporanei che utilizzando i motivi tipicamente persiani con un linguaggio nuovo. Alcuni fra gli artisti più rappresentativi dell'arte moderna e contemporanea dell'Iran sono Sohrāb Sepehrī, Masoud Arabshahi (n. 1935), Hossein Zendeh Roodi, Manouchehr Sheibani, le cui opere sono ospitate in molte gallerie internazionali e costituiscono parte della collezione del Museo di arte contemporanea di Teheran, aperto nel 1977 e progettato dall'architetto Kamran Diba (n. 1937).
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